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Verbali Fed: inflazione, dazi ed Europa preoccupano le minute del FOMC

venerdì 6 luglio 2018, di C. G.

Gli ultimi verbali Fed non hanno particolarmente scosso l’andamento dell’azionario USA, che ha archiviato la scorsa sessione di Borsa in deciso rialzo.

Le minute del FOMC hanno fatto riferimento come sempre alla precedente riunione di politica monetaria, quella del 12-13 giugno.
In quell’occasione i policymaker della banca centrale hanno comunicato il secondo atteso rialzo dei tassi di interesse del 2018, ed hanno così portato il costo del denaro al 2%.

Verbali Fed: occhio all’inflazione

Nonostante il ritocco dei tassi, i verbali Fed hanno mostrato un certo grado di preoccupazione tra i corridoi del Federal Committee. Alcuni membri hanno espresso perplessità sull’inflazione e sui pericoli derivanti da una sua crescita eccessiva. Lo squilibrio finanziario potrebbe essere tale da determinare un declino economico.

“Un prolungato periodo di economia oltre il potenziale potrebbe dar luogo a maggiori pressioni inflazionistiche o squilibri finanziari che potrebbero portare a una significativa recessione economica”,

si legge nelle minute.

Guerra dei dazi e sviluppi europei

Anche la guerra commerciale appena iniziata ha trovato un posto nei verbali Fed. Il comitato di politica monetaria ha messo in guardia sugli effetti potenzialmente negativi di un simile conflitto dei dazi.

Tra le ripercussioni maggiori le minute del FOMC hanno sottolineato quelle per gli investimenti e per i piani di spesa delle aziende. Occhio poi al possibile rincaro dei prezzi derivante dal conflitto commerciale e all’andamento generale dell’intera economia.

Anche l’Europa è finita nel mirino della Fed e dei suoi verbali:

“Molti partecipanti vedono potenziali rischi al ribasso per la crescita economica e l’inflazione, rischi associati agli sviluppi politici ed economici di Europa e altre economie”.

Le preoccupazioni della banca centrale, come abbiamo avuto modo di osservare lo scorso 13 giugno, non hanno frenato i membri del FOMC dall’alzare i tassi di interesse. Una mossa, questa, giustificata da una robusta crescita economica, da maggiori investimenti e dal miglior sentimenti di imprese e consumatori.

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