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Elezioni Midterm 2018: 3 modi in cui influenzeranno la politica mondiale

domenica 4 novembre 2018, di Marco Ciotola

Si avvicina l’appuntamento elettorale di metà mandato negli Stati Uniti.
Secondo diversi osservatori, raramente le elezioni Midterm americane sono state così attenzionate in tutto il mondo.

Tra questi c’è il giornalista e scrittore Frederick Kempe, secondo cui l’impatto sulla democrazia americana nel mondo sarà enorme, e saranno fondamentali gli indizi che le elezioni potranno fornire sul destino dell’amministrazione Trump e della sua politica estera.

Infine - anche se sarà più difficile da calcolare - sarà cruciale l’impatto che avranno sul recente slancio populista e nazionalista a livello mondiale.

L’impatto sulla democrazia degli Stati Uniti

Sulla prima questione, riguardante la democrazia degli Stati Uniti e il suo eventuale cambiamento a seguito delle Midterm Elections, il timore è quello che il modello americano stia perdendo slancio, spingendo così la Cina a promuovere il suo modello capitalista come alternativa valida sia per i Paesi in via di sviluppo che per quelli sviluppati.

Come ha di recente sottolineato Stephen Hadley, ex consigliere del governo George W. Bush, il “marchio USA” non sta andando bene a livello internazionale e proprio per questo sono in molti al momento a “prendere sul serio la pretesa della Cina di lanciare un nuovo modello di democrazia”:

“La nostra economia non sta ancora producendo una crescita inclusiva e sostenuta, la nostra politica è irritabile, c’è una lunga lista di problemi sociali, economici, riforma dell’immigrazione; tutte cose che conosciamo da anni e che dobbiamo affrontare, ma non l’abbiamo ancora fatto”.

Il destino dell’amministrazione Trump

In secondo luogo, tutti i Paesi vicini o lontani agli USA valuteranno quale sarà il risultato delle elezioni e quanto influirà sulla probabilità che Trump porti a termine il suo primo mandato e si avvii a vincere le elezioni e governare altri quattro anni.

Questo manovrerà le decisioni della Casa Bianca spingendola ad agire o, all’opposto, attendere su determinate questioni controverse, come l’escalation della resa dei conti USA-Iran, i negoziati in corso con la Corea del Nord, il futuro delle sanzioni russe e una lunga serie di conflitti commerciali in ballo.

In primo piano, sul fronte guerra commerciale, restano le tensioni crescenti con la Cina e i miliardi di dollari di dazi che le due maggiori economie del mondo si stanno imponendo a vicenda, con conseguenze enormi sull’assetto economico mondiale.

L’avanzare dei populismi nel mondo

Infine, l’appuntamento elettorale del 6 novembre potrebbe secondo Kempe condizionare la politica in tutto il mondo.

Il voto infatti non è solo un referendum sui primi due anni di presidenza Trump, ma anche un giudizio “sul marchio populista che rappresenta”. Mentre prima delle elezioni la deriva populista era ai suoi massimi negli Stati Uniti e altrove, ora sembra aver perso parzialmente slancio.

Si tratta quindi di un aspetto che non riguarda solo Trump, ma anche il più ampio contesto politico e sociale degli Stati Uniti, che può avere rapidamente un riflesso importante in tutto il mondo.

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