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Referendum: il futuro dell’Euro in Italia in 7 punti - Bloomberg

lunedì 28 novembre 2016, di Flavia Provenzani

Il referendum costituzionale fa temere per il futuro dell’Euro e dell’unione monetaria in Europa, ancor di più dopo gli eventi shock del referendum Brexit e della vittoria alle presidenziali negli Stati Uniti di Donald Trump.
Riportiamo un’analisi di Bloomberg che evidenzia il vero significato e il possibile impatto che il referendum sulla riforma costituzionale italiana avrà sull’Euro e sul destino della moneta unica in Italia e in tutta Europa.

Il mondo teme che una sconfitta del primo ministro Matteo Renzi (che, come sappiamo, patteggia per il Sì) al referendum del 4 dicembre potrebbe far vacillare il già precario equilibrio politico del Paese.
Tuttavia, l’uscita dell’Italia dall’Euro non sembra essere una minaccia imminente a causa della necessità di un sostegno politico trasversale e un lungo processo burocratico.

Quale futuro per l’Euro in Italia se vince il No?

Ecco 7 domande sul futuro dell’economia italiana e dell’Euro alle quali risponde Bloomberg.

1. Perché i mercati temono il referendum costituzionale?
Una sconfitta di Renzi, che ha proposto il referendum e in un primo momento ha promesso di dimettersi qualora il risultato non fosse andato a suo favore, potrebbe portare a delle elezioni anticipate e ad un aumento del supporto al Movimento Cinque Stelle, partito notoriamente populista.

Il M5S già in passato si è impegnato ad indire un referendum per decidere se l’Italia debba rimanere nella zona euro o meno. Alcuni investitori sono sempre più convinti che la fine dell’Unione europea è vicina, per non parlare del futuro della moneta unica.
"Pensiamo che l’UE si distruggerà e che l’Italia lascerà l’euro", ha commentato Jim Smigiel, money manager presso la statunitense SEI Investments Co. "Fino a qualche tempo fa era impensabile, inverosimile, ma stiamo iniziando a vedere la ruota girare, per lo meno".

2. Quanto è anti-Euro il Movimento 5 Stelle?
Il partito euroscettico da tempo è attivo nella campagna di un referendum sull’uscita dell’Italia dalla moneta unica. Luigi Di Maio, vice-presidente della Camera, ha detto che se il partito salirà al potere del Governo, spingerà tra le prime cose per un referendum consultivo sull’adesione all’euro. Di Maio non è stato chiaro su ciò che invece dovrebbe sostituire la moneta unica, parlando in un’intervista a Repubblica di "un euro a due velocità o una moneta nazionale".

3. Perché gli investitori pensano che la paura sia esagerata?
Perché un’uscita dall’euro richiederebbe tempo e negoziati molto complessi. Come ha già scoperto il Regno Unito in riferimento all’articolo 50, lasciare l’Unione europea - o parte di essa - non è così semplice come si potrebbe immaginare.

"L’idea che l’Italia abbandoni l’euro il giorno dopo il referendum, o anche poco tempo dopo, è davvero esagerata", ha commentato Antonio Villafranca, analista presso l’Istituto Italiano per gli Studi di Politica Internazionale. Anche se dovessero essere indette delle elezioni anticipate dopo una sconfitta Renzi, le probabilità di vedere la salita al potere del Movimento 5 Stelle dipenderebbero dalle modifiche al sistema elettorale. Vincere le elezioni potrebbe non essere sufficiente perché il partito "potrebbe avere difficoltà a trovare abbastanza alleati per formare una maggioranza parlamentare", ha aggiunto Villafranca. Infine, esistono degli ostacoli legali nel lasciare l’UE.

4. Quali sono gli ostacoli legali all’uscita dall’Euro?
La Costituzione italiana vieta l’abrogazione dei trattati internazionali tramite una votazione popolare, quindi potrebbe essere necessario un emendamento costituzionale, anche prima di indire un referendum. Tale modifica richiederebbe una maggioranza dei due terzi sia al Senato che alla Camera dei Deputati, e forse ancora un altro referendum solo per spianare la strada alla consultazione popolare per l’adesione all’euro. E anche se gli italiani votassero "Sì" all’uscita dall’Euro, il risultato potrebbe essere bloccato dalla Corte Costituzionale.

5. Quale reazione del mercato ad un’uscita dell’Italia dall’Euro?
Anche solo l’intenzione politica di lasciare l’UE genera una reazione sul mercato, secondo JPMorgan Chase & Co.
"Qualsiasi voce credibile sull’uscita dall’euro potrebbe indurre ad una fuga di capitali e a delle gravi turbolenze sul mercato, così che la pressione del mercato potrebbe costringere i partiti della campagna per l’uscita dall’euro a rivedere rapidamente i loro piani", gli economisti Gianluca Salford e Marco Protopapa hanno scritto in una nota. I mercati sono sotto stress in vista del 4 dicembre referendum a causa di ciò che potrebbe scatenare. Oltre a al crollo di oltre il 3 per cento dell’euro in questo mese ai minimi di marzo 2015, l’alto rischio è segnalato anche dalla salita dei rendimenti del Btp a 10 anni al di sopra del 2 per cento per la prima volta in più di un anno.

6. Gli italiani vogliono lasciare l’Euro?
Apparentemente no, sottolinea Bloomberg. Un sondaggio del 21 novembre de La Stampa, realizzato dalla Community Media Research e da Intesa Sanpaolo, mostra che solo il 15,2 per cento della popolazione è a favore dell’abbandono delle moneta unica, mentre il 67,4 per cento degli intervistati si dice un vero sostenitore dell’Euro.

7. Quindi, niente di cui preoccuparsi?
Stiamo parlando di incognite sconosciute. Ciò che è certo è che la sconfitta di Renzi al referendum di questa domenica potrebbe portare a forti turbolenze politiche ed economiche.

È ora di sapere tutto sul referendum costituzionale: leggi qui!

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