Home > Altro > Archivio > Mercati finanziari rischiano come nel 2008. Ecco il motivo

Mercati finanziari rischiano come nel 2008. Ecco il motivo

lunedì 25 gennaio 2016, di Nicola D’Antuono

L’ultima grande crisi finanziaria globale è avvenuta nel 2008, quando imperversava la tempesta dei mutui subprime che ebbe nel crack di Lehman Brothers il suo epilogo peggiore. Erano gli anni in cui gli investitori avevano perso fiducia nelle istituzioni finanziarie e l‘economia si preparava ad una fase di recessione prolungata. Allora furono le banche centrali a rimettere le cose a posto, iniettando migliaia e migliaia di dollari nel sistema per evitare un drammatico “avvitamento”. Oggi come allora il timore di un nuovo grande crollo delle quotazioni degli asset resta radicato nella mente degli investitori. In effetti il rischio esiste, vediamo perché.

Dopo la crisi del 2008 tutti i paesi sviluppati e non sono dovuti ricorrere a iniezioni di liquidità straordinarie per far ripartire l’economia e il credito. In Cina, un gigante economico secondo solo agli Stati Uniti e con una popolazione di 1,5 miliardi di persone, è stato necessario un stimolo monetario da parte della People’s Bank of China pari a circa 4.000 miliardi di dollari. Tuttavia questa maxi-iniezione, che è andata avanti ininterrottamente negli ultimi 6-7 anni, ha gonfiato oltremodo il debito dei privati, in particolare quello delle numerose aziende a controllo statale (le cosiddette SOEs – State Owened Enterprises).

Il boom dell’indebitamento privato cinese, balzato al 160% del pil in pochi anni, ha fatto contrarre gli investimenti in settori chiave dell’economia e dato il via ai primi default. Nel 2014 era avvenuto un solo grande fallimento, ma lo scorso anno il numero è salito a 8. Quest’anno i crack attesi nel settore corporate sono in deciso aumento. Bisogna sottolineare che in Cina, fino al 2014 e per almeno quindici anni consecutivi, non era avvenuto alcun default. Un eventuale catena di fallimenti farebbe crollare i mercati finanziari locali (facendo molto peggio rispetto al recente sell-off) e provocherebbe una frenata economica superiore del previsto.

Secondo il finanziere americano George Soros, la Cina è destinata ad un “hard landing”, ovvero a un atterraggio duro della propria economia proprio a causa del suo eccessivo indebitamento. Se Pechino crescerà sempre meno (nel 2015 la crescita è stata la più bassa degli ultimi 25 anni), il rischio sarà una contrazione economica su scala globale con forti pressioni deflazionistiche (già significative con il petrolio ai minimi da 13 anni). Per i mercati finanziari una Cina troppo debole sarebbe difficile da sopportare: il sentiment degli investitori finirebbe sotto i tacchi e il crollo del valore azionario globale potrebbe diventare realtà, alla stregua di quanto accaduto nel 2008.

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.