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Spesometro 2015 ai nastri di partenza, 4 milioni sono a rischio controlli

sabato 11 aprile 2015, di Stefania Manservigi

Venerdì 10 aprile è ufficialmente ripartito lo «spesometro».
Le scadenze per gli operatori economici (aziende, esercenti, artigiani, professionisti, commercianti, finanziarie e titolari di partita Iva) sono state fissate il 10, il 20 e il 30 aprile. Entro queste date, dunque, i soggetti interessati dovranno comunicare al Fisco i dati relativi agli acquisti effettuati durante il 2014 che abbiano superato i 3.600 euro.

A cosa serve lo «spesometro»?
Lo «spesometro» oltre a tracciare il flusso dell’Iva serve a fornire i dati al redditometro.
Il redditometro, infatti, serve a rapportare le spese effettuate con il reddito dichiarato, ed è uno degli strumenti messi in campo nella lotta all’evasione fiscale.
Se, infatti, le spese effettuate si discostano dal reddito dichiarato per più del 20% viene inviata una lettera al contribuente in cui si chiede allo stesso di chiarire l’origine di certi acquisti.
Proprio per questo è importante che i soggetti a rischio controllo possano esibire i giustificativi delle cifre incassate, favorendo dunque bonifici e assegni in caso di prestiti o donazioni da parte di un familiare.
L’Agenzia delle Entrate rispetto al passato punta a basare le proprie analisi sulle spese certe e non sui dati presuntivi, grazie anche al contributo del Garante sulla privacy.

«Spesometro», e i controlli sulle grandi aziende
Una delle polemiche che ha da sempre accompagnato l’introduzione di tale strumento di controllo è basata sul fatto che i controlli sarebbero più stringenti nei confronti dei piccoli contribuenti, per essere più blandi quando si tratta di grandi aziende.
A lanciare i dati che confermano i malumori sono stati i commercialisti: secondo la Fondazione nazionale dei commercialisti, infatti, nel 2013 su 329mila accertamenti effettuati dal Fisco la maggioranza dei controlli sono stati effettuati nei confronti di piccoli imprenditori e professionisti. Lo stesso trend si è verificato anche nel 2014; degli 8,1 miliardi di euro provenienti dalle attività di controllo in quell’anno, infatti, solo il 26% proveniva da grandi contribuenti.
Il nuovo Presidente dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ha promesso un’inversione di tendenza assicurando un approccio più centrato al controllo di grandi capitali. E i primi dati sembrano effettivamente testimoniare la realizzazione dell’impegno assunto.
Giorgio Sganga, Presidente della Fondazione nazionale dei commercialisti, ha così commentato a riguardo: «I primi dati sul 2014 forniti dalla stessa Agenzia delle entrate nella scorse settimane lasciano intravedere una maggiore attenzione dei controlli nei confronti delle imprese di grandi dimensioni, che però non è ancora tale da garantire quell’inversione di tendenza auspicata dalla stessa Amministrazione finanziaria».

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