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Le multinazionali influenzano la Commissione UE? Uno studio sui “gruppi di esperti” lo svela
martedì 21 febbraio 2017, di
La Commissione europea, l’organo esecutivo dell’UE, è fortemente soggetta all’influenza delle multinazionali. Lo dice un rapporto del Corporate Europe Observatory di Bruxelles.
Come? Secondo il Corporate Europe Observatory, i “gruppi di esperti” - di cui la Commissione europea si serve per definire le proposte legislative che puntualmente sottopone al Consiglio e al Parlamento europeo - sarebbero estremamente sensibili al verbo delle multinazionali.
Il Corporate Europe Observatory ritiene che siano almeno 10 i gruppi di esperti che operano per la Commissione europea mantenendo allo stesso tempo solidi legami col mondo delle multinazionali.
La questione assume maggior rilevanza se si considera che i gruppi di esperti analizzati dal Corporate Europe Observatory indirizzano la Commissione europea su almeno 5 dei dossier più importanti della politica europea:
- Emissioni e regolamentazione del mercato automobilistico;
- Cambiamento climatico (a cui si aggiunge il raggiungimento degli standard individuati dalle Nazioni Unite);
- Regolamentazione finanziaria (“Capital Market Union”);
- Difesa e sicurezza;
- Lotta all’evasione fiscale.
Gruppi di esperti: i numeri del conflitto d’interessi
Che i gruppi di esperti assoldati dalla Commissione europea siano permeabili agli interessi delle multinazionali, fa sapere il Corporate Europe Observatory, non è affatto una novità. Nemmeno il piano varato dalla Commissione europea lo scorso maggio per rendere i gruppi di esperti immuni al contagio esterno è servito a qualcosa.
Il conflitto d’interessi dei gruppi di esperti, i cui membri sono in buona dose collusi con le multinazionali, è per il Corporate Europe Observatory “un enorme problema”.
Dall’analisi del Corporate Europe Observatory è emerso che circa il 70% dei membri dei vari gruppi di esperti è permeabile all’influenza delle multinazionali. Organizzazioni non governative e sindacati sfiorano solo il 30% degli esperti. Il conflitto d’interessi, ancora, è palese nel 50% dei casi analizzati.
Inoltre, il rapporto indica che spesso la Commissione europea evita di aprire la procedura di application per la selezione di nuovi esperti, verosimilmente assegnando il compito direttamente al soggetto prestabilito. La trasparenza - quella stessa trasparenza, per esempio, che la Commissione europea richiede con ardore ai Paesi membri in materia di conti pubblici - decade così fragorosamente.
Quali sono i 10 gruppi di esperti sotto la lente del Corporate Europe Observatory?
Come si diceva, i 10 gruppi di esperti individuati dal Corporate Europe Observatory si occupano di coadiuvare i lavori della Commissione europea su dossier che vanno dal contenimento delle emissioni inquinanti alla lotta all’evasione fiscale. La maggior parte di questi gruppi di esperti fornisce al contempo assistenza alla Commissione europea e alle multinazionali di settore. Un conflitto d’interessi dall’enorme impatto sociale. Ecco la lista dei 10 gruppi di esperti collusi secondo il Corporate Europe Observatory:
- Gruppo Veicoli (RDE-LDV): l’obiettivo di questo gruppo è fornire supporto alla Commissione europea in materia di emissioni. Peccato che alcuni dei membri del gruppo siano stati accusati in seguito allo scandalo Dieselgate per presunti rapporti con l’industria automobilistica;
- Gruppo GEAR 2030: istituito in seguito al Dieselgate, questo gruppo aveva il compito di garantire la “competitività del settore automobilistico”. Si pensa invece abbia foraggiato, per conto terzi, la massima liberalizzazione del mercato;
- Gruppo di consiglio sulla sicurezza (PASAG: si ritiene che alcuni dei suoi membri intrattengano stretti rapporti con l’industria militare;
- Piattaforma REFIT: questo gruppo avrebbe sostenuto, spinto dall’industria di settore, l’abbattimento di una serie di vincoli ambientali solo perché interpretati come “barriere al business”;
- Gruppo sull’iniziativa per la decarbonizzazione europea (EDPI): gruppo di esperti nato in seguito alla COP 21 di Parigi nel 2015;
- Gruppo sulla finanza sostenibile: questo gruppo lavora alla definizione di un mercato “verde” dei capitali;
- Gruppo di supporto alla strategia H2020;
- Gruppo sullo scambio automatico di informazioni finanziarie: questo gruppo, invece di occuparsi di lotta all’evasione fiscale (sua ragion d’essere) è, secondo il Corporate Europe Observatory, in combutta con un manipolo di banche il cui unico interesse è quello di scavalcare i “confini amministrativi” che impediscono al capitale di circolare liberamente tra i Paesi UE;
- Forum congiunto sui prezzi di trasferimento: come per il precedente, questo gruppo vanta fortissimi legami con l’industria finanziaria. Il “transfer pricing è una pratica che consente ai grandi gruppi di evadere le tasse”;
- Piattaforma per la buona gestione delle tasse: nato per implementare la lotta all’evasione fiscale, secondo il Corporate Europe Observatory questo gruppo rappresenta gli interessi di molti evasori.