Il mercato del carbonio sta cercando di superare la crisi di credibilità degli anni passati per avvicinarsi a standard più elevati di integrità e trasparenza.
Il mercato della compensazione delle emissioni si sta affermando come uno strumento fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici. In un contesto in cui i tagli diretti alle emissioni risultano spesso costosi o tecnicamente difficili, la possibilità di utilizzare crediti di carbonio permette a imprese e Stati di mantenere la rotta verso gli obiettivi climatici. Il valore strategico è doppio: da un lato si mobilitano capitali privati, essenziali soprattutto nei Paesi in via di sviluppo dove i finanziamenti pubblici e le tecnologie pulite faticano ad arrivare; dall’altro si fornisce un canale pratico per sostenere i settori industriali difficili da decarbonizzare, come trasporti pesanti, aviazione e siderurgia.
Negli ultimi anni, la finanza climatica ha compiuto alcuni passi avanti significativi – come il raggiungimento dei 100 miliardi di dollari promessi dai Paesi industrializzati e l’avvio del Fondo per Perdite e Danni nel 2022 – ma il sostegno pubblico rimane insufficiente. Sono circa 1.400 le maggiori imprese mondiali che hanno fissato obiettivi climatici con tappe intermedie e finali. Con scadenze ravvicinate e margini di riduzione interna sempre più complessi, i crediti di carbonio sono diventati un elemento decisivo per non deviare dal percorso verso la neutralità climatica.
Attualmente, gli scambi avvengono attraverso iniziative separate: sistemi di obbligo su scala nazionale, regionale o settoriale, e piattaforme di azione volontaria a livello globale. Ognuno di questi canali adotta criteri diversi di ammissibilità, metodologia e verifica, creando un mosaico poco omogeneo che mette a rischio la credibilità complessiva. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA