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Bollette ogni 28 giorni, saranno vietate: ecco chi ha diritto al rimborso

venerdì 27 ottobre 2017, di Anna Maria D’Andrea

Bollette ogni 28 giorni vietate per legge, è quello che prevede un emendamento al Decreto Fiscale 2018 presentato dal Senatore PD Stefano Esposito.

In base a quanto previsto dall’emendamento al DL 148/2017 collegato alla Legge di Bilancio 2018 non soltanto le società di servizi non potranno più addebitare bollette a 28 giorni, ma i contribuenti avranno anche diritto a beneficiare di un rimborso in caso di pratiche scorrette

Ad essere interessate dal divieto soprattutto le compagnie telefoniche: ormai tutte o quasi addebitano l’importo in bolletta ogni 28 giorni e non ogni 30.

L’importo del rimborso riconosciuto andrà da un minimo di 50 euro e verrà commisurato in base al danno economico arrecato al cittadino per via della fatturazione delle bollette ogni 28 giorni e non a cadenza mensile.

Quello che si legge nel testo dell’emendamento con il quale verrebbero ad essere vietate le bollette ogni 28 giorni è che i contratti di fornitura di servizi di pubblica utilità dovranno prevedere un rinnovo mensile o trimestrale e che in caso di violazioni le società saranno sanzionate con multe fino a 5.000.000 di euro.

Quali sono le novità, cosa cambia per i cittadini e chi avrà diritto a richiedere il rimborso? Cerchiamo di capirci di più.

Bollette ogni 28 giorni: ecco chi ha diritto al rimborso

Attualmente, chiariamo, l’emendamento presentato al DL Fiscale 2018 non è ancora stato approvato ma contribuenti e associazioni di categoria già plaudono all’intenzione del Governo di fermare la pratica di addebitare bollette a 28 giorni invece che secondo la classica cadenza mensile.

L’emendamento è stato presentato dal Senatore del PD Esposito e stabilisce che:

“I contratti di fornitura dei servizi di pubblica utilità prevedono la cadenza di rinnovo delle offerte e della fatturazione dei servizi ad esclusione di quelli promozionali o carattere temporaneo o stagionale, su base mensile o sui multipli.”

Nel testo dell’emendamento, pubblicato da Esposito sul suo profilo Twitter, si legge che le società di servizi, come le compagnie telefoniche, che fattureranno a 28 giorni, potranno subire sanzioni da 500.000 a 5.000.000 euro.

Non solo: i cittadini avranno diritto a ricevere dalla società anche un rimborso, di minimo 50 euro, oltre alla restituzione delle somme indebitamente sottratte.

Chi ha diritto al rimborso? La battaglia tra consumatori e società di servizi

A chi verrà erogato il rimborso che, come previsto dall’emendamento, sarà pari ad un minimo di 50 euro? Attualmente, a dire il vero, non è ben chiaro se sarà riconosciuto soltanto per le bollette a 28 giorni successive all’approvazione e conversione del decreto o anche a quelle già inviate e già pagate.

C’è di più: come si legge nell’emendamento, per chi ha pagato per anni bollette ogni 28 giorni invece che a cadenza mensile, le compagnie telefoniche o le Pay Tv dovranno rimborsare i cittadini dall’evidente danno economico arrecato.

Come verrà accertato tale danno economico e chi potrà richiedere il rimborso delle bollette fatturate a 28 giorni? La partita è ancora aperta ed è scontro tra cittadini e società.

Codacons e Assotel, le associazioni di consumatori e di operatori di telefonia, si contendono il ring perché mentre la prima chiede il riconoscimento di un risarcimento economico ai contribuenti, la seconda ritiene legittima la fatturazione a 28 giorni e si è schierata contro la volontà del Governo di vietarla.

Ultimamente, la risposta di Calenda alle compagnie che chiedevano dettagli sulla possibilità di dover (giustamente) rimborsare i cittadini vittime di questa pratica scorretta non è certo stata delle migliori.

Le nuove regole, qualora approvate ed inserite nella Legge di Bilancio 2018 o nel decreto fiscale collegato saranno pro futuro. Insomma, vuol dire che ai cittadini non verrà riconosciuto alcun rimborso.

Si attendono ancora novità perché, come detto, l’emendamento presentato dal PD è ancora in fase di discussione così come l’intero testo del DL fiscale 2018. Quel che è certo è che il Codacons, in caso di esito sfavorevole per i cittadini, ha già annunciato di voler ricorrere con una class action.

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