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Qual è il lavoro di Yonghong Li? Una semplice domanda a Berlusconi sul Milan

mercoledì 17 gennaio 2018, di Alessandro Cipolla

Spesso anche nelle vicende più complesse sono le domande più semplici quelle che possono aiutare a fare maggiore chiarezza. La vicenda della vendita del Milan dalla storica proprietà di Silvio Berlusconi a quella cinese di Yonghong Li può essere a riguardo un esempio lampante.

Mentre si susseguono comunicati tra conferme e smentite sulla possibile apertura di un’inchiesta a Milano, Berlusconi in TV ha ribadito come Yonghong Li sia un affidabile “protagonista dell’industria cinese”. Sarebbe stato interessante però se all’ex premier fosse stata posta una semplice domanda: qual è allora il mestiere del nuovo Presidente del Milan?

Una domanda a Silvio Berlusconi

Impegnato in questa breve ma intensa campagna elettorale che ci porterà alle elezioni politiche del 4 marzo, Silvio Berlusconi ormai è una presenza fissa nelle trasmissioni delle sue emittenti e non.

La scorsa settimana però il quotidiano La Stampa aveva fatto trapelare la notizia di una possibile indagine della Procura di Milano sulla vendita del Milan ai cinesi, con l’ipotesi di riciclaggio di fondi esteri a fare da sfondo alla vicenda.

Il Procuratore capo Francesco Greco ha subito smentito che a Milano fosse in corso un procedimento sul closing del club rossonero, ma allo stesso tempo è emerso come in Procura sia arrivata nelle scorse settimane una relazione della GdF contenente tre segnalazioni di operazioni sospette, forse inerenti alle altrettante caparre versate da Yonghong Li prima dell’acquisizione definitiva.

Una vicenda questa che arriva in piena campagna elettorale, con Berlusconi quindi che ospite di Barbara D’Urso si è affrettato a chiarire che nulla di illecito o di sospetto è avvenuto nel passaggio di proprietà.

Oltre al ribadire come Yonghong Li finora nei suoi confronti abbia sempre rispettato ogni pagamento, l’ex numero uno del Milan ha anche definito l’attuale Presidente dei rossoneri un “protagonista dell’industria cinese”.

A questo punto sorge spontanea una domanda: qual è allora il mestiere di Yonghong Li? Una domanda che sembrerebbe essere sciocca ma che invece, nonostante i mesi e le varie inchieste giornalistiche, ancora nessuno sembrerebbe aver potuto dare una risposta certa.

Il mestiere di Yonghong Li

La cessione del 99,93% delle quote del Milan è stata un’operazione, carico dei debiti pregressi compresi, dal valore di 740 milioni. In totale nelle casse Fininvest sono entrati 590 milioni arrivati in parte tramite le tre caparre precedenti al closing e per il resto da un prestito del Fondo Elliott.

La nuova proprietà poi ha effettuato una campagna acquisti dispendiosa rispettando così i patti con l’ex Presidente. Berlusconi quindi ha ragione nel dire che finora, nei suoi confronti, il comportamento di Yonghong Li è stato impeccabile.

Il problema però è un altro: da dove sono arrivati tutti questi soldi? Una recente inchiesta del New York Times ha scoperto come il nuovo numero uno del Milan non possieda nessuna miniera di fosforo in Cina come era stato detto, oltre che il presunto “protagonista dell’economia cinese” in patria è praticamente uno sconosciuto.

Berlusconi negli scorsi anni aveva ribadito come un mantra che avrebbe lasciato il Milan soltanto in mani sicure e affidabili. Logico quindi che al momento in cui gli si è presentato davanti Yonghong Li l’ex premier gli abbia chiesto quali fossero le sue garanzie economiche.

Sarebbe inaudito pensare che Berlusconi abbia potuto dare il via libera alla cessione del club senza sapere nel dettaglio quali fossero tutti i business del compratore. Visto il grande alone di mistero che regna, non credo che sarebbe una violazione della privacy se il leader di Forza Italia facesse chiarezza in merito dissipando ogni dubbio.

Non rimane quindi che attendere maggiori delucidazioni in merito, se non da Berlusconi in persona magari da parte dell’attuale presidenza del Milan o dagli organismi di controllo del nostro calcio che sono chiamati a vigilare sui cambi di proprietà soprattutto dopo il caso Parma.

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