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“Joe Biden ci porta alla catastrofe in Ucraina”: l’accusa di The National Interest

giovedì 20 giugno 2024, di Roberto Vivaldelli

La politica ucraina di Joe Biden sta marciando verso la catastrofe”. A scriverlo non è la Pravda né un giornale "filo-russo" ma una delle più importanti e prestigiose riviste americane, The National Interest, in un articolo- a firma di Robert Clarke e Jason Beardsley. Analisi che in Italia verrebbero immediatamente tacciate di "filo-putinismo" ma, si sa, il nostro Paese è popolato di "analisti" e giornalisti spesso più realisti del re. I due esperi spiegano che la Nato ha intrapreso una "svolta significativa" nel suo sostegno alla difesa dell’Ucraina contro la Russia.

L’amministrazione Biden, in sintonia con diversi alleati europei degli Stati Uniti, "ha approvato l’uso di armi americane per colpire obiettivi in territorio russo intorno alla città ucraina di Kharkiv". La decisione è arrivata mesi dopo che il presidente francese Emmanuel Macron ha ventilato l’ipotesi di un "coinvolgimento delle truppe della Nato nella lotta in Ucraina". Benché la Casa Bianca abbia "negato questa possibilità", il generale Charles Q. Brown Jr, capo di Stato maggiore, ha ammesso che verranno inviati "addestratori militari" in Ucraina per accelerare la preparazione delle truppe ucraine appena arruolate per il fronte.

Il gioco pericoloso di Biden in Ucraina

Quello dell’amministrazione Biden, come osservano i due esperti su una delle più autorevoli rivista statunitensi, è un gioco pericoloso, che rischia di allargare il conflitto e di condurci verso un confronto diretto tra l’Alleanza Atlantica e la Federazione russa. Si stanno infatti superando delle "linee rosse" che durante la Guerra Fredda le amministrazioni Usa - e le controparti sovietiche - avevano fissato. "Sebbene l’equipaggiamento militare americano sia stato utilizzato per attaccare le forze sovietiche e russe, non è mai stato autorizzato a colpire apertamente obiettivi all’interno del territorio sovietico o russo" affermano.

Una situazione estremamente pericolosa, aggravata dal fatto che l’Ucraina si è già dimostrata in passato disposta a utilizzare le proprie munizioni a lungo raggio per colpire obiettivi legati alla posizione di difesa nucleare della Russia, come i bombardieri strategici nucleari- nella base aerea di Engels", aeroporto militare situato nei pressi della città di Saratov che ospita il bombardiere Tupolev Tu-160. Questo, secondo Robert Clarke e Jason Beardsley, crea un "immenso rischio" che Mosca percepisca questo cambiamento politico come la "prima fase di una seria espansione del conflitto" con l’obiettivo di far crollare lo Stato russo e deporre Vladimir Putin.

C’è un altro problema da considerare. Gli addestratori americani, francesi o di altro tipo "sarebbero vulnerabili agli attacchi deliberati o accidentali della campagna missilistica e di droni russa" che prende di mira regolarmente le infrastrutture e gli obiettivi militari ucraini, per non parlare del "rischio diretto derivante da artiglieria, carri armati e fanteria per addestratori stazionati in prima linea". Se questi addestratori venissero uccisi in un attacco, ammoniscono i due esperti, "il paese vittima potrebbe scegliere di sostenere che l’attacco costituisce un’attivazione dell’articolo V dell’accordo- di mutua difesa della Nato".

"È la strada verso una guerra nucleare con la Russia"

Clarke e Beardsley non sono gli unici che hanno criticato duramente Joe Biden e la sua politica estera su The National Interest, spiegando che le sue azioni scellerate potrebbero condurci verso un conflitto più ampio che non avrebbe vincitori. Il 7 giugno scorso, infatti, Daniel L. Davis, tenente colonnello dell’esercito Usa in pensione, ha rimarcato in un’analisi pubblicata sulla rivista Usa- che non c’è nulla da guadagnare per gli Stati Uniti - e molto da perdere - "espandendo l’elenco degli obiettivi consentiti delle nostre armi e munizioni all’Ucraina". Rischiare un’escalation nucleare, afferma, "è estremamente folle", ma è esattamente quello che stanno facendo Biden e gli alleati della Nato. Inoltre, afferma Davis, "la convinzione in Occidente che consentire l’uso di armi a lungo raggio e F-16 per attaccare obiettivi sul continente russo cambierebbe il corso della guerra è imbarazzante nella sua ingenuità". A pagarne il prezzo più alto, se la situazione dovesse disgraziatamente precipitare, non sarà l’America ma l’Europa. I leader europei ne sono consapevoli?

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