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Spagna: è crisi politica per il primo ministro Rajoy, nonostante il boom economico

giovedì 19 aprile 2018, di Marco Ciotola

La corsa alla rielezione di Mariano Rajoy è messa a rischio della strana logica della politica spagnola.

Il primo ministro si è ricandidato alle elezioni del 2015 con attorno uno scenario fatto di disoccupazione superiore al 20% - dopo anni di enormi sacrifici per via dell’austerità - e una serie di accuse di corruzione che riguardavano lui e il suo partito. Eppure Rajoy ha negato le accuse e in qualche modo è stato rieletto.

Ora l’economia è in piena espansione, le accuse di corruzione sono storia ormai passata ma gli elettori stanno abbandonando Rajoy come mai era successo prima d’ora. I sondaggi dicono che il suo Partito popolare al governo potrebbe segnare il peggior risultato elettorale mai registrato, a meno che Rajoy non riesca a risollevare la sua reputazione prima che il mandato scada, nel 2020. Lo storico appoggio di pensionati e conservatori sta infatti iniziando a crollare.

Secondo David Pac Salas, professore di sociologia all’Università di Saragozza, Rajoy ha sfidato la logica politica per diversi anni, ma gli elettori non sono disposti a concedergli ulteriori margini di manovra.

Le manifestazioni settimanali degli anziani, che protestano per via dell’impercettibile aumento delle pensioni statali, potrebbero sembrare quasi prive di significato se si osserva il quadro d’insieme, e si considera che Rajoy ha allontanato la minaccia rappresentata dalla Catalogna e il tasso di disoccupazione è al minimo da quasi dieci anni. Eppure la rabbia tra i suoi principali elettori suggerisce un problema più profondo: il primo ministro 63enne potrebbe perdere il contatto con il suo elettorato.

Sebbene spesso rappresenti una figura scomoda sul palcoscenico internazionale, con poche abilità in lingua straniera e nessuna esperienza professionale al di fuori del suo paese d’origine, Rajoy ha mostrato un talento a tratti inspiegabile nel conquistare la mente degli spagnoli.

Durante le due campagne elettorali del 2015 e 2016, i critici hanno messo l’accento sulla scarsa modernità del primo ministro, che faceva il giro tra le case rurali in cerca di pensionati a cui rivolgersi e tagliava nastri davanti a nuovi collegamenti del trasporto pubblico. Alla vigilia del voto di giugno 2016, i sondaggi prevedevano una percentuale inferiore al 29% per il Partito popolare. Ha invece ottenuto il 33% e la sua presa sul governo si è persino rafforzata.

Ma dallo scoppio della crisi catalana lo scorso autunno, il primo ministro sembra ora con le spalle al muro.
Per prima cosa, lo sforzo del suo rivale emergente Ciudadanos per reprimere la regione catalana ribelle è stato enormemente maggiore. E da quando ha ripreso il potere, a ottobre, ha dovuto gestire l’imbarazzo a seguito dei falliti tentativi di estradizione dei leader separatisti, che sono fuggiti alla giustizia spagnola.

Rajoy ha anche perso l’appoggio dei pensionati, dopo avergli garantito un aumento delle pensioni pari appena allo 0,25%, mentre intanto si vantava della rinascita economica.

È inoltre in apprensione visto il caso che sta coinvolgendo il presidente regionale di Madrid, Cristina Cifuentes, al centro di articoli che evidenziano come le sia stato assegnato un master senza frequentare le lezioni né presentare la tesi. Cifuentes, in precedenza un astro nascente nel suo partito, non è riuscita a fermare le accuse con le sue ripetute smentite, e si rifiuta di farsi da parte; ma in questo modo il clientelismo del Partito popolare si ritrova tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali.

I liberali di Ciudadanos, che lo scorso anno hanno costretto Rajoy a sostituire il capo della regione meridionale di Murcia per accuse di corruzione, hanno dato al primo ministro un ultimatum di un mese per convincere Cifuentes a farsi da parte o ritireranno il sostegno all’amministrazione delle minoranze del PP.

Un nuovo rivale per Rajoy

Ciudadanos e la sua leadership composta da giovani sono al centro dei problemi di Rajoy. Il partito è emerso come forza nazionale nel 2015 offrendo per la prima volta agli elettori un’alternativa al PP favorevole al mercato. La crisi catalana gli ha completamente aperto la strada.

Mentre Rajoy cercava di stabilire nei dettagli la risposta da dare ai catalani per evitare un potenziale contraccolpo, Ciudadanos invocava lo stupore e la meraviglia del governo, ottenendo il plauso di tutti quelli che si opponevano all’indipendenza catalana nella regione e nel resto della Spagna. Nelle elezioni regionali di dicembre, Ciudadanos si è piazzato primo mentre il PP è stato quasi del tutto annientato.

Secondo l’analisi tratta dal sondaggio della società di consulenza politica Quantio, se si tenessero le elezioni nazionali ora, Ciudadanos vincerebbe con il 26% dei voti sul PP, che si fermerebbe al 24%: la peggiore performance mai raggiunta.

Rajoy ha un anno per cambiare le cose prima che il lavoro di migliaia di funzionari del PP venga messo a rischio alle elezioni locali, regionali ed europee del prossimo maggio. Se i fedelissimi di Rajoy dovessero vedere che il loro capo non può nemmeno garantirgli la sopravvivenza, potrebbero esserci diverse fuoriuscite dal partito.

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