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Scuola e legge 104, il Miur vuole vederci chiaro: è caccia ai furbetti, scattano le rilevazioni

martedì 13 gennaio 2015, di Valentina Brazioli

Scuola e legge 104: caccia aperta ai furbetti. Entro il prossimo 24 gennaio, infatti, tutte le scuole dovranno comunicare al Ministero dell’Istruzione i dati relativi ai permessi fruiti dai dipendenti, che siano precari o di ruolo, relativi alla legge 104 del 1992, ovvero per l’assistenza dei parenti gravemente disabili.

Il flop della legge Brunetta

Non si tratta, tuttavia, di una novità in senso stretto: già la legge Brunetta, nella sua famosa campagna “anti fannulloni”, aveva previsto un monitoraggio al 31 marzo di ogni anno; termine entro il quale le scuole sono tenute a trasmettere tutte le informazioni al dipartimento della Funzione pubblica. Un obbligo che non è stato rispettato fino in fondo: a quanto risulta, lo scorso anno circa il 30 per cento dei dirigenti scolastici non avrebbe dato seguito all’adempimento. Così facendo, in circa 2500 scuole non è stata compiuta alcuna rilevazione su quanti sono stati i docenti, gli ausiliari, i tecnici e gli amministrativi che godono dei permessi legge 104 per se stessi oppure per assistere un parente disabile.

Le possibili storture della legge 104

Se, da una parte, è innegabile che la legge 104 rappresenti un vero e proprio strumento di civiltà, dall’altra l’utilizzo improprio rischia di generare storture, se non vere o proprie truffe. Non si tratta solo di permessi, ma anche di altre agevolazioni, come quelle relative ai trasferimenti o alla pensione. Ad esempio, è recente il caso di Agrigento, dove il 100 per cento dei trasferimenti in provincia è stato possibile solo per chi beneficia della 104, facendo scattare le indagini della magistratura.

In arrivo una circolare ministeriale in materia

Dovrebbe essere imminente una circolare ministeriale sulla questione, in modo da sollecitare i direttori regionali a ottenere da ogni istituto scolastico le informazioni sulla tipologia di permessi utilizzati dai dipendenti, il numero di ore e di giorni utilizzati al mese e, nel caso di assistenza a parenti, il comune di residenza e il grado di parentela. Dati che, una volta trasmessi al Miur, dovrebbero essere in grado di evidenziare possibili situazioni sospette. Tuttavia, al momento non sarebbe in cantiere nessuna ipotesi restrittiva né ulteriormente sanzionatoria rispetto a quanto già previsto dalla legge.

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