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Napolitano teme l’insurrezione nel 2014, ma cosa sta facendo per impedirlo? L’attacco di Ambrose Evans-Pritchard
giovedì 19 dicembre 2013, di
Ai giudizi non proprio soft di Ambrose Evans-Pritchard eravamo già abituati, ma stavolta, direttamente dalle colonne del suo blog, parole di fuoco sono destinate direttamente al Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Nel pieno del suo secondo – e da questo punto di vista inedito – mandato presidenziale, re Giorgio (come lo chiamano perlopiù i suoi detrattori) non ha mancato, come al solito, di continuare a esporre la sua personalissima visione del Paese in cui viviamo, con relativi moniti e reprimende.
L’Italia ai tempi della crisi economica
Tuttavia, stavolta, le ormai celebri esternazioni di Napolitano sono finite sotto lo sguardo velenoso dell’autorevole giornalista britannico, che non ha esitato ad analizzare la situazione che l’Italia sta vivendo. La cornice, come ben sappiamo, è quella della protesta dei forconi, che evidenzia una situazione di allarme sociale sempre più preoccupante. Assistiamo infatti, perlopiù impotenti, al progressivo impoverimento del ceto medio, una volta motore propulsivo per la spinta ai consumi interni del nostro Paese, e che adesso invece è costretto a tirare la cinghia per arrivare alla fine del mese. Sempre più persone vivono ormai ai margini della società, sempre più giovani sono disoccupati (oltre il 40 per cento) e, quindi, facili prede di manifestazioni dai toni estremisti, con possibili episodi di violenza.
Quali prospettive di crescita per l’Italia?
Crescita è la parola magica che Napolitano ripete spesso come un mantra, come un amuleto da impugnare saldamente e di fronte al quale i nostri disastrosi dati macroeconomici dovrebbero sparire come per incanto, magari proprio grazie a un colpo di bacchetta magica proveniente dal Governo delle ex larghe intese. Sì, ma come? In che modo l’Italia dovrebbe crescere? Su questo aspetto il columnist del Telegraph rispolvera alcuni dei suoi cavalli di battaglia prediletti: l’Italia è vittima di un euro sopravvalutato, intrappolata in un sistema di cambi fissi gestito da una banca centrale che resta immobile a guardare. Non mancano poi accenni polemici al passato politico di Giorgio Napolitano, che non ha mai fatto mistero dei suoi trascorsi nel Partito comunista ma che adesso, secondo Ambrose Evans-Pritchard, sembra aver aderito in maniera acritica al credo europeista, senza la benché minima capacità, quindi, di offrire all’Italia soluzioni concrete per uscire dall’impasse nella quale, suo malgrado, si trova.
Se per ora nel nostro Paese le norme della convivenza civile sembrano ancora salde, senza quindi il rischio di ritornare a situazioni drammatiche come quelle vissute durante gli anni di piombo, dal blog di Evans-Pritchard emerge un inquietante dubbio: fino a quando le cose saranno così? Fino a quando una nazione afflitta da una crisi economica dai risvolti sempre più nefasti, alle prese con una disoccupazione dilagante soprattutto nell’ambito giovanile, saprà farsi forza senza che gli venga offerta neanche la più flebile speranza di crescita in un futuro, se non immediato, almeno prossimo?