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Lavoro accessorio: guida a regole e retribuzione
venerdì 3 marzo 2017, di
Lavoro accessorio, ecco una panoramica sulle regole e sulla retribuzione per i rapporti occasionali di lavoro. Oggetto del Jobs Act, le norme circa il lavoro accessorio sono state modificate dal decreto legislativo del 15 giugno 2015 n.81.
Cosa si intende quindi per lavoro accessorio? Si tratta di una tipologia di rapporto di lavoro che non è possibile inquadrare nelle ordinarie tipologie contrattuali di lavoro subordinato oppure di lavoro autonomo.
Il lavoro accessorio segue delle specifiche regole per quanto riguarda la retribuzione, che avviene tramite voucher Inps e che non può superare un determinato importo annuo. Negli anni il legislatore è intervenuto più volte a disciplinare regole, obblighi e limiti per il datore di lavoro che si avvale di prestazioni di lavoro accessorio e di seguito cercheremo di fare il punto della situazione, con le informazioni principali in merito a regole e retribuzione in vigore nel 2017.
Lavoro accessorio: regole, retribuzione e limiti per il datore di lavoro
Il lavoro accessorio è una tipologia di rapporto lavorativo che si svolge in maniera saltuaria. È stato introdotto per cercare di porre una regolamentazione a tutte quelle prestazioni che di norma retribuite ma che non sono ricomprese all’interno delle categorie del lavoro subordinato o autonomo.
I limiti circa il lavoro accessorio sono da intendersi per lo più legati alla retribuzione che non può eccedere un certo tetto, come analizzeremo di seguito. Questa tipologia di rapporto viene remunerato tramite voucher Inps, detti anche buoni lavoro.
Percepire un compenso tramite lavoro accessorio non incide sullo stato di disoccupazione del lavoratore. I voucher Inps permettono, oltre alla retribuzione, di contribuire ai versamenti pensionistici per il lavoratore presso l’INPS e all’assicurazione per l’INAIL.
Come lavoro accessorio si possono quindi citare le prestazioni di badanti, di giardinieri, di servizi di pulizia, di ripetizioni scolastiche purché siano di carattere occasionale. L’intento è quello di strappare al lavoro in nero e illegale ampie fasce di rapporti che danno luogo a retribuzione ma che non possono rientrare in altre categorie di lavoro.
Nello specifico questa tipologia di rapporto lavorativo è ammessa nei casi di:
- famiglie,
- pubbliche amministrazioni,
- imprenditori e professionisti ,
- enti che non operano a fini di lucro,
- singoli cittadini.
Sono invece esclusi espressamente dalla retribuzione da lavoro accessorio gli appalti di opere e servizi. Inoltre sono vietate tutte le forme di lavoro che, potendo rientrare in altre tipologie di rapporti contrattualmente sanciti, vengono invece retribuite tramite buoni orari.
Lavoro accessorio, regole e retribuzione
Per il lavoro accessorio esiste una apposita regolamentazione. Come già accennato i vincoli maggiori sono quelli relativi ai compensi, che non possono superare i 7.000€ netti (9.333 lordi) per anno civile (dal 1° gennaio al 31° dicembre).
A ciò va aggiunto che un singolo lavoratore non può percepire per ogni anno più di 2.000€ da parte di un committente imprenditore o professionista. Nel caso il lavoratore sia percettore di cassa integrazione o di misure per il sostegno del reddito è fissato un massimo 3.000€ per anno civile.
È necessario inoltrare una comunicazione, da parte del datore di lavoro, alla sede territoriale dell’Ispettorato del lavoro prima di un ora dall’inizio della prestazione. Questa, che potrà essere inviata sia per sms che per e-mail, dovrà recare:
- dati anagrafici del lavoratore;
- codice fiscale del lavoratore;
- il luogo, il giorno e l’ora di inizio e di fine del lavoro.
La mancata comunicazione può costare una sanzione da 400 a 2.400€ per ciascun lavoratore. La stessa comunicazione dovrà, nel solo caso di committenti agricoli, indicare una durata massima di 3 giorni per la prestazione lavorativa.