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Sondaggi Renzi: fiducia in calo. Ecco le 3 contraddizioni del premier

domenica 27 settembre 2015, di Francesco Oliva

Matteo Renzi negli ultimi mesi ha visto un progressivo calo nella fiducia registrata nei sondaggi politici. Rispetto all’inizio dell’esperienza da segretario del PD, mentre il partito ed il Governo registrano consensi stabili o in lieve crescita quelli del leader calano. Addirittura per alcuni istituti sono al di sotto anche rispetto a quanto registrato all’epoca degli ultimi mesi di Mario Monti ed Enrico Letta. Ecco tre possibili cause.

Renzi e il calo nei sondaggi politici: il premier e la casta

Quando Matteo Renzi ha affrontato le primarie, sia nel 2012 che nel 2013, ha fatto fortemente leva sugli argomenti anti casta.
Gli appassionati di politica ricorderanno certamente le fotografie dell’allora sindaco di Firenze recarsi in bicicletta al Comune.
Subito dopo la nomina a Presidente del Consiglio, Matteo Renzi dichiarava che:

Io con la scorta? Mai! La gente è la mia scorta.
Perché dovrei abbandonare la bicicletta?

In molti gli hanno creduto. Ma i comportamenti del premier, almeno da questo punto di vista, non sono apparsi sempre coerenti.

Due episodi su tutti:

  • il capodanno 2015 di Matteo Renzi è stato caratterizzato dai selfie di Courmayeur. Nulla di male salvo il fatto che il premier ha utilizzato un volo di Stato per recarsi presso la nota località delle vacanze invernali. Ovviamente seguirono aspre polemiche;
  • più recentemente, in occasione della finale tutta italiana agli US Open femminili, Matteo Renzi ha deciso di recarsi a New York per sostenere le azzurre. Anche qui nulla di male se non fosse che il premier, ancora una volta, ha utilizzato un volo di Stato per andare ad una manifestazione comunque non istituzionale. E dove comunque le istituzioni erano già ben rappresentate dal presidente del CONI.

Renzi e il calo nei sondaggi politici: la questione delle pensioni

Un’altra possibile causa del calo (presunto o reale?) di fiducia registrato nei sondaggi politici sul premier è dato dalla gestione della patata bollente pensioni.

Anche in questo caso si possono prendere ad esempio almeno due casi:

  • innanzitutto la questione del rimborso delle pensioni INPS dovuto per effetto della nota sentenza della Corte Costituzionale. In questo caso, per dovere di cronaca, occorre subito sottolineare come quella sentenza si riferisca ad un periodo in cui il premier era ancora sindaco di Firenze. Malgrado ciò in diversi sondaggi politici si è rilevato come i pensionati attribuiscano forti responsabilità al premier, colpevole di non essere riuscito a garantire il rimborso integrale delle pensioni non indicizzate per il biennio 2012-2013;
  • a Matteo Renzi viene anche sottolineato da più parti il netto cambio di visione sulla Legge Fornero. All’epoca delle primarie 2012, infatti, il premier aveva dichiarato che la riforma delle pensioni varata dal Governo Monti era positiva.
    Oggi, invece, Renzi la indica come colpevole assoluta degli attuali problemi nel percorso di riforma del sistema pensionistico nazionale.

Video Renzi, ecco cosa pensava il premier sulla riforma Fornero nel 2012:

Renzi e il calo nei sondaggi politici: le riforme del Governo sono state davvero condivise?

Una terza possibile causa del calo nei sondaggi politici di Matteo Renzi potrebbe essere rappresentata dal metodo adottato per l’approvazione delle riforme, in particolare quelle sulla scuola e sul lavoro.
La contraddizione più evidente, in questo caso, è data dalla scelta delle alleanze del PD. Sia la riforma della scuola che quella sul lavoro sono state approvate con il voto decisivo in Parlamento del Nuovo centrodestra e dei transfughi del M5S e di Scelta Civica. La minoranza interna, invece, è stata brutalmente messa in un angolo. Inoltre, entrambe le riforme hanno registrato profonde divisioni all’interno della sinistra italiana (anche extra parlamentare).
Infine, sono sorti diversi comitati e movimenti che puntano all’abolizione di tali norme attraverso l’istituto dei referendum.
All’inizio dell’esperienza a Palazzo Chigi, invece, Matteo Renzi aveva assicurato massima condivisione in ogni processo di riforma poiché “unico mezzo per superare le divisioni limitanti dell’ultimo ventennio berlusconiano”.

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