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Orlando, nuovo attacco a Renzi: “Senza correzioni con lui alle elezioni si perde…”

mercoledì 5 aprile 2017, di Alessandro Cipolla

Andrea Orlando non si rassegna all’esito del primo round delle primarie Pd che nei circoli del partito ha visto prevalere in maniera netta Matteo Renzi, dichiarandosi ancora fiducioso per una sua vittoria il 30 aprile non risparmiando anche stoccate all’ex premier.

Impazza ormai sui giornali e nelle televisioni Andrea Orlando, che in poche ore prima rilascia un’interessante intervista al quotidiano La Repubblica e poi è ospite nella trasmissione Otto e Mezzo condotta da Lilli Gruber.

Nonostante Matteo Renzi sia in testa in queste primarie, Orlando confida ancora in una possibile rimonta auspicando un sostegno alla sua candidatura da parte di tutti quegli elettori che negli ultimi tempi si sono allontanati dal Partito Democratico.

Oltre a sperare di essere lui il prossimo segretario del Pd, Andrea Orlando mette in guardia il partito dal fatto che con Renzi al timone se non verranno fatti cambiamenti si andrà incontro ad una sconfitta sia alle elezioni amministrative che a quelle politiche.

Andrea Orlando ancora fiducioso per le primarie

Chiuse le urne nei 6.648 circoli del Partito Democratico, è tempo di bilanci per il candidato alla segreteria Andrea Orlando, che nonostante la sconfitta vede comunque il bicchiere ancora mezzo pieno.

Il responso del voto degli iscritti del Pd è stato piuttosto netto: Matteo Renzi è al momento in testa con il 66,73% delle preferenze, Andrea Orlando è secondo con il 25,26% mentre Michele Emiliano si attesta all’8,01%.

Si sono recati al voto nei circoli circa 260.000 iscritti su un totale di 405.000, ma visto che ai gazebo domenica 30 aprile sono attese altri 2 milioni di cittadini Orlando si dice ancora fiducioso di poter arrivare almeno al ballottaggio.

Il ministro della Giustizia confida nel voto di chi non ha rinnovato la tessera del partito per seguire gli scissionisti di Bersani, oltre che nell’elettorato in generale del Partito Democratico che è molto ampio.

Anche se apertamente non lo dichiara, Orlando spera che il 30 aprile Renzi possa scendere sotto il 50%, puntando tutto poi a coalizzarsi con i delegati di Emiliano per beffare l’ex premier durante il ballottaggio nell’Assemblea Nazionale del partito, che si dovrebbe svolgere domenica 7 maggio.

Andrea Orlando nutre ancora chance di vittoria quindi, motivo per cui continua il suo tour de force mediatico non risparmiando critiche e attacchi al suo grande avversario in queste primarie Matteo Renzi.

Orlando contro Renzi

Intervistato dal quotidiano La Repubblica, Andrea Orlando ha fatto un’analisi a 360 gradi dello stato di salute del Partito Democratico, che sembrerebbe essere fiaccato dall’abbandono dei bersaniani e dalle inevitabili tensioni interne che scaturiscono con le primarie.

Allargando lo sguardo già al post-primarie, Orlando non ipotizza un futuro roseo per il Partito Democratico in caso di vittoria di Renzi, sia in vista delle amministrative di giugno che per le politiche.

Senza una correzione rischiamo molto, prima alle amministrative, poi alle politiche. Se non ci sforziamo di capire perché alcuni pezzi di società si sono allontanati.

In sostanza, secondo Orlando il Partito Democratico ha bisogno di una forte scossa e di allargare la propria coalizione se si vuole vincere le elezioni. In caso di vittoria di Renzi, il rischio invece sarebbe quello di un pericoloso isolamento.

Ecco perché il ministro ipotizza che alla fine senza un deciso cambio di rotta si possa arrivare ad un governo dalle larghe intese per inerzia, tirando in ballo una legge elettorale che ancora è ben lontana dal vedere la luce.

Con Orlando segretario, il Partito Democratico tenderebbe ad allearsi con tutta la frammentata galassia della sinistra italiana. Sondaggi elettorali alla mano, una coalizione del genere sarebbe di gran lunga la prima forza del paese.

Questo è il dato di fatto su cui Andrea Orlando punta molto. Un Pd targato Renzi che si presentasse da solo dovrebbe cercare i voti necessari per governare alle varie anime centriste.

Un fatto questo che pone l’accento di nuovo sulla scissione operata da Bersani, una decisione che al momento ha prodotto soltanto l’effetto di far diventare il Movimento 5 Stelle il primo partito del paese e grande favorito per la vittoria alle prossime elezioni.

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