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Statali, arriva "l’esonero intelligente". A casa con il 65% dello stipendio. Cos’è e come funziona?
mercoledì 4 giugno 2014, di
Venerdì prossimo, 13 giugno, il Governo Renzi presenterà la riforma della Pubblica Amministrazione annunciata nel mese di marzo.
Uno dei cardini potrebbe essere proprio "l’esonero intelligente", una norma che consentirà alle Pa di esonerare dal servizio i lavoratori.
A spiegarne il meccanismo è stato lo stesso ministro Marianna Maria che ha parlato in breve della possibilità di esonerare gli statali, facendo in modo che restino a casa continuando a percepire il 65% dello stipendio, oltre ai normali contributi.
Ma vediamo di saperne un po’ di più.
L’esonero intelligente
L’idea attualmente al vaglio del ministero si collegherebbe in modo stretto con la mobilità obbligatoria. Ciò che si vorrebbe creare è una sorta di accordo tra le parti rivolto, in particolare, ai dipendenti che svolgono mansioni comuni e che vivono fuori dai centri cittadini, lontani dai loro posti di lavoro.
L’esonero consentirebbe loro di essere reimpiegati, anche part-time, presso amministrazioni collocate vicino al loro Comune di residenza. In cambio, i suddetti statali dovrebbero rinunciare ad una parte del proprio stipendio, che potrebbe essere compersa tra il 20 e il 25% della retribuzione.
La norma si rivolgerebbe in particolare ai lavoratori della Pubblica Amministrazione vicini alla pensione, a cui mancherebbero meno di 5 anni per accedere al trattamento previdenziale. Ovviamente lo Stato si impegnerà a versare per intero i contributi, evitando qualsiasi tipo di penalizzazione.
Coloro che non riusciranno a trovare una collocazione alternativa, o che per vari motivi saranno costretti a rifiutarla, avranno la possibilità di rimanere a casa, accedendo comunque al 65% della retribuzione (35% in meno quindi).
Queste le indicazioni fornite dal ministro Madia.
Ricordiamo inoltre che l’esonero non è un meccanismo nuovo per l’Italia e in particolare per la Pubblica Amministrazione.
In passato infatti era stata percorsa la stessa via, ma con scarsi risultati dato che, i dipendenti statali avrebbero dovuto rinunciare al 50% del loro stipendio.
La misura si inserisce all’interno del progetto più ampio volto a ringiovanire e razionalizzare il funzionamento della PA. La norma sarà accompagnata anche da un altro provvedimento: l’abolizione del "trattenimento in servizio", sarebbe a dire della possibilità di continuare a lavorare per 24 mesi dopo aver maturato i requisiti pensionistici previsti dalla legge.