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Chi non paga l’avvocato commette reato?
venerdì 11 maggio 2018, di
Chi non assolve il debito generalmente non commette reato, quindi non può essere denunciato dalla controparte. Quest’ultima ha comunque il diritto di agire in via civile per ottenere quanto gli spetta ed eventualmente per il riconoscimento del risarcimento per il danno subito.
Visto quanto appena detto il cliente che non paga l’avvocato non commette reato.
Ma ci sono delle eccezioni come quella affrontata recentemente dalla Corte di Cassazione. Nel dettaglio, nella sentenza 20117/2018 la sezione Penale della Cassazione ha confermato la condanna per appropriazione indebita nei confronti di un cliente che non ha versato al proprio legale quanto dovuto.
È l’articolo 646 del Codice Civile a stabilire che “chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso” commette il reato di appropriazione indebita, punito con la reclusione fino a 3 anni e con la multa fino a 1.032€.
L’appropriazione indebita, quindi, non fa riferimento ad un semplice debito non pagato, bensì ad una situazione in cui una delle parti entra in possesso di una somma spettante all’altra ma decide di trattenerla per sé.
Ed è proprio a quest’ultima situazione che fa riferimento la recente sentenza della Corte di Cassazione con la quale gli ermellini hanno stabilito che in alcuni casi chi non paga l’avvocato commette reato.
Quando chi non paga l’avvocato commette reato?
Nel caso di specie l’assistito ha ottenuto un risarcimento dall’assicurazione in seguito ad un sinistro stradale. Tuttavia, l’assegno oltre a contenere l’importo del risarcimento aveva anche il compenso spettante all’avvocato per l’attività prestata, che il cliente ha però trattenuto per sé.
Questo comportamento per gli ermellini equivale al reato di appropriazione indebita; è stata quindi respinta la tesi della difesa secondo cui si trattava di un mero inadempimento contrattuale punibile solamente in ambito civile.
Ciò però vale solamente per quegli assegni dove viene specificato che una parte è da destinare all’avvocato a titolo di compenso per la propria prestazione.
Nel caso di specie, infatti, nell’assegno era chiaramente esplicitato che la somma si dovesse considerare omnia, comprensiva del risarcimento per infortunio e delle spese legali da girare all’avvocato. Ecco perché l’avvocato ha tutto il diritto di denunciare il cliente per appropriazione indebita.
Ciò non sarebbe stato possibile qualora l’assegno non specificasse che una parte delle somme fosse destinata all’avvocato, neppure qualora questo contenesse la voce generica “refusione delle spese legali”. In quest’ultimo caso, infatti, viene specificato solamente che una parte dell’assegno è destinata al rimborso delle spese legali, le quali potrebbero essere già state anticipate dall’assistito.
Anche l’avvocato che non paga il cliente commette reato
Quanto appena detto vale anche per l’avvocato.
Prendiamo come esempio che l’assegno con il risarcimento non venga inviato all’assistito ma al legale e che quest’ultimo decida di trattenere per sé le somme indicate. Anche in questo caso esistono i presupposti per il reato di appropriazione indebita e di conseguenza il cliente ha tutto il diritto di denunciarlo.
Ciò si verifica anche quando l’avvocato non sia stato ancora pagato dal cliente per l’assistenza legale da lui offerta; in questo caso infatti il legale deve comunque consegnare l’assegno e poi eventualmente ricorrere al Tribunale Civile per ottenere quanto gli spetta.