Home > Altro > Archivio > Riserve valutarie: l’euro non convince. Solo il 20% dello stock è in EUR

Riserve valutarie: l’euro non convince. Solo il 20% dello stock è in EUR

mercoledì 22 marzo 2017, di Daniele Morritti

Una delle argomentazioni di cui le forze europeiste si sono servite per giustificare l’introduzione dell’euro (e convincere i più riluttanti ad abbandonare le monete nazionali) è stata senz’altro quella che l’euro avrebbe presto raggiunto lo status di valuta internazionale di riserva.

L’economista francese Jacques Sapir, servendosi di un grafico del FMI, mostra chiaramente che sul piano internazionale le riserve di euro stanno invece costantemente diminuendo.

Negli ultimi anni il crollo dell’euro come valuta internazionale di riserva è stato costante (anche se non repentino). Si pensi che dal 2009 le riserve in euro detenute dalle Banche centrali sono crollate dell’8%.

Un aspetto interessante portato alla luce da Sapir è che l’ammontare di riserve a suo tempo denominate in marchi tedeschi o franchi francesi superava, nelle pance delle Banche centrali, l’attuale ammontare delle riserve denominate in euro.

Ciò dimostra che l’euro non è riuscito ad affermarsi come valuta di riserva internazionale. I Paesi dello scacchiere internazionale - che comunque detengono euro - sembrano preferire un’ampia diversificazione. Ne è prova il fatto che a scapito dell’euro (e anche del dollaro) il FMI registra l’incremento di riserve denominate in dollari australiani e canadesi nonché di yen giapponesi.

Perché l’euro non è riuscito ad affermarsi come la prima valuta di riserva?

Come si diceva, una delle principali frecce all’arco europeista è costituita dalla convinzione che con l’euro i Paesi dell’eurozona abbiano di che vantarsi in quanto rappresenta, a 20 anni dalla sua introduzione, un’importante valuta di riserva internazionale. Una considerazione, questa, che i dati del FMI riportati da Sapir tende a smentire.

Per l’economista francese, sono 4 le argomentazioni che determinano il “fallimento” dell’euro sul piano internazionale:

  1. il grafico del FMI commentato riportato da Sapir mostra chiaramente la parabola discendente dell’euro negli ultimi 8 anni. Nel 2008, il 28% delle riserve valutarie detenute dalle banche centrali dei Paesi fuori dall’eurozona erano denominate in euro. Quella percentuale è andata costantemente calando; nel 2014 si è attestata intorno al 24% per poi giungere al 20% nel 2016;
  2. quello che dovrebbe portare gli europeisti convinti della formidabile credibilità dell’euro sul piano internazionale a riflettere attentamente è il fatto che se osserviamo l’ammontare delle riserve monetarie denominate in marchi tedeschi, franchi francesi o fiorini olandesi detenute dalla Banche centrali extra-europee prima del 1999, scopriamo che queste superavano l’attuale percentuale di riserve valutarie denominate in euro detenute a livello internazionale. Nel 1995, il 26% delle riserve di moneta erano denominate in marchi, franchi e fiorini; il 6% in più delle riserve denominate ad oggi in euro;
  3. il fatto che l’euro non si sia affermato a livello internazionale come la principale valuta di riserva internazionale non ha significato un aumento delle riserve di dollari. Quest’ultime sono calate dal 1999 al 2014 del 9% (61%). Non può affatto dirsi - come sostiene Sapir - che le difficoltà dell’euro dipendano quindi dall’egemonia del dollaro (che comunque non se la passa come negli anni di Bretton Woods);
  4. per contro, nel paniere delle riserve valutarie detenute dalle Banche centrali l’egemonia dell’euro è insidiata da altre valute (emesse da Paesi le cui ambizioni non sono di certo paragonabili alle velleità neo-egemoniche dell’UE): tra queste figurano il dollaro canadese, australiano e lo yen giapponese.

Se da un lato Sapir chiarisce che sul piano internazionale (diventare prima valuta di riserva) l’esperimento dell’euro sia stato tutt’altro che felice, sul piano interno (l’eurozona) l’euro ha prodotto esattamente i risultati che ci si aspettava producesse: l’euro ha consentito alla Germania - primo patrocinatore del progetto - di accumulare forti eccedenze commerciali a detrimento degli altri Paesi coinvolti nel progetto di una moneta unica.

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.