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Popolazione mondiale, l’allarme dal film Inferno: quanti siamo nel mondo e quanto in fretta cresciamo?

lunedì 10 ottobre 2016, di Simone Micocci

La sovrappopolazione distruggerà il mondo? In questi giorni nelle sale italiane uscirà il film “Inferno” , tratto dall’omonimo romanzo di Dan Brown (lo stesso autore de Il Codice Da Vinci) e diretto da Ron Howard.

Uno dei temi centrali del film riguarda la popolazione mondiale, che in pochi anni è addirittura triplicata.

Volevo che il mio pubblico si interessasse al problema della sovrappopolazione”, ha dichiarato Dan Brown nel corso della presentazione di “Inferno”. Secondo diversi esperti, infatti, la crescita della popolazione mondiale porterà alla distruzione della Terra, e questa teoria fa da filo conduttore a tutto il film che uscirà nelle sale il 13 ottobre.

Quanto c’è di vero in tutto questo? Quanti siamo nel mondo? Da qualche anno ormai si parla del problema della popolazione mondiale, in quanto il suo valore è continuamente in crescita. Secondo alcuni esperti, tutte le grandi emergenze ambientali sono legate al problema della sovrappopolazione mondiale e se il numero della popolazione continuasse a salire, il nostro Pianeta non sarebbe più in grado di sopportare una tale quantità.

Per scoprire se questi timori sono fondati, abbiamo deciso di approfondire vari aspetti concernenti alla popolazione mondiale. Quanti siamo nel mondo? Quanto in fretta cresce la popolazione mondiale? Cercheremo di dare una risposta chiara a queste domande, per poi soffermarci sugli effetti ambientali della sovrappopolazione mondiale e sulle possibili soluzioni a questo problema.

Popolazione mondiale: quanti siamo nel mondo?

Al momento sulla Terra ci sono circa 7,4 miliardi di abitanti, mentre un secolo fa erano solamente 1,6 miliardi. Tra i Paesi con il maggior numero di abitanti il primo è la Cina, con i suoi 1,4 miliardi di cittadini, seguita dall’India (1,2 miliardi) e dagli Stati Uniti D’America (324 milioni).

Nelle prime dieci posizioni non troviamo nessun Paese europeo, poiché il primo della lista è la Germania (quindicesima) con i suoi 82 milioni di abitanti, mentre l’Italia (63 milioni) occupa la 23esima posizione.

Come si può facilmente immaginare, l’Asia è il continente più abitato nel mondo (4,2 miliardi) e più della metà della popolazione mondiale è asiatica. Il secondo continente più popolato è l’Africa (1,1 miliardi), seguito dalle Americhe del Nord e del Sud (949 milioni), dall’Europa (716 milioni) e dall’Oceania (38 milioni).

Popolazione mondiale: quanto cresce in fretta?

Secondo gli esperti, il tasso di crescita della popolazione mondiale ha già raggiunto il suo punto più alto e nel corso degli anni sta rallentando. Tuttavia, le stime dell’Onu prevedono che con il tasso di crescita attuale la popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi di abitanti entro il 2030, i 9,7 miliardi nel 2050 e gli 11,2 miliardi nel 2100. Quindi, entro 85 anni la popolazione mondiale crescerà di oltre il 32%.

I Paesi in cui la popolazione crescerà di più sono quelli in via di sviluppo. Basta considerare che nella classifica delle nazioni mondiali con il tasso di natalità più alto, le prime nove posizioni sono occupate tutte da Paesi africani (Niger, Mali, Uganda, Zambia, Burkina Faso, Burundi, Malawi, Somalia e Angola). In questi paesi il tasso di natalità (nascite/1.000 abitanti) è compreso tra 41 e 46, mentre il tasso di mortalità è compreso tra il 10 e il 15.

Analizzando questi dati è facile capire come in questi Paesi la popolazione cresca in fretta, poiché ogni anno le nascite sono più del doppio rispetto alle morti. Nella classifica delle popolazioni con il tasso di natalità più alto, l’Italia ricopre la 175esima posizione con un valore pari a 9, mentre il tasso di mortalità è addirittura superiore (10 abitanti su 1000).

L’Africa quindi è il continente in cui è atteso un incremento della popolazione maggiore e la nazione più coinvolta sarà la Nigeria. Nel dettaglio, entro il 2100 la popolazione africana aumenterà del 270%, e passerà dagli 1,1 miliardi ai 4,2 miliardi (quanto la popolazione asiatica del 2015). Gli altri Paesi in cui si attende un incremento molto alto sono l’India e gli Stati Uniti, con questi ultimi che entro il 2100 passeranno da 316 milioni di abitanti a 462 milioni (+42%).

In alcune nazioni Europee, tra cui l’Italia, ci saranno dei cali della popolazione. Il calo della popolazione colpirà anche la nazione più popolata al mondo, la Cina, che entro il 2100 vedrà i suoi abitanti ridursi dagli 1,4 miliardi agli 1,1 miliardi.

Sovrappopolazione mondiale, quali sono i rischi?

Il problema principale del sovrappopolamento non è la mancanza di spazio sul pianeta, bensì la mancanza di risorse. La popolazione mondiale, in questo momento, consuma le sue intere disponibilità annuali in poco meno di sei mesi, per questo in caso di passaggio dai 7 agli 11 miliardi di abitanti sarà molto difficile trovare le risorse necessarie per il sostentamento di tutti.

Secondo la FAO, ad esempio, entro il 2050 la quantità di acqua potabile disponibile pro capite scenderà del 73%. Considerando che nel 2015 ogni anno 5 milioni di persone muoiono per la scarsità di acqua e per la mancanza di servizi igienico-sanitari di base, possiamo facilmente prevedere che in un futuro ormai prossimo il numero dei morti è destinato a salire.

Oltre alla mancanza di risorse, un altro problema legato alla sovrappopolazione mondiale sono gli effetti sull’ambiente. In una recente statistica dell’OMS è stato rilevato che, a causa dei cambiamenti climatici e dei fenomeni a esso collegati, ogni anno muoiono circa 300mila persone, il 50% in più rispetto al 2000. I cambiamenti climatici sono quasi tutti imputabili all’uomo, in quanto l’innalzamento delle temperature è stato causato dall’abuso dei combustibili fossili come petrolio, carbone e metano.

Un altro dei problemi riguarda la deforestazione che entro pochi anni non sarà più sostenibile. A causa dell’alto livello di deforestazione, Greenpeace ha affermato che il livello di anidride carbonica presente nell’atmosfera ha superato le 400 parti per milione, un record che non avveniva da almeno 3 milioni di anni. Se questi valori non si riducono, le conseguenze sul clima potrebbero essere devastanti e nel giro di pochi anni il numero dei morti a causa dei fenomeni climatici potrebbe aumentare ulteriormente.

Come risolvere il problema della sovrappopolazione mondiale?

Per risolvere il problema della sovrappopolazione mondiale bisogna ridurre il numero delle nascite in quei Paesi, come la Nigeria, in cui la popolazione cresce con ritmi elevatissimi. Per farlo, bisognerà informare le giovani donne africane riguardo al controllo delle nascite e ai rischi della sovrappopolazione. Per questo l’Onu ha messo in cima alle proprie priorità la diminuzione della fertilità nei Paesi in via di sviluppo:

“Sarà molto importante continuare e anzi aumentare i finanziamenti, diminuiti nell’ultimo periodo, destinati alla pianificazione familiare, altrimenti le nostre proiezioni potrebbero essere ancora peggiori”.

Oltre al controllo demografico, bisognerà migliorare la gestione delle risorse del Pianeta, modificando gli stili di vita per renderli più ecocompatibili. Infatti, come dichiarato dal Forum internazionale promosso dal Barilla Center Food and Nutrition, se non si cambia l’attuale stile di vita e la popolazione aumenterà con questo tasso di crescita, entro il 2050 saranno necessari tre pianeti come il nostro per soddisfare il fabbisogno alimentare mondiale.

Popolazione mondiale: per l’OMS è allarme inquinamento

In queste ultime settimane l’OMS ha lanciato un nuovo allarme che riguarda la popolazione mondiale. Nel dettaglio, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il 92% della popolazione mondiale vive in luoghi dove l’aria è inquinata.

Per questo motivo urge un’azione condivisa dai diversi Governi per risolvere il problema dell’inquinamento atmosferico. Quali sono le soluzioni? Maria Neira, direttrice del dipartimento di Salute Pubblica dell’OMS ha indicato alcuni interventi con cui è possibile risolvere, o perlomeno limitare, il problema dell’inquinamento atmosferico. Tra questi c’è una migliore gestione dei rifiuti solidi, l’uso di stufe e combustibili meno inquinanti, e la riduzione delle emissioni industriali.

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