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Turchia: lira ai minimi dal 1981. Riserve valutarie sempre più ridotte

martedì 27 agosto 2013, di Nicola D’Antuono

Sono già diversi mesi che la lira turca manifesta segnali di insofferenza sui mercati valutari (leggi anche Turchia: lira sempre più in basso). I fattori che stanno decretando il crollo della moneta turca sono diversi, anche se in primis ci sono le aspettative di riduzione degli stimoli monetari negli Stati Uniti (il cosiddetto tapering), che stanno mettendo in ginocchio le valute della maggior parte dei mercati emergenti. Negli ultimi 4 mesi il valore della lira è sceso dell’11,5% circa sul dollaro americano.

Stanotte sui mercati asiatici il tasso di cambio USD-TRY ha toccato il livello più alto dal 1981 sopra quota 2. Il top intraday è attualmente pari a 2,0089. Non si ferma nemmeno la corsa al rialzo del cross EUR-TRY, che è salito fino a 2,6870. Il rendimento dei bond biennali di Ankara è balzato sui livelli più alti da gennaio 2012, superando addirittura il 10%. Il rischio-paese è in costante aumento.

Non a caso i credit default swap sul debito turco sono cresciuti di 40 basis point, toccando così quota 231 punti base. Le autorità monetarie turche sono in costante allerta. Dallo scorso 11 giugno la Banca Centrale del paese ha acquistato 8,3 miliardi di dollari per rallentare il crollo della lira. Ora, però, le riserve valutarie sono in forte diminuzione. Ankara ha ancora a disposizione 109 miliardi di dollari, ben poco cosa se si confrontano con i 374 miliardi del Brasile o con i 480 miliardi della Russia.

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