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Caporalato e sfruttamento sul lavoro: scaduti i termini di legge per gli interventi

venerdì 6 gennaio 2017, di Vittorio Proietti

Il caporalato è stato oggetto di molte discussioni ed annunci da parte della politica: la diffusione capillare del fenomeno tende a mantenere inadeguate le condizioni di lavoro per i raccoglitori agricoli. L’influsso della criminalità organizzata internazionale, inoltre, ha reso ancor più difficoltosa una realtà complessa da gestire.

Lo sfruttamento sul lavoro oggi riguarda anche la manodopera straniera: il flusso di migranti in arrivo ha invaso le stesse campagne vessate dagli aguzzini locali. Questo non fa che far proliferare le stesse modalità illecite, poiché a poco servono gli sforzi delle forze dell’ordine senza un aiuto coordinato tra governo, sindacati ed enti locali.

Una legge sul caporalato occorreva da tempo: molte sono le storie di violenza e ricatti, tuttavia, finalmente un passo a favore dei raccoglitori agricoli è stato fatto e il piano di interventi era pronto a partire.

Scaduti i termini previsti dalla legge, nessun intervento è stato presentato. Cosa succede?

Legge sul caporalato: cosa prevede

La legge sul caporalato prevede (art.9) che gli interventi debbano essere d’iniziativa del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, connesso con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e dell’Interno: entro il limite di 60 giorni dalla promulgazione della legge, detti interventi dovevano essere presentati.

Ciò che prevede la Legge 199/2016 sono misure per la sistemazione logistica e il supporto dei lavoratori, con il coinvolgimento di enti regionali e locali, nonché delle rappresentanze dei datori di lavoro e delle organizzazioni del terzo settore.

Una legge in materia di sfruttamento del lavoro, infatti, non può prescindere dall’accordo con la rete di associazioni e cooperative che uniscono i lavorati del settore agricolo. Tuttavia, scaduti i termini per la presentazione, cosa succede?

Sfruttamento sul lavoro: come combatterlo

Impedire lo sfruttamento del lavoro significa anche inasprire le sanzioni per chi viola i diritti dei raccoglitori, oppure per chi trae profitto delle esigenze dei disoccupati. Questo paese non è nuovo all’uso truffaldino di interventi volti a favorire l’occupazione: alcune iniziative sono state trasformate in raffinatissimi mezzi per guadagni illeciti, si guardi ai voucher o agli stage.

Combattere lo sfruttamento del lavoro è necessario e uno dei modi è colpire chi commette reati: la Legge sul caporalato (art. 1) punisce con la reclusione da 1 a 6 anni, con la multa da 500 € a 1.000 € per ciascun lavoratore reclutato, chiunque:

  • recluti manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi, in condizioni di sfruttamento e approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori;
  • utilizzi, assuma o impieghi manodopera, anche mediante attività di intermediazione, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno.

Questo è un punto di partenza, a quando gli interventi effettivi?

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