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Voluntary disclosure, l’iter sul rientro dei capitali prosegue: reato di autoriciclaggio legge entro il 2014?

giovedì 27 novembre 2014, di Valentina Brazioli

Voluntary disclosure, il testo sul rientro dei capitali illecitamente detenuti all’estero è pronta a diventare legge entro la fine dell’anno? Questo sarebbe l’intenzione del Governo, deciso a tutti i costi a portare a casa una norma che consentirebbe un forte recupero di gettito fiscale fin da gennaio 2015. E il reato di autoriciclaggio? Per ora non si tocca: una modifica al testo già approvato alla Camera comporterebbe un’inevitabile terza lettura, rallentando ulteriormente l’iter.

I lavori sul testo a Palazzo Madama

Come raccontato in precedenza, infatti, l’intero impianto della legge è ora all’esame congiunto delle commissioni Finanze e Giustizia del Senato, dove ha già affrontato le classiche audizioni degli esperti. Nonostante alcune perplessità suscitate, l’ordine di scuderia impartito ai senatori del Partito democratico sarebbe quello di non presentare emendamenti al testo, soprattutto sul nodo dell’autoriciclaggio, in modo di giungere rapidamente all’approvazione definitiva. La posta in gioco, a ben guardare, è molto alta: più tardi entra in vigore il provvedimento, più tardi le casse dello Stato potranno essere rimpinguate dall’extra gettito fiscale legato al rientro dei capitali dall’estero.

Possibili modifiche in seguito

Ciò non significa, ovviamente, che il testo sarà impermeabile a qualsiasi tentativo di modifica: i correttivi e gli aggiustamenti richiesti potranno avvenire successivamente, o in un diverso provvedimento o attraverso un emendamento alla legge di Stabilità. In ogni caso, la scadenza per la presentazione degli emendamenti al testo sulla voluntary disclosure è stato fissato per il prossimo 1 dicembre.

I dubbi permangono

Nell’attesa di scoprire come si comporteranno i senatori, si registrano i dubbi sollevati nel corso delle audizioni. Al di là del solito reato di autoriciclaggio, in molti sollevano dubbi anche sull’impianto fiscale della legge. Soprattutto, ci si chiede come possa essere appetibile una procedura che, tra sanzioni e imposte, costerebbe agli interessati circa l’80 per cento dei valori da reimpatriare.

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