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Ecco come cambierà il trading delle emissioni di carbonio

sabato 27 settembre 2025, di Redazione Money Premium

Il mercato della compensazione delle emissioni si sta affermando come uno strumento fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici. In un contesto in cui i tagli diretti alle emissioni risultano spesso costosi o tecnicamente difficili, la possibilità di utilizzare crediti di carbonio permette a imprese e Stati di mantenere la rotta verso gli obiettivi climatici. Il valore strategico è doppio: da un lato si mobilitano capitali privati, essenziali soprattutto nei Paesi in via di sviluppo dove i finanziamenti pubblici e le tecnologie pulite faticano ad arrivare; dall’altro si fornisce un canale pratico per sostenere i settori industriali difficili da decarbonizzare, come trasporti pesanti, aviazione e siderurgia.

Negli ultimi anni, la finanza climatica ha compiuto alcuni passi avanti significativi – come il raggiungimento dei 100 miliardi di dollari promessi dai Paesi industrializzati e l’avvio del Fondo per Perdite e Danni nel 2022 – ma il sostegno pubblico rimane insufficiente. Sono circa 1.400 le maggiori imprese mondiali che hanno fissato obiettivi climatici con tappe intermedie e finali. Con scadenze ravvicinate e margini di riduzione interna sempre più complessi, i crediti di carbonio sono diventati un elemento decisivo per non deviare dal percorso verso la neutralità climatica.

Attualmente, gli scambi avvengono attraverso iniziative separate: sistemi di obbligo su scala nazionale, regionale o settoriale, e piattaforme di azione volontaria a livello globale. Ognuno di questi canali adotta criteri diversi di ammissibilità, metodologia e verifica, creando un mosaico poco omogeneo che mette a rischio la credibilità complessiva.

Un momento cruciale è stato rappresentato dai negoziati della COP29, che hanno finalmente avviato la traduzione operativa dell’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi. Questo passaggio mira a costruire un mercato internazionale regolato e trasparente, ma il percorso resta lungo e accidentato: occorre definire metodologie comuni, realizzare infrastrutture di scambio sicure e superare complesse mediazioni politiche.

In attesa di regole pienamente operative, la credibilità del mercato dipende da iniziative indipendenti che hanno introdotto criteri più stringenti. Tra queste, i Principi Fondamentali del Carbonio promossi dal Consiglio per l’Integrità del Mercato Volontario (ICVCM) stanno guadagnando riconoscimento internazionale. Alcune giurisdizioni li hanno già integrati nelle proprie politiche e diversi sviluppatori di progetti hanno iniziato a emettere crediti secondo queste nuove linee guida. Tuttavia, la domanda si adatta più lentamente: la maggior parte dei crediti utilizzati fa ancora riferimento a metodologie meno rigorose.

Nonostante le incertezze regolatorie, la richiesta di crediti resta robusta. Nel 2025 sono già stati ritirati oltre 110 milioni di titoli, con un incremento del 5% rispetto allo stesso periodo del 2024. Questo dimostra la resilienza di un mercato che coinvolge settori diversi, dall’energia ai trasporti aerei e marittimi.

Le rimozioni basate su innovazione tecnologica stanno crescendo rapidamente – oltre 24 milioni di crediti venduti quest’anno, con un aumento del 166% – ma incontrano ostacoli dovuti a costi elevati, pipeline di progetti ancora ridotte e tempi lunghi di realizzazione. Per questo motivo, le soluzioni legate alla natura (riforestazione, tutela delle foreste, pratiche agricole sostenibili) e i progetti di riduzione di alta qualità continueranno a essere fondamentali, pur non garantendo sempre un’equivalenza perfetta con le emissioni generate. La vera sfida non è verificare la purezza di ogni singolo credito, ma garantire che il sistema nel suo complesso produca un beneficio climatico duraturo.

La traiettoria è ormai delineata: il mercato del carbonio sta cercando di superare la crisi di credibilità degli anni passati per avvicinarsi a standard più elevati di integrità e trasparenza. Tuttavia, i progressi non sono uniformi e molto dipenderà dalla capacità delle riforme – sia regolamentari sia volontarie – di consolidare un quadro chiaro, affidabile e resistente nel tempo.

In un panorama della decarbonizzazione dove molti percorsi appaiono in ritardo o in stallo, la compensazione delle emissioni resta una leva imperfetta ma cruciale per mobilitare risorse, accelerare la transizione e dare concretezza agli impegni climatici.

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