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Tobin Tax Italia: pagare tutti per pagare di meno. La proposta di Boccia

venerdì 23 novembre 2012, di Federica Agostini

Sembrava ormai fatta per la Tobin Tax all’Italiana riscritta sul modello francese, ma il "blitz" alla Camera, rimette in gioco il discorso sull’imposta per le transazioni finanziarie. La proposta di Francesco Boccia (Pd) ha battuto il Governo; con 433 deputati favorevoli, 6 contrari e 8 astenuti è passata ieri all’ordine del giorno per la modifica della Tobin tax all’italiana, ma ora la palla passa a Palazzo Madama, dove la partita per l’imposta di bollo sulle transazioni finanziarie non può ancora dirsi conclusa.

Tobin tax all’italiana, sul modello francese

La proposta di governo per l’applicazione di una tassa sulle transazioni finanziarie è stata disegnata sul modello francese con l’applicazione di un’aliquota sul saldo finale di giornata, un’idea che sembrava potesse salvare il trading on line e le operazioni delle grandi banche.

In realtà, a un paio di mesi dall’introduzione della legge, oltre alla riduzione dei volumi, in Francia è già stato "trovato l’inganno": i contract-for-difference, passando dalle filiali estere delle banche francesi, consentono di fare transazioni senza il pagamento dell’aliquota. Non a caso Borsa, Abi e Consob hanno da subito trovato terreno comune sulle falle del provvedimento e sulle possibili modifiche.

Secondo le indiscrezioni e le previsioni dei mercati, infatti, i più penalizzati dall’imposta dell’aliquota sarebbero stati gli investitori sul lungo termine, quelli istituzionali e i risparmiatori. Nella sua formulazione originaria, infatti, la Tobin tax all’italiana prevede l’imposizione di un’aliquota dello 0.05% sulle transazioni di azioni, strumenti finanziari partecipativi e derivativi, escludendo invece i titoli di Stato e le obbligazioni societarie.

Il problema maggiore, sollevato da più parti, dunque, riguarda proprio l’inasprimento delle condizioni del mercato finanziario italiano. L’applicazione del modello francese, in sostanza, avrebbe come effetto quello di rendere meno significativo il mercato azionario in Italia, prosciugandone la liquidità e rendendolo più esposto alla facile speculazione.

L’ambiziosa proposta di Boccia

La proposta di Francesco Boccia, coordinatore delle Commissioni economiche del Gruppo Pd, ha ricevuto grandi consensi in Parlamento (da entrambe le parti), ma si tratta di "un’incompiuta", nel senso che manca di un testo articolato e dettagliato. Il principio della proposta, ha spiegato Boccia "è semplice: tutti devono pagare, così tutti possono pagare di meno". In altre parole, ampliando la base imponibile a tutti gli strumenti derivati, si otterrebbe una riduzione delle aliquote. Il fine della Tobin tax dev’essere "isolare la speculazione distruttiva e tutelare gli interessi della finanza a sostegno dell’economia reale".

Sul trading on line, Boccia è stato chiaro: "anche gli operatori esteri e i traders on line devono essere tassati, perché bisogna preservare la Borsa dalle speculazioni: non vogliamo penalizzare nessuno, ma stabilire equità di criteri".

Un successo, dunque, ma a metà. L’ambiziosa proposta di Boccia mira a preservare la capacità della Borsa pur adottando una misura che consenta allo stato di generare notevoli introiti e, conseguentemente, abbassare altre tasse, come quelle sul lavoro.

"La Tobin tax -ha poi concluso Boccia- e’ parte della nostra visione di redistribuzione delle risorse: se accompagnata con l’introduzione di un’aliquota del 23% sulle rendite finanziarie, pari a quella minima per i redditi da lavoro, si può cominciare il trasferimento di risorse dalla finanza al lavoro e alle imprese".

A questo punto, però, il verdetto finale spetta ancora una volta al Senato.

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