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Poca liquidità, S&P frena nessun rischio alto e concreto di contagio
giovedì 11 ottobre 2018, di
I recenti aumenti del tasso di interesse globale, seguiti dalle ultime turbolenze di mercato, hanno sollevato preoccupazioni circa il potenziale problema di liquidità che sta interessando i Paesi dei mercati emergenti.
“Non pensiamo che i problemi di credito si diffonderanno alle attività dei mercati”,
il commento di Standard & Poor’s che, in un rapporto diffuso oggi, analizza le ripercussioni del nuovo ciclo di credito che premia i titoli americani a discapito di altri.
Le riforme riducono la vulnerabilità
“La maggior parte dei Paesi emergenti, negli ultimi decenni, ha intrapreso riforme volte a rafforzare il proprio profilo di credito, migliorare le strutture economiche e ridurre la vulnerabilità rispetto a un eventuale calo della liquidità globale.”
Per gli analisti, dunque, non vi è un rischio ‘alto e imminente’ di un effetto di contagio.
“Ci aspettiamo che i nostri rating sui titoli di queste economie emergenti rimangano relativamente stabili in periodi di stress,”
chiariscono nel report.
A preoccupare gli investitori, tuttavia, è l’atteggiamento della U.S. Federal Reserve che sta portando avanti, in maniera aggressiva, il suo programma di normalizzazione monetaria. Questo ha generato tensioni a livello mondiale e colpito alcuni Paesi.
Gli investitori si sono recentemente concentrati su quei titoli dei mercati emergenti e hanno iniziato ad attuare azioni difensive. Si pensi a quanto accaduto in Argentina e Turchia, due economie con una grande dipendenza dagli afflussi di capitali esterni, soprattutto attraverso il debito.
Sono stati i primi ad essere seriamente colpiti. Successivamente, gli investitori si sono concentrati su altri mercati emergenti e sulla possibilità che si verifichino problemi di liquidità.
L’ondata di protezionismo
“Riteniamo che il livello del rischio di credito tra i Sovrani dei mercati emergenti sia piuttosto diversificato, come emerge dai nostri rating.”
Secondo S&P, la qualità di credito delle economie orientate all’esportazione sarà più a rischio a causa della crescente ondata di protezionismo e della minaccia di guerre commerciali su vasta scala.
I Paesi con economie più flessibili, che hanno costruito riserve fiscali e finanziarie e hanno sviluppato un atteggiamento istituzionale credibile e prevedibile, avranno una maggiore capacità di resistere.
Quei Paesi invece che mancano di queste qualità creditizie potrebbero prima o poi aver bisogno di varare nuove riforme per evitare una crisi (o addirittura il default), nel caso di un arresto improvviso di finanziamenti dal mercato esterno.