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Mediobanca: Editoria italiana in affanno, tra 2013 e 2017 persi 1,2 miliardi
venerdì 14 dicembre 2018, di
L’Editoria italiana non gode di buona salute: i ricavi sono in calo e nel periodo 2013-2017 si sono registrate perdite nette per 1,2 miliardi.
È la fotografia impietosa scattata da un’indagine pubblicata da R&S Mediobanca che ha analizzato la performance dei principali otto gruppi operanti nel settore dell’informazione.
In Italia, l’unico gruppo a chiudere il quinquennio preso in esame in positivo è Cairo Editore con +38 milioni di euro.
Tutt’altra storia invece per l’editoria negli altri Paesi europei, soprattutto in Francia dove tra il 2013 e il 2017 il giro d’affari è aumento di ben il 7,4%
Editoria italiana in affanno
L’indagine R&S Mediobanca ha analizzato i conti dei principali otto gruppi editoriali italiani, tenendo conto dei risultati dei primi nove mesi del 2018 e del periodo antecedente fino al 2013.
In particolare, nell’ultimo anno, i più grandi operatori del settore hanno fatto registrare ricavi complessivi per 3 miliardi e mezzo. Un dato che conferma il trend negativo in corso e che è inferiore del 6% sui risultati del 2016 e del 20,2% su quelli del 2013.
Va sottolineato che a questa cifra hanno contribuito essenzialmente tre case editrici: Mondadori con 1,3 miliardi, Cairo Communication con 1 miliardo e Gedi con 6oo milioni.
In calo, nel 2017, anche la diffusione dei prodotti cartacei che passa da 2,6 milioni di copie giornaliere a 2,2 milioni, con una flessione è del 15,4% sul 2016 e del 40,5 sul 2013.
L’occupazione risente della crisi
La crisi dell’editoria italiana e il calo delle vendite dei giornali ha inciso fortemente anche sui livelli occupazionali del settore, che nel periodo 2013-2017 ha perso ben 3.301 dipendenti.
L’anno scorso, infatti, i lavoratori del settore non hanno superato le 11.886 unità, l’8,8% in meno rispetto all’anno precedente e addirittura il 21,7% in meno rispetto al 2013.
Il 2017, però, è stato anche l’anno di un timida ripresa per almeno tre grandi gruppi ediotriali. Rcs, ad esempio, ha visto lievitare l’utile netto dai 4 milioni del 2016 ai 71 milioni del 2017, mentre Mondadori nello stesso periodo è passata dai 22,5 milioni ai 30,4. Bene anche Il Sole 24 Ore che nel 2017 torna all’utile con 7,5 milioni dopo la perdita di 92,6 registrata l’anno precedente.
Infine, nei primi 9 mesi dell’anno in corso, a guidare la classifica del giro d’affari è Rcs che con un fatturato di 713 milioni scalza dal gradino più alto Mondadori che si è fermata a 658 milioni.
Bene la redditività, male gli investimenti
Tra il 2013 e il 2017 non è andata bene neanche in Borsa, dove il settore dell’editoria ha registrato perfomance deludenti e ampiamente inferiori rispetto alle società industriali: la prima segna un timido +3%, le seconde si portano a +24,8%.
Male anche sul fronte degli investimenti che rispetto al 2013 sono stati ridotti di circa il 40%.
Nota positiva sul fronte della redditività industriale che a livello aggregato mostra segnali di forte ripresa rispetto al 2013 quando l’Ebit margin era al -5,7%: nel 2017 lo stesso dato è positivo, 4,1%.
Nel dettaglio, è andata piuttosto bene per Cairo Editore e Rcs con, rispettivamente, il 12,4% e il 10,8%, mentre non soddisfa il dato de Il Sole 24 Ore che scivola al -19,5 e quello di Class Editori che raggiunge il -25,2%.
Lo scenario europeo e mondiale
La situazione dell’editoria italiana riflette lo scenario che nel periodo in esame ha caratterizzato il settore a livello mondiale, il cui giro d’affari nel 2017, attestatosi a 150 miliardi di dollari, è diminuito del 2,2% rispetto all’anno precedente, segnando l’8,6% sul 2013. In calo anche la raccolta di pubblicità sulla carta stampata che segna -30,8 sul 2013, a fronte di una crescita della diffusione cartacea del +3,4%
Particolarmente interessante l’aumento sul fronte del digitale: la pubblicità segna un incremento del 41,3% e la diffusione raggiunge addirittura +179%.
Percentuali di crescita considerevoli che però incidono poco sul giro d’affari complessivo del settore, visto che l’89,5% dei ricavi proviene ancora dal canale tradizionale della carta stampata.
In controtendenza, infine, i dati in Europa: il giro d’affari è aumentato del 7,5% in Francia e del 2,6% in Germania, Paesi che hanno resistito anche nel quinquennio 2013-2017 aumentando il loro giro d’affari rispettivamente del 7,4% e dello 0,8%.
Nel 2017, è andata bene anche per il Regno Unito che segna +1%, mentre nei cinque anni presi in considerazione il fatturato è sceso del 5,4%.