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La Germania vuole controllare la BCE?

mercoledì 13 marzo 2013, di Federica Agostini

La Germania è uno dei principali contribuenti ai finanziamenti della BCE, dovrebbe per questo avere maggiore peso (e controllo) sulla Banca Centrale Europea?

Quando in Germania si accende il dibattito attorno alla questione, Jens Weidmann, Presidente della Bundesbank e membro del Consiglio Direttivo BCE, tenta di minimizzare: il vero problema della Banca Centrale Europea non è la ripartizione del potere di voto, ma la stessa politica monetaria.

Germania: più controllo sulla BCE?

Spiega Weidmann:

"Certamente [la Germania] ha una posizione specifica all’interno del sistema dell’Euro e credo che questa posizione sia importante. Ma il nostro ruolo rimane tale e dobbiamo convincere [gli altri] con il potere delle argomentazioni e non con maggior potere sul Consiglio direttivo [BCE]."

Lunedì, alcuni membri della coalizione di governo della Cancelliera Merkel hanno appoggiato la posizione secondo la quale la Germania dovrebbe avere maggior diritto di voto durante le decisioni del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea, questo perché la Germania è uno dei paesi che maggiormente contribuisce ai fondi della banca.

Come si vota alla BCE

Il consiglio direttivo BCE è composto da 23 membri che comprendono i 17 governatori delle banche centrali nazionali degli Stati aderenti all’Euro, più una board di altre 6 persone nominate direttamente dalla BCE.

Ogni membro ha a disposizione un solo voto al momento delle decisioni sulla politica monetaria, ma la Bundesbank tedesca contribuisce più di qualsiasi altra banca centrale della zona Euro, rappresentando circa il 19% dei finanziamenti alla BCE. Per questo, sostengono gli alleati politici della Merkel, la Germania si fa carico della maggior parte dei rischi nei processi di salvataggio dei paesi dell’Eurozona.

Il voto della Germania vale di più?

Rainer Bruederle, leader politico della coalizione Merkel, sostiene che il sistema dei voti alla BCE debba essere modificato prima dell’adesione di nuovi Stati: "E’ inammissibile che Malta abbia lo stesso potere di voto della Germania, ad esempio" ha detto il politico tedesco.

Weidmann, sostiene che la discussione sul potere di voto derivi dal fatto che non esista una separazione netta tra la politica monetaria e quella fiscale.

"Da quando abbiamo ridistribuito il rischio tra i contribuenti dell’euro area, ci si chiede in che modo il voto della Bundesbank possa rappresentare il volere del 27% della popolazione (la popolazione della Germania, in relazione al totale dell’Eurozona) che si fa carico del rischio. E’ davvero adeguato questo diritto di voto?"

Tuttavia, aggiunge Weidmann, "non credo che la soluzione risieda nella ridistribuzione del potere di voto". L’unica cosa di cui ci si deve occupare in questo momento è la politica monetaria.

Crisi: il futuro della politica monetaria BCE

La crisi, conclude Weidmann, ha reso sempre meno marcato il confine tra politica monetaria e politica fiscale. Ma cosa possiamo aspettarci dal futuro della BCE?

"La politica monetaria può soltanto comprare tempo e, in questo senso, sono preoccupato delle aspettative nate attorno a nuove possibili misure di politica monetaria."

Secondo Weidmann, infatti, la BCE è piuttosto scettica riguardo alla possibilità di lanciare nuove misure di stimolo che forse, invece, potrebbero aiutare le medie-imprese delle zone periferiche dell’Euro, in serie difficoltà a causa della crisi e dei suoi pressanti effetti collaterali.

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