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Letta al Financial Times: questa settimana si taglieranno i costi sulle nuove assunzioni

martedì 25 giugno 2013, di Erika Di Dio

Sono quasi 15 milioni gli europei di età inferiore ai 30 anni a non avere né un’occupazione, né un’istruzione o formazione. In totale, questo corrisponde a un paese dell’Unione europea di medie dimensioni. In Italia se ne contano 2,2 milioni - quasi un giovane su quattro.

Riunione del Consiglio Europeo

Le conseguenze di questo non possono essere ignorate. La disoccupazione nelle prime fasi di una carriera lascia cicatrici permanenti su future opportunità e guadagni. La perdita di capitale umano legata alla disoccupazione costituisce una minaccia per il potenziale di crescita e, con l’ascesa del populismo, solleva interrogativi circa la sostenibilità del nostro modello sociale e la stabilità dei nostri sistemi democratici.

Ed è proprio per queste ragioni che la questione è ormai all’ordine del giorno nell’agenda dei leader europei. Alla riunione del Consiglio europeo di questa settimana siamo invitati a concordare su un insieme di misure comuni per creare un quadro in grado di rafforzare l’azione a livello nazionale. Sarà solo attraverso una combinazione di iniziative complementari nazionali e comunitarie che si potrà trovare una soluzione al problema della disoccupazione giovanile.

A tal fine i ministri del lavoro e delle finanze di Francia, Germania, Italia e Spagna si sono incontrati recentemente a Roma per discutere su eventuali azioni comuni. Fino ad ora, i ministri del lavoro e delle finanze hanno lavorato separatamente: i primi concentrandosi sulle riforme del lavoro, i secondi sui bilanci. Ma i due sono legati: non ci sarà crescita economica e riduzione del debito senza riforme strutturali nei mercati del lavoro. Allo stesso tempo, le riforme saranno socialmente e politicamente insostenibili senza crescita e occupazione.

Come far ripartire il paese? Prime proposte

Cosa possiamo fare, come paesi singoli e collettivamente, per favorire la crescita e alleviare la crisi del lavoro giovanile? La risposta è tanto semplice quanto difficile da realizzare: riavviare la crescita, ma senza il vecchio strumento della spesa in deficit. la crescita basata sul debito ha dimostrato di essere miope, mentre l’Italia ha fatto scendere il suo deficit al di sotto della soglia di riferimento UE del 3% del prodotto interno lordo, dopo notevoli sforzi collettivi, e non tornerà alle vecchie pratiche del passato.

La crescita verrà dalla rinnovata fiducia, dalla promozione degli investimenti e dai prestiti alle imprese, soprattutto le piccole e medie imprese. In Italia la decisione attesa da tempo di rimborsare i debiti che la pubblica amministrazione ha con le aziende private sta già fornendo liquidità alle imprese.

E sul lavoro?

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, tuttavia, c’è ancora molto da fare. Questa settimana il mio governo adotterà misure importanti per ridurre il costo del lavoro sulle nuove assunzioni, riorganizzare i servizi pubblici per l’impiego, semplificare l’apprendistato e aumentare la flessibilità in entrata.

Ma deve anche esserci una dimensione europea, che si concentri su strumenti per aiutare i giovani a trovare un posto di lavoro o di formazione iniziale. Dal prossimo anno dobbiamo garantire che ogni persona al di sotto dei 30 anni riceva un’offerta di lavoro, di formazione o un tirocinio entro quattro mesi dalla fine dell’istruzione o lavoro.

L’Europa può fungere da moltiplicatore e sostenitore di riforme interne. Una dichiarazione di intenti al vertice di questa settimana non sarà sufficiente. Dovranno essere prese misure in grado di parlare ai nostri giovani e affrontare le loro esigenze e aspirazioni. In caso contrario, il risentimento può diventare il terreno fertile per movimenti populisti ed estremisti, con il rischio di un contraccolpo a maggio 2014 e l’elezione di un Parlamento europeo più euroscettico che mai. La posta in gioco non è solo il futuro di una generazione, ma le prospettive dell’Europa stessa.

Di Enrico Letta
Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Financial Times

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