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Lavoro, Italia: fuga di cervelli. I più qualificati stanno andando via

venerdì 22 febbraio 2013, di Erika Di Dio

Per più di un secolo, italiani non qualificati sono emigrati all’estero per sfuggire alla povertà, ma in questi giorni le persone più propense ad andare via sono tra i migliori cervelli del paese.

Una crescente ondata di tecnologi, ricercatori e imprenditori va via lontano dalla madrepatria. Pochi pensano che le elezioni di questo fine settimana aiuteranno ad alleviare la tristezza.

"Io sono italiano e amo l’Italia. Ma ogni volta che la torno a visitare, vedo che il paese sta scivolando sempre di più", ha detto Andrea Ballarini, laureato in economia, partito per la West Coast statunitense quasi tre anni fa.

Quando Ballarini si è laureato presso l’élite Bocconi, l’università più nota d’Italia, non aveva intenzione di lasciare casa e sognava di creare una propria azienda nella sua terra natia.

Ma, non appena la crisi economica ha cominciato a mordere tre anni fa, a 32 anni, l’imprenditore ha attraversato l’Atlantico.

"Il mio compagno di lavoro ed io abbiamo comprato un biglietto per San Francisco. Volevamo solo vedere la Silicon Valley. Non siamo mai più tornati", ha detto Ballarini, che è stato conquistato dall’atmosfera pro-business della West Coast e ora gestisce una virtuale piattaforma di business chiamata HyperFair.

"Tornato in Italia, ogni giorno è iniziato con una lista dei problemi che ho dovuto risolvere. Qui faccio ogni giorno una lista delle cose che voglio fare", ha aggiunto.

Di fronte all’impennata della disoccupazione e al calo dell’attività economica, i giovani italiani stanno seguendo le generazioni precedenti nel cercare fortuna all’estero, delusi da un’economia in cui i laureati spesso devono accettare lavori precari e umili.

I dati dell’Istituto statistico italiano ISTAT mostrano che la percentuale di emigranti che hanno una laurea è raddoppiata tra il 2001 e il 2010, al 15,9% di tutti i migranti.

Migrano in paesi europei come la Gran Bretagna e la Germania, ma anche, nonostante le restrizioni di lavoro, negli Stati Uniti, secondo i dati Istat. I loro stipendi mensili sono in media di 540 € superiori a quelli dei simili professionisti che rimangono a casa.

Generazione persa

A differenza dei poveri emigrati degli anni ’60 e ’70, quelli di oggi sono molto diversi.
I professionisti qualificati stanno perdendo la speranza nella capacità d’Italia di rilanciare la sua economia stagnante e sradicare il clientelismo, la burocrazia e un regime fiscale punitivo.

L’Italia è in recessione dalla metà del 20ll ed è stata l’economia più lenta della zona euro per oltre un decennio.

Appena al di sotto del 37%, la disoccupazione giovanile in Italia è la più alta da quando sono cominciati i record 20 anni fa. La "generazione perduta" è diventata una questione elettorale calda.

Alcuni decidono di unirsi alla fuga dei cervelli prima ancora di terminare l’istruzione. "Un gran numero - decine di migliaia - di coloro che studiano per un posto di dottorato di ricerca o di ricerca stanno lasciando l’Italia", ha detto Mario Calderini, consigliere speciale per il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo.

"Stiamo perdendo studenti e ricercatori di alta qualità, e non stiamo attraendo un numero simile di persone di alta qualità."

Gli stranieri non sono attratti

Le università italiane sono poco attraenti per gli studenti stranieri e i laureati a causa dei bassi salari offerti ai ricercatori, il processo di assunzione complesso e l’uso della lingua italiana. Secondo i dati dell’OCSE, solo il 4% di coloro che studiano presso le università italiane sono stranieri e ci sono pochi insegnanti stranieri.

Fino a poco tempo, le offerte per i lavori universitari erano pubblicate solo in lingua italiana e il sistema di selezione tendeva a favorire i candidati interni delle università locali.

Calderini ha detto che il governo tecnocrate di Mario Monti ha introdotto l’uso della lingua inglese per gli annunci di lavoro universitari, ma resta ancora molto da fare per invogliare i ricercatori stranieri, che tendono a guadagnare di più fuori d’Italia.

"Non tutti sono in grado di trovare un lavoro in quanto l’industria italiana assorbe pochissimi tra questi professionisti altamente qualificati".

Più del 95% delle imprese italiane dà occupazione a meno di 10 persone. Essi non hanno le risorse per investire in ricerca e sviluppo e lo stato a corto di liquidi sta tagliando i suoi finanziamenti di ricerca.

Esperienza innovativa

Alcune istituzioni stanno cercando di attirare a casa i talentuosi.

L’Istituto di Tecnologia con sede a Genova (IIT), fondato solo sei anni fa, è specializzato in bio-robotica, un futuristico ramo di ingegneria robotica che è sbocciata in Italia grazie alle forti tradizioni manifatturiere del paese.

L’istituto, la cui lingua di lavoro è l’inglese, è riuscito a portare scienziati italiani verso il paese, offrendo stipendi competitivi, un ambiente di lavoro internazionale e progetti innovativi e ben finanziati.

Circa il 17% degli scienziati che lavorano presso l’IIT sono italiani che lavoravano all’estero.

"Ci sono pochi posti in Italia dove è possibile combinare un background tecnologico con la ricerca scientifica", ha detto Diego Ghezzi, 32 anni. "Se non fossi venuto qui, avrei dovuto lasciare il paese".

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Cnbc

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