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Reato di Sharia, velo vietato e carcere. Ecco cosa prevede il DdL Calderoli
venerdì 3 marzo 2017, di
Reato di Sharia e divieto per le donne musulmane di indossare il velo, questi i due punti principali del DdL depositato dal leghista Roberto Calderli in Senato.
La Lega non è certo nuova a certe proposte “estreme” ma adesso, oltre agli annunci televisivi da campagna elettorale permanente, sembra intenzionata a fare sul serio: chi sarà accusato di non rispettare il DdL Calderoli potrà essere mandato in carcere fino a 5 anni e potrà vedersi revocato la cittadinanza italiana.
Il DdL Calderoli, a dire il vero, sembra essere l’ennesima proposta di legge per cercare di disciplinare le attività di culto islamiche destinata ad essere archiviata e, a dirla tutta, non potrebbe che essere un bene.
Nel testo che chiede di introdurre il reato di Sharia, ovvero il reato di apologia di Guerra Santa, tra le proposte del leghista c’è il divieto di parlare lingue diverse dall’italiano in luoghi pubblici non legati all’esercizio della religione, cosa ormai pressoché impossibile in tutte le regioni d’Italia, caratterizzate da un forte tasso di emigrazione non soltanto da paesi di cultura e religione islamica.
Ecco nel dettaglio tutti i contenuti del DdL depositato da Roberto Calderoli in Senato che si propone di porre un freno all’attività di culto islamicoin Italia.
Reato di Sharia, velo vietato e carcere a chi disobbedisce. Ecco cosa prevede il DdL Calderoli
Il DdL Calderoli propone l’introduzione in Italia del reato di Sharia, integrando quanto disposto dall’art. 414 del Codice penale sull’istigazione a delinquere e inserendo tra i reati che possono essere puniti con multa o con il carcere anche indossare il velo.
Il velo delle donne musulmane sembra essere uno dei punti al centro della proposta di Calderoli: con il DdL verrebbe ad essere introdotto il divieto “di indossare nei luoghi pubblici, aperti al pubblico o esposti al pubblico, indumenti o qualunque altro accessorio, ivi inclusi quelli motivati da precetti religiosi o etnico-culturali che celano, travisano ovvero rendono irriconoscibile il viso impedendo l’identificabilità della persona senza giustificato motivo”.
Per chi non dovesse rispettare il nuovo obbligo di legge la pena applicata sarebbe una multa da 150 a 300 euro, con la possibilità di scontare la pena anche svolgendo lavori socialmente utili, ovviamente non retribuiti.
Qualche tempo fa abbiamo raccontato la storia paradossale di ragazze musulmane contattate per inscenare in tv un finto processo con, al centro, proprio l’obbligo di indossare il velo e le violenze da parte del marito fedele all’Islam. Se in quel caso si trattava di finzione mediatica, in questo caso - è triste affermarlo - si tratta della reale proposta di un politico italiano.
Sebbene sia necessario regolamentare l’attività di culto islamica in Italia, il DdL Calderoli e il suo reato di Sharia riuscirebbero a fare ben poco, o meglio potrebbero solo peggiorare la situazione.
Reato di Sharia, cosa prevede il DdL Calderoli
Il divieto per le donne musulmane di indossare il velo è solo una delle proposte shock contenute nel DdL Calderoli. Partendo dall’idea che “non vi potrà mai essere integrazione senza la preventiva accettazione da parte di tutta la comunità islamica del principio fondamentale della separazione inequivocabile tra la sfera laica e quella religiosa”, Roberto Calderoli propone addirittura di vietare che si parlino lingue diverse da quella italiana in luoghi pubblici, ad esclusione dei luoghi di culto.
Introducendo il reato di Sharia e di apologia della Guerra Santa verrebbe quindi introdotto il carcere fino a 5 anni per chi agisce “in contrasto con il principio della tolleranza sulla base dei dettami della dottrina coranica e istiga a commettere reati, legittimando pubblicamente comportamenti contrari ai principi sanciti dalla Carta costituzionale o effettuando apologia della sharia o di condotte sanzionabili connesse al radicalismo religioso di matrice islamica o jihadista”.
Revoca della cittadinanza se nei primi anni dall’ottenimento si viene puniti per apologia della Guerra Santa, con effetto consequenziale di espulsione immediata.
Presso il Ministero dell’Interno, inoltre, Calderoli chiede di istituire il “Registro per l’iscrizione dei ministri di culto,dei formatori spirituali e delle guide di culto appartenenti alle confessioni o associazioni religiose che non hanno stipulato intese con lo Stato ai sensi dell’articolo 8 della Costituzione” per prevenire e contrastare lo sviluppo di dottrine e ideologie violente e radicali.
Reato di Sharia, il DdL Calderoli è il problema e non la soluzione
Il DdL Calderoli, più che essere la soluzione al problema dello sviluppo di ideologie estreme e radicali, e quindi prevenire il rischio di attentati in Italia di matrice islamica, finirebbe per esserne la causa.
Quello che la Lega e che Calderoli - accompagnato da una folta schiera di italiani in preda al populismo e al semplicismo - sembrerebbero non aver ancora compreso è che la radicalizzazione, lo sviluppo di ideologie radicali ed estremiste sono qualcosa che va molto oltre l’idea di Islam e la religione musulmana.
Soprattutto, non ha ben afferrato che la radicalizzazione - così come dimostrano la maggior parte degli atti terroristici con obiettivo l’Europa ai quali abbiamo purtroppo assistito in questo periodo - nasce innanzitutto dalla marginalità e che la ghettizzazione e i divieti proposti dal DdL Calderoli finirebbero col favorire la nascita di gruppi nascosti e ai confini della società civile, ostili nei confronti dello Stato.
Il DdL Calderoli è destinato a cadere nel dimenticatoio a breve, questo almeno è quello che si spera.