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Ungheria: è ancora una democrazia? UE: nel mirino la violazione del Trattato di Lisbona
martedì 26 marzo 2013, di
L’Ungheria fa parte degli stati dell’Unione Europea, conta circa dieci milioni di abitanti ed un Pil di circa 200 miliardi di dollari. In relazione all’UE rappresenta in pratica il 2% della popolazione e l’1.2% del PIL.
Non fa parte dell’unione monetaria (la valuta nazionale è il fiorino ungherese), ma di recente ha attirato l’attenzione su di sé per alcune modifiche costituzionali approvate dal governo: leggi anti-democratiche e in netta opposizione con i valori Europei espressi nel Trattato di Lisbona.
Unione Europea e Ungheria giungeranno presto ai ferri corti; come reagirà Bruxelles?
Ungheria: il quadro politico ed economico
Il governo Ungherese, capeggiato dal Premier Viktor Orban del partito Fidesz, detiene una maggioranza assoluta del 52% e un’opposizione debole e frammentaria.
L’11 marzo 2013, il governo ha approvato una serie di modifiche (limitazioni) costituzionali che non solo allontanano l’Ungheria dall’Euro, ma anche dal Trattato di Lisbona e accendono un infuocato dibattito attorno alla "validità" della Democrazia ungherese.
Il caso ha suscitato l’indignazione dell’Unione Europea che ha minacciato il paese di essere escluso dalla UE; l’agenzia di rating Standard&Poor’s ha declassato il paese quasi a livello spazzatura (da BB+ a BB) a causa del confuso quadro politico ed economico, promettendo di continuare a monitorare la situazione in cui il potenziale di crescita del paese rimane sommesso.
Economicamente, infatti, il paese non brilla affatto. La disoccupazione sfiora il 12%, l’agricoltura e l’edilizia sono rispettivamente in calo del 25 e del 6 percento. Il debito pubblico si aggira attorno alla soglia dell’80%. E, se non bastasse, la difficile situazione politica e lo scontro con l’Unione Europea allontanano investitori e banche straniere.
È ancora una democrazia?
Lo scorso 11 marzo, il governo ha approvato una serie di modifiche alla costituzione che minacciano le fondamenta democratiche del paese.
Nel 2012, la Corte Costituzionale Ungherese aveva bocciato alcune leggi introdotte dal governo perché ritenute anti-costituzionali. Un anno dopo circa, il governo ha reintrodotto le stesse leggi, questa volta però modificando la costituzione e limitando il potere della Corte.
Lydia Gall, ricercatrice e studiosa dell’Europa dell’Est per Human Right Watch, spiega:
"Questi ultimi cambiamenti non lasciano spazio a interpretazioni sul disprezzo del governo ungherese nei confronti della legge in vigore. La volontà del governo di aggirare la Corte Costituzionale e sovvertire la Costituzione per i propri fini politici, sottolinea la necessità di una risposta concrerta da parte dell’Unione Europea."
Le modifiche di marzo sono soltanto l’ultima parte di una serie di misure controverse adottate dal partito al governo, da quando nel 2010 ha vinto la maggioranza assoluta. Tali cambiamenti minano alla libertà di stampa, all’indipendenza del sistema giuridico e indeboliscono il potere decisionale della Corte Costituzionale.
Senza contare che la guida della Banca Centrale Ungherese è stata affidata ad una personalità fin troppo vicina alle influenze del partito (Gyorgly Matolcsy).
Si può ancora considerare democrazia, un paese in cui le istituzioni che dovrebbero essere indipendenti vengono sottoposte al volere del governo?
Le modifiche (anti) Costituzionali
Human Right Watch passa in rassegna le modifiche apportate alla Costituzione Ungherese:
- Limite al mandato della Corte Costituzionale che non ha diritto di revisione sugli emendamenti apportati alla costituzione;
- Autorità agli enti locali per la criminalizzazione dei senza tetto (ovvero è illegale dormire in luoghi pubblici);
- Ridefinizione dello status di "famiglia": fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna o come rapporto genitore-figlio. (Nel 2012 la Corte Costituzionale aveva bocciato il provvedimento di modifica alla Legge per la Protezione delle Famiglie ritenendo "troppo restrittiva" la definizione di famiglia contenuta nel provvedimento).
- Limiti alla libertà di culto che danno al parlamento il diritto decisionale ultimo di stabilire quali organizzazioni religiose possano essere considerate "chiese". (La Corte Costituzionale aveva ritenuto la legge ingiusta perché avrebbe portato molte delle organizzazioni religiose in Ungheria a perdere il loro status, gli eventuali finanziamenti e di conseguenza ad interromperne i servizi).
- Il pieno potere costituzionale al presidente dell’Ufficio Giuridico Nazionale, compresa l’autorità di spostare i processi da un tribunale all’altro. Casi di corruzione politica di un certo tipo sono già stati spostati dal Tribunale di Budapest ad altri nelle campagne, meno osservati dai media.
- Limite alla libertà di stampa che condiziona la diffusione di annunci durante la campagna politica per l’emittente di stato, permettendo così potenzialmente di abolire la campagna elettorale per mezzo televisivo e radiofonico. (La stessa legge era stata giudicata anti-costituzionale a gennaio 2013).
Ungheria vs. Unione Europea: l’Articolo 7
Le modifiche costituzionali approvate dal governo ungherese mettono l’Unione Europea con il paese che ne ha violato i principi fondamentali, ignorando le numerose raccomandazioni fatte dalle istituzioni UE.
L’Articolo 7 del Trattato permette la sospensione del diritto di voto di uno stato membro UE le cui azioni rappresentino una violazione deliberata e/o tentata dei valori comuni che fondano l’Unione Europea.
Conclude Lydia Gall:
"Il governo Ungherese non vuole ascoltare, né Bruxelles, né la Corte Costituzionale. È giunto il momento che l’Europa dia la propria risposta, fosse anche prendendo in seria considerazione la possibilità di sospendere il diritto di voto dell’Ungheria in nome dell’Articolo 7 del Trattato UE."