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Riforma delle pensioni 2015, pensione a 62 anni con penalizzazione: ecco come funziona la proposta del Governo

giovedì 21 maggio 2015, di Simone Casavecchia

In seguito all’intervento del Premier Renzi a Porta a Porta, emergono nuovi dettagli sul progetto di riforma delle pensioni che inizia a concretizzarsi all’orizzonte del Governo.
Come già anticipato, dopo i molti progetti e le molte proposte avanzate dai partiti di maggioranza e di opposizione, dai sindacati e dall’INPS, il Governo ha deciso di concentrarsi sulla soluzione della pensione anticipata con penalizzazione che permetterebbe al contribuente italiano di andare in pensione a 62 anni rinunciando a una parte del proprio trattamento pensionistico.

Non si tratta di un’abolizione della riforma Fornero ma di una sua rimodulazione: la riforma Fornero sarà, infatti, emendata, introducendo un correttivo che consentirebbe a ogni contribuente di decidere se anticipare il momento della pensione a 62 anni oppure se rispettare i requisiti previsti dalla riforma Fornero e andare in pensione a 66 anni, senza alcuna decurtazione dell’assegno.
Come ha affermato il Premier:

«L’impegno del Governo è chiaro ed è: liberiamo dalla “Fornero” quella parte di popolazione che accettando una piccola riduzione può andare in pensione con un po’ più di flessibilità (...) L’Inps deve dare a tutti la libertà di scelta»

Se la soluzione della pensione anticipata a 62 anni e la possibilità di concedere a ogni contribuente la facoltà di scegliere liberamente di anticipare il momento della pensione sono i due punti maggiormente condivisi all’interno della compagine di Governo, permangono però ancora molti dubbi circa le altre opzioni in campo che dovranno essere definite di qui a Ottobre, quando vedrà la luce la prossima legge di stabilità.

Ricalcolo della pensione
Un primo nodo da sciogliere in seno alla maggioranza di Governo sarà quello del ricalcolo della pensione, con l’adeguamento al sistema contributivo per la totalità dei contribuenti italiani. Sarebbe la soluzione migliore, anche se la più drastica, per fare cassa e trovare le coperture necessarie per riformare il comparto previdenziale.
Proprio nei giorni scorsi, infatti, è emerso che i contribuenti che hanno ottenuto la pensione con il sistema retributivo percepiscono un trattamento di gran lunga superiore ai contributi versati, costituendo in tal modo una delle maggiori voci di spesa nel bilancio dell’INPS.
Su questa misura sono, tra l’altro, già arrivati i pareri contrari di Ncd che ha espresso un secco rifiuto riguardo all’ipotesi di ricalcolare con il sistema contributivo, il trattamento pensionistico di tutti quei contribuenti che si stanno avvicinando alla pensione in questi anni e che, quindi, godrebbero se non del retributivo puro, del sistema misto.

Pensione a 62 anni: quali penalizzazione?
Per andare in pensione a 62 anni il contribuente dovrebbe accettare una "piccola riduzione" del proprio assegno pensionistico. In realtà non si tratta di una piccola riduzione, come ha affermato il Premier Renzi, dal momento che tra le ipotesi allo studio dei tecnici c’è quella di ridurre il trattamento pensionistico di una quota variabile tra il 20% e il 30% per quei contribuenti che decideranno di andare in pensione a 62 anni anziché a 66.
A questa misura, nei casi di trattamenti pensionistici calcolati con sistema misto, si andrebbe ad aggiungere un ulteriore penalizzazione sulla parte di montante contributivo (ossia sulla parte di contributi accantonati nella propria gestione previdenziale) calcolata con il sistema retributivo che produrrebbe i seguenti, ulteriori effetti:

  • taglio di un ulteriore 12% dell’assegno pensionistico, in caso di pensione a 62 anni, secondo le ipotesi più recenti, circolate in questi giorni;
  • taglio del 2% annuo fino a un massimo dell’8% dopo 4 anni, secondo la proposta recentemente avanzata dal presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano e dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Barretta;

A queste riduzioni andrebbe aggiungersi anche un’ulteriore intervento sui coefficienti di trasformazione del montante contributivo ovvero sui valori per i quali si moltiplica il montante contributivo:

  • 4,94% (per il 2015) se il contribuente opta per la pensione a 62 anni;
  • 5,62% (per il 2015) se il contribuente opta per il pensionamento a 66 anni;

Contribuzione minima e Pensione donne
Altre misure al vaglio dei tecnici ministeriali sono quelle relative alla contribuzione minima e tipologie di pensione anticipata specifiche per le lavoratrici.
Si sta, infatti, pensando di introdurre un tetto minimo di contributi per poter accedere alla possibilità della pensione anticipata, similmente a quanto già avviene oggi con la pensione di vecchiaia, per la quale è prevista una soglia minima di 20 anni di contributi.
Per quanto riguarda, poi, la flessibilità in uscita e la pensione a 62 anni, il Governo avrebbe intenzione di prevedere possibilità specifiche per le donne lavoratrici che, in base alle ipotesi attualmente sul campo, potrebbero accedere alla pensione a 61 anni anziché a 62.

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