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Buco Pensioni: scaglioni per rimborsi e modalità di restituzione: le ipotesi allo studio del Governo

venerdì 8 maggio 2015, di Simone Casavecchia

All’indomani della pubblicazione della Sentenza 70/2015 della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la riforma Fornero delle Pensioni, per quella parte di essa che bloccava la rivalutazione delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo, non accenna a dipanarsi la matassa relativa alle possibili modalità di restituzione degli importi decurtati e al buco creato dalla sentenza.

Allo studio del Governo rimangono comunque molte ipotesi che riguardano non solo il buco delle pensioni, le possibili conseguenze sulla finanza pubblica e le eventuali modalità per sanarlo ma anche le modalità di restituzione degli importi bloccati e gli scaglioni collegati. Ecco quali sono gli elementi di certezza e le ipotesi più probabili in campo.

Buco pensioni: che cosa si rivaluta?
La sentenza della Corte Costituzionale invalidando la riforma Fornero sulle pensioni, ritiene di fatto valida la precedente normativa in base alla quale le pensioni, e nello specifico le pensioni di importo superiore a tre volte il minimo (1443 euro) venivano rivalutate ogni anno in base agli importi e in base all’andamento del costo della vita. Nello specifico gli assegni pensionistici che dovranno essere rivisti sono i seguenti:

  • le pensioni erogate nel 2012 e nel 2013, anni per i quali la Corte Costituzionale ha bocciato il blocco degli adeguamenti degli assegni pensionistici all’inflazione;
  • le pensioni erogate nel 2014 e nel 2015, dal momento che la rivalutazione prevista per i due anni precedenti determinia un effetto anche sugli assegni erogati negli anni successivi che dovranno essere ricalcolati non in base agli importi effettivamente erogati (e soggetti al blocco della rivalutazione) ma in base agli importi rivisti, per effetto della rivalutazione descritta nel punto precedente;

Scaglioni pensioni: quanto si rivalutano gli assegni?
Se si considera l’intero quadriennio 2012-2015 e si prendono in esame gli assegni pensionistici superiori a 3 volte il minimo e fino a 7 volte il minimo, ricordando anche che la L. 147/2013 ha fatto sì che dal 1 Gennaio 2014 sia stata riattivata la rivalutazione degli assegni in base all’andamento dell’inflazione, si ottiene la seguente casistica, al lordo delle imposte:

Importo Pensione Importo da recuperare nel 2012 Importo da recuperare nel 2013 Totale da recuperare
1600 euro (tra 3 e 4 volte il minimo) 500 euro 1000 euro 4000 euro
2100 euro (tra 4 e 5 volte il minimo) 710 euro 1500 euro 5300 euro
2600 euro (tra 5 e 6 volte il minimo) 850 euro 1800 euro 6000 euro
3100 euro (oltre 6 volte il minimo) 980 euro 2100 euro 7300 euro

Le ipotesi allo studio del Governo
Il Governo si trova ora nella difficile situazione di dover da un lato rispettare la sentenza della Corte Costituzionale, dall’altro ridurre al minimo le uscite riguardanti i conti pubblici in cui il buco determinato dalla rivalutazione delle pensioni potrebbe determinare un ammanco stimato intorno agli 11 mld di euro complessivi.
Tra le misure più urgenti assunte dal Governo occorre ricordare almeno il decreto legge, che dovrebbe vedere la luce già la prossima settimana, relativo al blocco dei ricorsi: finché il Governo non avrà definito nel dettaglio le modalità di rimborso, i contribuenti avranno, quindi, le mani bloccate. A questo provvedimento occorre aggiungere anche la presa di posizione del sottosegretario all’Economia Zanetti che ha escluso la possibilità di una rivalutazione degli assegni pensionistici superiori ai 3500 euro.

Ecco allora quali sono le ipotesi più probabili che restano in campo e che verranno
definite, con uno specifico provvedimento, molto probabilmente solo dopo le elezioni regionali:

  • rimborsi differenti per importi pensionistici differenti;
  • ridefinizione degli scaglioni di rivalutazione;
  • utilizzo anche dei titoli di Stato (BoT) per attuare i rimborsi;

In definitiva, in base all’effettivo importo dell’assegno pensionistico, ad alcuni contribuenti verrà restituito molto, ad altri poco e ad altri niente. Tale principio sarà, con ogni probabilità, attuato assumendo come punto di partenza il provvedimento del Governo Letta che, lo scorso anno, era intervenuto proprio sul blocco della rivalutazione delle pensioni. Grazie a quest’ultimo provvedimento potrebbe emergere la seguente modalità di rimborso:

  • assegni fino a tre volte il minimo = nessuna rivalutazione perché non vi è stato nessun blocco;
  • assegni tra 3 e 4 volte il minimo (tra i 1500 e 2000 euro lordi al mese) = rimborso del 95%;
  • assegni tra 4 e 5 volte il minimo (tra i 2000 i 2500 euro al mese) = rimborso del 75%;
  • assegni tra 5 e 6 volte il minimo (tra i 2500 e i 3000 euro al mese) = rimborso del 50%;
  • assegni oltre i 3000 - 3500 euro = nessun rimborso;

I nodi su cui si discute attualmente sono, oltre a questi scaglioni di importo, anche le reali percentuali da rimborsare che potrebbero essere anche molto più basse di quelle descritte sopra e che potrebbero avvenire anche con piani di rateizzazione.
Altro nodo che l’Esecutivo dovrà sciogliere è quello dell’applicazione di tali percentuali di rivalutazione, occorrerà quindi comprendere se tali percentuali di rivalutazione si applicano all’intero importo pensionistico o alla sola parte della pensione che eccede una certa soglia (presumibilmente la soglia di 3 volte il minimo che non è stata soggetta la blocco).

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