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PIL sommerso in Italia: lavoro nero e illegalità per 740 miliardi
giovedì 28 gennaio 2016, di
Secondo l’istituto Eurispes il PIL sommerso in Italia, tra lavoro nero e illegalità, corrisponde a 740 miliardi.
Il PIL sommerso è costituito da tutte quelle attività economiche, come il lavoro nero e le occupazioni criminali, che sfuggono ai controlli della pubblica amministrazione e che quindi non sono tassate.
“Siamo tutti evasori? Probabilmente sì”, ha sostenuto Eurispes. Secondo l’istituto di ricerca l’economia sommersa e l’evasione fiscale sono fenomeni di massa in cui il lavoro nero trova terreno fertile.
Rapporto Eurispes 2016: il lavoro nero
Secondo il rapporto 2016 dell’istituto Eurispes il Pil ufficiale corrisponde a circa 1.500 miliardi di euro cui si affianca un Pil sommerso equivalente ad almeno 740 miliardi, di cui 200 miliardi di economia criminale.
Il lavoro sommerso sottrae al PIL nazionale almeno 540 miliardi di euro cui corrisponde un’evasione fiscale e contributiva, intorno ai 270 miliardi l’anno. Eurispes ricorda come “una buona fetta” sia da considerarsi “sommerso da sopravvivenza” alla crisi economica.
Nel corso dell’indagine il 28,1% degli intervistati ha ammesso di aver fatto almeno una esperienza di lavoro senza contratto nel 2015, quasi il 10% in più rispetto al dato dell’anno precedente. Si tratta del 50% di chi è in cerca di primo lavoro e di nuova occupazione, del 29,6% degli studenti, del 22,4% delle casalinghe, del 3,8% dei pensionati e dell’’83,3% dei cassintegrati.
In particolare secondo gli italiani, rileva il rapporto, le categorie che più spesso lavorano senza contratto sono le baby sitter (indicate nell’80% dei casi), gli insegnanti di ripetizione (78,7%) e i collaboratori domestici (72,5%). Seguono badanti, giardinieri, muratori, idraulici, elettricisti, falegnami e, con una percentuale del 50%, i medici specialisti.
Rapporto Eurispes 2016: i dati
Oltre ai dati relativi al lavoro sommerso il rapporto Eurispes presenta una panoramica della società italiana, dalla situazione economica delle famiglie alla fiducia riposta nelle istituzioni.
Secondo il rapporto 2016 raddoppia la percentuale di quanti ritengono la situazione economica dell’Italia sia rimasta stabile nell’ultimo anno (dal 14,6% al 30,3%) e si dimezza quella di chi pensa ci sia stato un netto peggioramento (dal 58,4% al 23,3%).
In aumento gli ottimisti: dall’1,5% del 2015 al 16,2% del 2016. Il 14,7% (+10,1% rispetto al 2015), è convinto che la situazione per il paese andrà migliorando nel 2016 mentre chi prevede un peggioramento scende dal 55,7% del 2015 al 27,3% del 2016.
E’ aumentata anche la fiducia nelle istituzioni: il consenso cresce dal 2,4% del 2015 al 7,5% del 2016 e cala il numero di coloro che dichiarano diminuita la loro fiducia di 22,7 punti dal 69,4% al 46,7%. La fiducia nel presidente della Repubblica Sergio Mattarella è al 52%, il Governo passa dal 18,9% del 2015 al 28,6% (+10%), il Parlamento sale al 20% (+10,1% sul 2015) mentre la magistratura è ferma al 35,3%.
Le forze dell’ordine si attestano invece intorno al 70%, il volontariato raccoglie il 73,8% dei consensi, la Chiesa il 52,5%, i partiti l’11,9%, la Pa il 22,6%, la scuola il 53%, le associazioni di imprenditori il 32,3% e i sindacati il 21,4%.
Rapporto Eurispes 2016: “le famiglie iniziano a respirare”
Il rapporto Eurispes ha rilevato segnali di miglioramento nell’ultimo anno della situazione economica delle famiglie italiane: è diventata meno critica la difficoltà nel fare fronte alle spese quotidiane e hanno leggermente ripreso il potere d’acquisto e i consumi.
Ecco alcuni dati che fotografano la situazione attuale degli italiani: Il 27,3% non riesce con le proprie entrate ad arrivare alla fine del mese (-19,9% rispetto al 2015). In parallelo, aumenta la quota di chi riesce a risparmiare qualcosa (dal 14,8% al 25,8%; +11%) e diminuisce quella di chi ha difficoltà a pagare le spese dei trasporti (dal 34,4% al 25,7%). Oltre un italiano su tre, il 34,3% (-6,6% rispetto al 2015) fa fatica ad affrontare le spese mediche.
Con una diminuzione di 18,4 punti rispetto al dato rilevato ad inizio 2015 (71,5%), la perdita del proprio potere d’acquisto, evidenzia l’Eurispes, rimane comunque una realtà ad inizio 2016 per più della metà dei cittadini, il 53,1%.