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Partita Iva 2015: ecco perché a volte il regime forfettario conviene più del regime dei minimi
giovedì 19 febbraio 2015, di
Con Il decreto Milleproroghe 2015, il Governo ovvia al grave errore sulle Partite IVA compiuto in sede di approvazione della Legge di Stabilità 2015. Per il regime dei minimi tornano le vecchie regole e coloro che intendono aprire una Partita IVA quest’anno potranno scegliere se optare per l’imposta sostitutiva al 5% e tetto a 30mila euro del vecchio regime o per l’imposta al 15% e tetto compreso tra i 15mila e i 40mila euro del regime forfettario inaugurato quest’anno.
Tra le cose da considerare nel momento in cui si effettua una scelta, la variabile del prelievo non è la sola.
Partita IVA: minimi o forfettario
Uno dei problemi che si pone per chi decide di aprire una Partita IVA nel 2015, accedendo a uno dei due regimi agevolati è come far sapere all’Agenzia delle Entrate se si è optato per i minimi o per il forfettario. Per entrambi infatti, occorre barrare la casella "regime di vantaggio" nella dichiarazione di inizio attività.
La soluzione potrebbe essere quella di far prevalere il cosiddetto "comportamento concludente". Cioè la scelta si evince dalla fattura che il contribuente emetterà e nella quale indicherà una delle due norme di rifermento:
– articolo 1, comma 100, della legge 244/2007 per il regime minimi
– articolo 1, comma 58 per il regime forfettario.
La decisione inoltre sarà chiara in base alla compilazione del modello Unico 2016 in cui i due regimi sono indicati in quadri diversi:
– determinazione analitica del reddito per i minimi
– determinazione forfettaria con una percentuale di componenti negativi predeterminata.
Minimi e forfettario: requisiti
Per quanto riguarda i requisiti d’accesso, tra i minimi e il forfettario ci sono delle differenze. A livello esemplificativo, nel nuovo regime, il reddito da lavoro autonomo o impresa deve essere superiore al reddito derivante da lavoro dipendente o assimilato. Si deduce che un pensionato che decide di aprire una partita IVA non potrà beneficiare del regime forfettario, mentre per i minimi il confronto non esiste.
Inoltre attualmente esiste un’incognita: nel caso in cui i requisiti d’accesso previsti attualmente, non siano confermati a fine 2015, il regime agevolato verrà meno a partire dal periodo d’imposta 2016.
C’è però un’altro ragionamento che potrebbe spingere il contribuente a optare per il regime forfettario. Con il regime forfettario, chi incassa ricavi o compensi superiori alla soglia stabilita, a partire dal periodo d’imposta successivo non potrà più usufruire dell’agevolazione, mentre con il regime dei minimi, se si supera il tetto prefissato del 50%, l’agevolazione viene meno già dall’anno in corso, con forti ripercussioni sul fronte IVA che deve essere riaddebitata dall’origine. Facendo un esempio pratico nel caso in cui il lavoratore autonomo che usufruisce del regime dei minimi incassi 60mila euro nel 2015, dovrà ricalcolare l’intera posizione dell’anno come se fosse un soggetto ordinario. Con il regime forfettario invece, nel caso in cui il contribuente superi la soglia nel 2015, uscirà dal forfait solo nel 2016 mantenendo inalterata per l’anno in corso la propria posizione fiscale.
Ricordiamo infine che per il regime forfettario non è prevista alcun limite temporale, mentre le Partite IVA che optano per il regime dei minimi, al compimento del 35esimo anno di età, passeranno direttamente al regime ordinario.
Regime dei minimi e regime forfettario: imposte
Per quanto riguarda le imposte da pagare occorre fare differenti valutazioni. Al primo sguardo il regime dei minimi, soggetto a un imposta sostitutiva del 5%, può sembrare più conveniente rispetto al regime forfettario con imposta al 15%.
Nella scelta però, deve essere considerato il fatto che mentre per il nuovo regime vengono riconosciuti dei costi forfettari per i minimi bisogna documentare le spese effettive sostenute.
Inoltre con il forfettario si ha diritto a un’abbattimento di un terzo del reddito per i primi tre anni e a un regime contributivo agevolato (solo per commercianti e artigiani). Agevolazione che per il regime dei minimi non esiste.
Parlando dell’IVA, le regole per il reverse charge sono le stesse per entrambi il regimi, mentre esistono delle differenze per le operazioni compiute con soggetti esteri. Per i minimi vengono considerate sempre operazioni Intra sulle quali versare l’IVA; mentre per il forfettario, entro un tetto pari a 10mila euro annui, non vengono ritenute operazioni intracomunitarie.