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Morgan Stanley: ritorno a guerra valutaria stile anni ’30? Le lezioni dal passato
giovedì 7 febbraio 2013, di
Mentre i paesi cercano di indebolire le loro valute per rilanciare le esportazioni, il rischio di una guerra valutaria simile agli eventi visti negli anni ’30 si accresce e i politici stanno facendo in modo di essere dalla parte dei vincitori, dice Morgan Stanley.
L’equilibrio di potere ora poggia sul Giappone, secondo la banca, in quanto l’approccio più cauto da parte dei legislatori politici del paese sembra essere destinato a portare il mondo un passo avanti verso una nuova guerra valutaria.
La Banca del Giappone ha raddoppiato il proprio obiettivo di inflazione al 2% nel mese di Gennaio e ha intrapreso l’impegno a continuare ad acquistare asset illimitati dal prossimo anno. Ciò fa seguito ad un cambio di leadership, con il nuovo primo ministro Shinzo Abe che chiede apertamente uno stimolo monetario aggressivo da parte della banca centrale del Paese.
Questa mossa, dice Morgan Stanley, "cambia il gioco" ,mentre il Giappone cerca di rinvigorire la sua economia stagnante.
"Se uno yen più debole è un importante pilastro della strategia per rendere di nuovo più competitiva questa economia export-oriented, ciò porta nel quadro qualcosa che mancava dalle precedenti interazioni tra le banche centrali delle economie avanzate, la svalutazione competitiva", si legge in una nota di ricerca.
"Questo, a sua volta, ci porta un passo in avanti verso una nuova guerra valutaria".
Lezioni dal passato
Manoj Pradhan, economista della banca, mette in evidenza le lezioni che possiamo imparare dal passato.
Il Regno Unito è stato il primo a lasciare il gold standard il 19 Settembre 1931 a causa di una disoccupazione dolorosamente alta. La sterlina si è deprezzata, scatenando una catena di eventi, con Stati Uniti, Norvegia, Svezia, Francia e Germania che hanno seguito il suo esempio.
I paesi che si sono mossi prima hanno avuto dei benefici a scapito degli altri sul "golden bloc".
"Allo stesso modo, è il programma interno che potrebbe guidare il deprezzamento competitivo di oggi. Dal momento che la domanda globale è destinata a rimanere stagnante, una ripresa del settore delle esportazioni del Giappone unita alla debolezza dello yen rischia di intaccare la quota di mercato degli altri esportatori, qualcosa che potrebbe benissimo portare a misure che potrebbero significativamente indebolire lo yen".
Scenari futuri
In uno scenario dettagliato di ciò che potrebbe seguire, Pradhan sottolinea che la Banca centrale europea e la Federal Reserve potrebbero continuare l’alleggerimento quantitativo per smorzare la forza dell’euro e le paure sul tetto del debito.
I controlli sui capitali potrebbero essere introdotti da economie dell’America Latina e da alcune economie asiatiche, che potrebbero essere imposte sulle transazioni o anche un qualche tipo di interazione verbale.
"Nei casi particolarmente interessanti della Corea e di Taiwan, il nostro economista Sharon Lam ritiene che l’intervento verbale (già in corso, in una certa misura), un intervento sui mercati dei cambi e i controlli di capitale rappresentano le reazioni politiche più probabili".
"Mentre una guerra valutaria non è il nostro caso base, il ritrovato impegno da parte dei politici giapponesi fa aumentare il rischio di azioni di ritorsione per mantenere debole lo yen", si legge nella nota, che conclude così, "L’esperienza del 1930 ci suggerisce che tali crisi valutarie di grandi dimensioni sono probabilmente innescate da questioni di politica interna, e che di fatto creano distinti vincitori e perdenti. I responsabili politici dei mercati emergenti si stanno già attrezzando per fare in modo di rimanere dal lato vincente, ma l’equilibrio del potere per ora rimane in Giappone".
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: CNBC |