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Russia – Cina, storico accordo sul gas. A rimetterci sono Ucraina e UE
mercoledì 21 maggio 2014, di
Russia e Cina hanno raggiunto un accordo a lungo termine per la fornitura di gas naturale. Dopo anni e anni di negoziati l’intesa è stata raggiunta.
A comunicarlo è Ria Novosti, principale agenzia di stampa di Mosca, che racconta come il ministro dell’Energia russo Alexander Novak abbia firmato, insieme al direttore dell’Agenzia Nazionale per l’Energia cinese Wu Xinxiong; un memorandum intergovernativo sui rifornimenti di gas naturale che passeranno attraverso la rotta asiatica.
Secondo l’agenzia russa inoltre, stamattina Gazprom, principale azienda moscovita specializzata nella produzione di gas, e China National Petroleum Corporation (CNPC), compagnia petrolifera posseduta dal governo cinese tramite la SASAC, avrebbero siglato un contratto relativo all’acquisto e alla vendita di forniture di gas.
Alexei Miller, amministratore delegato di Gazprom, non ha voluto parlare del prezzo “imposto” ai cinesi, appellandosi al “segreto aziendale”, ma secondo i bene informati il costo dovrebbe aggirarsi intorno ai 350 dollari per 1.000 metri cubi.
Miller ha però aggiunto che il costo complessivo per il contratto trentennale sarà di 400 miliardi di dollari. Soddisfazione da parte di Gazprom. Il Ceo ha infatti affermato:
tutti i principali problemi sono stati risolti.
Anche perché, ha aggiunto Miller, l’accordo prevede “un regime di tassazione preferenziale”.
Ricordiamo che la Cina lo scorso anno ha importato 53 miliardi di metri cubi di gas in totale, si può quindi affermare che la Russia ha ottime possibilità di diventare il fornitore unico di Pechino.
Subito dopo l’annuncio le azioni di Gazprom sono salite dello 0,9%, segno che il mercato russo appoggia con entusiasmo la tanto attesa intesa con Shanghai.
Mosca mette quindi a segno un passo importante nel progetto di diversificazione della propria clientela, che attualmente è rappresentata principalmente dalle Nazioni Europee. Oggi infatti Gazprom genera l’80% dei propri guadagni proprio dalle forniture che, tramite l’Ucraina, arrivano in Europa. Appare dunque chiaro che, dopo l’aumento del prezzo del gas sancito il mese scorso, Kiev rischia di subire un altro importante colpo basso da parte del Governo russo le cui mire diventano ogni giorni più palesi: dipendere meno dall’Europa e rafforzare la propria posizione verso l’Asia, cosa che, permetterebbe a Putin un margine d’azione molto più ampio.