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Nuova Aspi, ancora tutto fermo: la Ragioneria di Stato ha forti dubbi
lunedì 12 gennaio 2015, di
Di passo indietro non si parla o meglio, è troppo presto per poter assumere in considerazione una simile ipotesi.
Tuttavia, lo schema di decreto legislativo che riporta la disciplina della nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego (la Naspi, o Nuova Aspi) non ha ancora ricevuto il tanto atteso via libera da parte della Ragioneria generale dello Stato la quale, dal canto suo, si riserva alcuni dubbi circa la copertura dell’ammortizzatore sociale, come individuata dalla Legge di Stabilità.
E così, almeno stando a quanto riportavano poche ore fa i principali quotidiani economico-finanziari, tutto tace dalle parti della Ragioneria. Una cautela che tuttavia non dovrebbe porre serie minacce al percorso dell’iniziativa, e che sembra essersi trasformata in tiepido ottimismo in seguito ai passi in avanti compiuti per quanto attiene la quadratura sul 2016.
La questione sarebbe quindi del tutto risolta per quanto concerne il prossimo esercizio, mentre sarebbe ancora da dipanare per quanto riguarda il 2017, anno in cui le risorse finanziare stanziate per il nuovo sussidio (pari a 2,2 miliardi di euro) sembrano essere ancora insufficienti per assicurare la copertura del nuovo sussidio.
Il “problema” – se così si può dire – è che il nuovo sostegno di ammortizzazione sociale ha durate più elevate (fino a 24 mesi) e importi maggiori (fino a 1.300 euro), oltre al fatto che la platea dei potenziali beneficiari sembra essere destinata ad accrescersi in misura significativa, valutato che, ogni anno, andrà assicurato sia il proseguimento della prestazione ai vecchi privi di occupazione, che la prestazione ai nuovi disoccupati.
Proprio per questo motivo Il Sole 24 Ore paventava la possibilità che nel provvedimento potesse essere introdotta una clausola di indirizzo, al fine di garantire che nel 2017 non si sfori il livello di risorse stanziate per il nuovo sussidio: una condizione che pertanto scatterebbe nelle ipotesi di insufficienza dei fondi, e che potrebbe portare a una conseguente riduzione dell’importo dell’assegno o – di contro – della durata di applicazione del sussidio.
Occorre tuttavia ribadire che tale ipotesi, oltre che essere ancora sostanzialmente lontana, non sembra trovare positivo riscontro in sede di governo. Il quale, da più spifferi, cerca di assicurare e rassicurare sul fatto che non vi saranno modifiche alla capacità di protezione contro la disoccupazione involontaria, definendo “equilibrato” il provvedimento, e respingendo qualsiasi dubbio circa l’effettiva e sostanziale copertura finanziaria.