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Recensioni False: TripAdvisor riceve una salatissima multa dell’AntiTrust
martedì 23 dicembre 2014, di
Dopo molteplici indagini arriva alla sua conclusione il contenzioso tra l’Antitrust e TripAdvisor Italia. L’authority italiana, che da alcuni mesi aveva iniziato a indagare sulla qualità delle recensioni pubblicate dal social network del turismo, ha deciso infatti di comminare a TripAdvisor una salatissima multa da 500mila euro, vietando anche la diffusione di quella che, in una nota ufficiale, è stata definita come una pratica commerciale che diffonde
"informazioni ingannevoli sulle fonti delle recensioni"
TripAdvisor, infatti, secondo l’indagine condotta dall’Antitrust, pubblicherebbe sul proprio sito e conserverebbe nella sua banca dati recensioni che non sono adeguatamente sottoposte a procedure di controllo tali da riuscire a contrastare il fenomeno delle recensioni false.
Non solo, TripAdvisor dovrà pagare una multa da 500000 euro anche perché nelle sue attività di marketing e nella pubblicizzazione dei suoi servizi digitali,
"enfatizza il carattere autentico e genuino delle recensioni, inducendo così i consumatori a ritenere che le informazioni siano sempre attendibili, espressione di reali esperienze turistiche"
Mentre TripAdvisor, dopo un esame preliminare del provvedimento, non ha tardato a esternare tutto il suo disaccordo per il provvedimento e la conseguente intenzione di ricorrere in appello, è arrivato puntuale anche il plauso dell’Unione Nazionale Consumatori e di FederAlberghi, l’associazione che, attraverso una serie di denunce aveva fatto scattare l’avvio delle indagini intraprese alcuni mesi dall’Antitrust.
Secondo l’authority che sorveglia il rispetto delle regole sulla concorrenza in Italia, le pratiche commerciali messe in campo dal settembre 2011 ad oggi da TripAdvisor Llc (la società di diritto statunitense a cui appartiene il sito web) e da TripAdvisor Italy, sono da considerarsi scorrette perché hanno violato gli articoli 20, 21 e 22 del Codice del Consumo, con il risultato di
"indurre in errore una vasta platea di consumatori in ordine alla natura e alle caratteristiche principali del prodotto e ad alterarne il comportamento economico"
Le due società che gestiscono il sito che, ad oggi, viene considerato il più grande del mondo nel comparto dei viaggi e del turismo e che viene guardato con attenzione anche da molti operatori della comunicazione digitale, avranno ora 90 giorni di tempo per comunicare ufficialmente all’Antitrust quali saranno le azioni concrete con cui riusciranno a rispettare il divieto di diffondere ulteriormente e di continuare la pratica commerciale ritenuta scorretta.
Sull’altro fronte, quello di FederAlberghi, il Direttore Generale dell’Associazione, Alessandro Nucara, ha espresso pieno apprezzamento per la decisione dell’Antitrust che ha attuato una misura efficace per la tutela sia dei consumatori che delle imprese. Ciò perché il consumatore ha diritto a conoscere le opinioni riportate da persone che hanno fatto esperienze reali, mentre le imprese del settore albergiero e turistico devono essere tutelate contro ogni forma di diffamazione, di concorrenza sleale e di pressione indebita. Nucara ha anche rilevato come TripAdvisor sia stato richiamato al rispetto delle regole che disciplinano il mercato anche in altri Paesi:
"nel febbraio 2012, l’Autorità britannica per la pubblicità (Advertising Standards Authority) ha imposto a TA di eliminare dalla descrizione del proprio servizio le espressioni volte a far ritenere che tutte le recensioni pubblicate sul sito sono rilasciate da veri viaggiatori, sono oneste, reali ed attendibili. A ottobre 2011, il Tribunale di Parigi aveva condannato Expedia, TripAdvisor ed Hotels.com a pagare una multa da 430mila Euro per aver messo in atto pratiche sleali e ingannevoli"
Proprio per questo FederAlberghi proseguirà la sua azione anche in sede europea
"con l’obiettivo di porre ulteriori argini alle recensioni fasulle e di modificare la normativa che consente ai furbetti dell’anonimato di ledere i diritti altrui godendo di una sostanziale impunità".
