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Putin viaggio in Siria: “Isis è stato sconfitto”. Il nodo però ora è Gerusalemme
lunedì 11 dicembre 2017, di
Per Vladimir Putin la missione è stata compiuta. Durante un inaspettato viaggio in Siria, il presidente russo ha annunciato l’inizio delle operazioni di ritiro da parte del contingente di Mosca in quanto l’Isis ormai sarebbe stato sconfitto.
Dopo aver confermato la sua candidatura per un quarto mandato alle elezioni in Russia del 2018, Putin si muove pure nel delicato scacchiere internazionale facendo visita anche a Egitto e Turchia: in primo piano gli sviluppi della crisi a Gerusalemme dopo la decisione di Trump di spostare l’ambasciata americana.
Putin: “Isis battuto”
La guerra contro lo Stato Islamico in Medio Oriente può considerarsi conclusa. Questo è il succo principale della visita di Vladimir Putin presso la base aerea russa di Hmeimim nella parte occidentale della Siria.
Dopo la caduta delle due roccaforti dell’Isis, prima Mosul e poi Raqqa, il califfato infatti ora non controllerebbe più nessuna grande città ma si sarebbe rintanato soltanto nella zona desertica di Deir el-Zor.
In sostanza i jihadisti quindi non possono più contare sui benefici, logistici ed economici, del controllo vero e proprio di un territorio e sono tornati quindi a una situazione di semi clandestinità come era prima della nascita dello Stato Islamico.
La battaglia contro l’Isis quindi per Putin è finita ed è stata vinta, con l’inizio del ritorno di gran parte delle truppe russe in patria che può quindi iniziare come era stata già preannunciato anche nelle scorse settimane.
Ordino al ministero della Difesa e al capo di Stato maggiore di iniziare il ritiro del contingente militare russo verso le basi permanenti. Negli ultimi due anni le forze armate russe e l’esercito siriano hanno sconfitto il gruppo più combattivo dei terroristi internazionali. A questo proposito ho preso una decisione: una parte considerevole del contingente russo schierato nella repubblica araba siriana tornerà a casa, in Russia.
Il collasso del califfato secondo il Cremlino apre all’avvio di una fase diplomatica e politica, sotto l’egida dell’Onu, per guidare quello che potrà essere il destino della Siria. Dopo la visita alla base militare, Putin infatti ha incontrato il presidente siriano Bashar al Assad.
Il futuro della Siria infatti rimane sempre più che incerto. Ora che l’Isis è stato sconfitto, si dovrà risolvere la questione tra il governo di Damasco e i ribelli anti Assad, spalleggiati dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita.
Putin quindi si augura che adesso la palla passi all’Onu per evitare una nuova guerra civile dopo che milioni di siriani si sono appena messi alle spalle le violenze del califfato. Il Medio Oriente però presenta anche molti altri fronti caldi.
Il problema Gerusalemme
Come se non fosse destino trovare anche un minimo di tranquillità, se da un lato ci sono i guerriglieri dell’Isis in fuga dopo le sconfitte militari, ecco che si riaccende in Medio Oriente il fronte palestinese.
La decisione di Donald Trump di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme ha infatti messo in subbuglio l’intero mondo arabo. Dopo i “tre giorni di collera” in Palestina con i violenti scontri, che hanno provocato morti e feriti, si cerca di trovare anche qui una soluzione diplomatica.
Non è un caso che Vladimir Putin, che ha condannato la scelta del suo collega statunitense, dopo la Siria ha proseguito il suo viaggio verso l’Egitto prima e la Turchia. Oltre a questioni di politica energetica, il problema di Gerusalemme è uno dei principali temi in agenda negli incontri.
In particolare Erdogan ha usato parole di fuoco verso Israele, con i rapporti tra i due stati che sono tornati a essere più che tesi con tanto di reciproche accuse di terrorismo e di scarso rispetto dei diritti umani.
Toccherà a Putin quindi cercare di stemperare gli animi, anche se questa nuova frattura tra arabi e israeliani non sembrerebbe essere destinata a una rapida e pacifica soluzione anche se finora, fortunatamente, la situazione non è degenerata.
La mossa di Trump senza dubbio potrebbe aver acceso una nuova miccia all’interno del già incandescente Medio Oriente. Una scelta forte e probabilmente azzardata in quella che è una delicata partita a scacchi dove in ballo c’è molto più della futura sede dell’ambasciata americana.