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Social e UE bannano l’hate speech: un codice di condotta contro l’odio online

mercoledì 1 giugno 2016, di MC

Sui social network spesso il razzismo e l’incitamento all’odio razziale la fanno da padroni e rappresentano una piaga per il web, rendendolo un posto diseducativo e pericoloso, in cui prolifera l’hate speech.

È proprio per contrastare l’odio online - hate speech appunto - che la Commissione Europea ha stretto accordi con le grandi web company gestori dei social per siglare un codice di condotta con l’obiettivo di contrastare la tendenza agli hate speech.

Che cos’è l’hate speech? La definizione

Lo hate speech è una categoria di contenuti social creati appositamente per generare odio nei confronti di una singola persona o di un gruppo.

Sono considerati dei contenuti pericolosi poiché rischiano di dare il via ad una serie di violente reazioni che possono avere ripercussioni anche nella realtà.

Hate speech: le contromisure dei Social Network

Le grandi società che si occupano della gestione dei principali Social Network, Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft, insieme alla Commissione Europea, hanno elaborato un codice di condotta che impegna ambo le parti ad un maggiore controllo e una reale pena per coloro che diffondono sui social contenuti inappropriati.

I social promettono di istruire il personale specializzato nei controlli e di renderlo più attento e mirato al fine di eliminare, grazie anche alle segnalazioni dirette, i contenuti non appropriati. Il progetto è quello di riuscire ad integrare anche le organizzazioni civili, sempre per rendere il controllo più efficace e veloce.

Hate speech: cosa spinge l’Europa a contrastare il fenomeno?

Vera Jourova, Commissario Europeo per la Giustizia, rende noto che "il pubblico incitamento alla violenza e all’odio" sarà considerato reato e spiega che l’impegno dell’UE è dovuto alla volontà di combattere il razzismo, i sentimenti xenofobi, ma anche dalla volontà di provare a contrastare le cellule terroristiche che fanno un grande uso delle piattaforme web nella formazione delle nuove leve.

Avanza inoltre l’ipotesi di mettere in campo nell’immediato futuro delle contro-narrazioni con l’intento di fornire supporto a programmi per la rieducazione degli utenti violenti.

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