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Chi ha tradito tra Alfano e Bersani? Renzi furioso: “Come si può andare avanti…”

giovedì 6 aprile 2017, di Alessandro Cipolla

Matteo Renzi è furioso dopo il voto della commissione Affari Costituzionali del Senato che ha eletto come presidente Salvatore Torrisi di Alternativa Popolare, che ha avuto la meglio sul candidato del Pd Giorgio Pagliari.

Un tradimento vero e proprio, che per Renzi porterebbe la firma di Angelino Alfano e Pier Luigi Bersani, ma vista la votazione a scrutinio segreto non è da escludere anche la presenza di qualche franco tiratore all’interno del Partito Democratico.

La commissione Affari Costituzionali del Senato, al pari di quella della Camera, è lo snodo fondamentale dal quale uscirà fuori la nuova legge elettorale. Uno sgarbo questo che Matteo Renzi non ha intenzione di tollerare.

A votazione conclusa, Matteo Orfini e Lorenzo Guerini hanno avuto un breve colloquio con il premier Paolo Gentiloni: la tenuta del governo non è mai stata così in pericolo, con lo spettro delle elezioni anticipate che torna ad aleggiare.

L’ira di Matteo Renzi

Salvatore Torrisi è un senatore siciliano eletto con Forza Italia ma poi passato sotto le fila di Ncd prima e Alternativa Popolare poi. Da quando Angela Finocchiaro è diventata ministro, da quattro mesi reggeva ad interim la delicata commissione Affari Costituzionali.

Quando però è arrivato il momento di eleggere il nuovo presidente, la maggioranza ha indicato nel senatore del Partito Democratico Giorgio Pagliari l’uomo da votare. Grazie anche allo scrutinio segreto però, si è consumato il tradimento.

Salvatore Torrisi è stato confermato presidente con 16 voti, mentre Giorgio Pagliari ha ottenuto solo 11 preferenze. Conosciuto il risultato, subito nel Pd è partita la caccia al traditore.

Nella commissione, la maggioranza può contare su 8 voti del Partito Democratico, 2 di Alternativa Popolare, 2 del Movimento Democratici e Progressisti, 2 delle Autonomie e sul voto della senatrice del gruppo Misto Manuela Repetti. Totale 15 voti che avrebbero consentito a Pagliari di essere eletto.

Anche se non è stato ammesso espressamente, i bersaniani hanno con ogni probabilità votato a favore di Torrisi, mentre per gli altri due voti mancanti gli indiziati numero uno sono gli alfaniani, anche se ufficialmente loro sostengono di avere indicato Pagliari.

Fatto sta che ora Salvatore Torrisi è a capo della commissione Affari Costituzionali, stanza dove Matteo Renzi voleva con fermezza un suo uomo visto che da lì uscirà la nuova legge elettorale che prima o poi il Parlamento dovrà approvare.

Ora il Pd ma anche Alfano chiedono un passo indietro da parte di Torrisi, che però al momento non sembrerebbe disposto a fare. Una situazione questa che ha mandato su tutte le furie Renzi, con lo scenario dell’apertura di una crisi di governo che al momento non è da escludere.

Vento di elezioni anticipate

Dietro il voto per eleggere il presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, ci potrebbero essere manovre politiche ben precise. Tutti segnali in codice che i vari partiti stanno mandando al Partito Democratico.

Angelino Alfano negli ultimi tempi ha iniziato a fare la voce grossa: rinvigorito dai sondaggi elettorali che indicherebbero la sua nuova creatura Alternativa Popolare sopra la soglia di sbarramento, il ministro degli Esteri ha ribadito che non accetterà una linea di governo sbilanciata a sinistra.

Il probabile sgarbo nella commissione può essere inteso come un avvertimento al Pd che l’appoggio incondizionato è finito. Alfano non vuole le elezioni anticipate, ma sa bene che al momento Renzi non può accollarsi il fardello di far cadere il governo, per questo gonfia il petto convinto di avere il coltello dalla parte del manico.

Discorso simile anche per il Mpd. I bersaniani continuano a fare sgarbi al loro vecchio partito, minando così la loro forza e giocando anche loro sul fatto che solo il Partito Democratico può staccare la spina al governo Gentiloni.

Il Pd quindi al momento si sente tirato per la giacca da entrambi i lati. Una situazione inaccettabile per Matteo Renzi che avrebbe confidato ai suoi che così non si può andare avanti.

In effetti questa maggioranza sembrerebbe andare avanti solo a forza di ricatti e vari giochetti politici. Renzi sarebbe tentato di mandare tutti a casa una volta vinte le primarie Pd, ma senza una legge elettorale questo non è possibile.

Con all’orizzonte l’approvazione del Def e della manovra di assestamento chiesta da Bruxelles, la maggioranza è chiamata a compattarsi per far passare i due testi. Se dovessero esserci altre sorprese, la pazienza di Renzi potrebbe anche finire.

Questo momento di confusione generale è terreno fertile per i vecchi lupi della politica. Ognuno cerca di strappare una legge elettorale che gli possa garantire la sopravvivenza, anche a discapito di tenere fermo il Parlamento un paese che invece boccheggia.

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