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Niente 85 euro di aumento per insegnanti e personale ATA? Ecco la verità
lunedì 11 dicembre 2017, di
L’aumento di stipendio pari ad 85 euro medi e lordi promesso dal Governo con l’accordo quadro del rinnovo del contratto non soddisfa i dipendenti pubblici i quali dopo anni di blocco contrattuale speravano in qualcosa di più.
Figuriamoci cosa succederebbe se gli importi dell’aumento dovessero essere persino più bassi degli 85 euro promessi. Eppure è quanto potrebbe accadere al personale della scuola, visto che diversi sindacati in queste ore hanno lanciato un allarme lamentando una mancanza di risorse.
Ad esempio, secondo il sindacato Anief per garantire 85€ di aumento ad insegnanti e personale ATA servirebbero 2,3 miliardi di euro per il solo comparto scuola, che conta 1,1 milione di unità, su un totale di 2,9 miliardi a disposizione.
Ecco perché la trattativa per il rinnovo del contratto che, come confermato dal coordinatore nazionale de La Gilda Insegnanti, deve ancora entrare nel vivo già vacilla, con i sindacati che hanno dato appuntamento a docenti e ATA per il 14 dicembre, quando a Piazza Montecitorio di Roma si terrà un’assemblea pubblica con la quale richiedere che con l’aumento di contratto venga garantito un aumento di 85 euro anche ai dipendenti del comparto istruzione.
Ma qual è la verità? C’è veramente la possibilità che per insegnanti e personale ATA l’aumento di stipendio sia inferiore rispetto agli 85 euro previsti dall’accordo sottoscritto il 30 novembre di un anno fa? Facciamo chiarezza.
Rinnovo contratto scuola, quale aumento di stipendio?
Non ci sono indiscrezioni positive per quanto riguarda le trattative per il rinnovo del contratto. Sembra infatti che l’amministrazione non abbia a disposizione abbastanza risorse per permettere a docenti e personale ATA di beneficiare di 85€ lordi in più ogni mese.
È per questo che la firma sul rinnovo potrebbe portare ad un aumento persino inferiore rispetto alle cifre circolate nelle ultime settimane che già non soddisfavano gli addetti ai lavori. Naturalmente si tratta di indiscrezioni e in attesa di comunicazioni ufficiali da parte del MIUR come tali vanno trattate, ma non possiamo non riportare quanto dichiarato dai principali sindacati di categoria in queste ore.
Nel dettaglio, sembra che l’Aran si stia battendo per legare gli aumenti contrattuali esclusivamente al reddito del dipendente, sul criterio di “dare di più a chi guadagna meno”.
Ad esempio il Governo vorrebbe concedere l’aumento a pioggia fino ad una determinata fascia di reddito (secondo le indiscrezioni potrebbe essere fissata a 27mila euro). L’importo verrebbe poi ridotto gradualmente, fino ad arrivare a zero, per chi guadagna più di 27mila euro annui.
Questa proposta non soddisfa i sindacati ma, almeno secondo gli esperti, l’amministrazione non potrà fare di meglio a meno che non vengano stanziate altre risorse (ipotesi al momento molto remota).
Secondo un’analisi condotta dal Messaggero, per il comparto scuola va applicato un aumento del 3,48%, con il risultato che lo stipendio mensile verrà aumentato di soli 70€ medi. L’unica soluzione è quella di stanziare ulteriori 200 milioni di euro, più altri 300 milioni per salvaguardare il bonus di 80 euro.
Cosa ne sarà del bonus 80 euro?
Anche per gli 80 euro, nonostante le rassicurazioni del Governo, sembra che l’ipotesi della salvaguardia sia tutt’altro che scontata. Al momento infatti l’unica soluzione individuata dal Governo per far sì che l’aumento di stipendio non comporti la perdita del diritto ad usufruire del bonus Renzi è stata quella di aumentare il limite reddituale da 26.000 a 26.600 euro.
In questo modo però solo il 70% dei dipendenti pubblici manterrebbe il diritto, mentre gli altri dovranno fare a meno degli 80 euro corrisposti mensilmenti. Per aumentare la platea dei beneficiari della salvaguardia fino al 100%, servirebbero appunto altri 300 milioni di euro, cifra che il Governo non è disposto a mettere sul piatto.
Insomma, quando mancano meno di 20 giorni alla fine dell’anno la situazione è ancora lontana dall’essere definita; l’amministrazione continua a rassicurare i dipendenti pubblici rispetto al mantenimento degli accordi presi il 30 novembre del 2016, mentre i sindacato sono del parere opposto.
Quale tra i due avrà ragione? Vi terremo aggiornati non appena ci saranno novità in merito, nel frattempo potete commentare questo articolo esprimendo un vostro parere riguardante questa situazione ai limiti del “paradossale”.