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L’effetto Trump convincerà la Fed a sorprendere a dicembre?
mercoledì 16 novembre 2016, di
Prosegue l’effetto Trump sui mercati internazionali, con l’indice del Dollaro americano che oggi ha toccato i massimi da 13 anni. Le Borse sono sempre più convinte che la Federal Reserve agirà nella prossima riunione di dicembre, dato che le probabilità assegnate dagli operatori sono salite al 94%.
I mercati sono infatti convinti che le politiche di Trump, ancora incerte, porteranno ad un aumento progressivo dell’inflazione e convinceranno la Fed ad agire nella prossima riunione. D’altronde gli stessi membri del FOMC continuano a lanciare segnali che un rialzo dei tassi è sul tavolo, ma sarà davvero così?
Borse: prosegue effetto Trump, indice del Dollaro ai massimi da 13 anni
Non si arresta l’effetto Trump sui mercati internazionali, l’indice del Dollaro ha toccato quest’oggi i massimi da 13 anni, l’Euro-Dollaro ha rotto a ribasso quota $1,07 mentre il cambio Dollaro-Yen si è portato a ridosso di $110. I mercati sembrano ormai certi che la Federal Reserve nella prossima riunione di dicembre agirà sui tassi di interesse, spinta da un innalzamento delle aspettative di inflazione.
Le politiche fiscali e protezioniste che Trump vorrebbe attuare, difatti, convergono tutte per una spinta dell’inflazione. Gli stessi membri del FOMC, come il presidente della Fed di St. Louis James Bullard, continuano a lanciare segnali che un rialzo dei tassi è ancora sul tavolo (anche se non tutti sono d’accordo). Intanto, i dati macroeconomici di oggi non sono stati particolarmente incoraggianti.
USA: deludono produzione industriale e IPP di ottobre
La produzione industriale di ottobre è stata piatta ed il precedente è stato rivisto a ribasso al -0,2%. L’indice dei prezzi alla produzione invece è risultato anch’esso invariato nel mese di ottobre contro un’aspettativa del +0,3% e di un precedente del +0,3%. Domani si avranno ulteriori spunti dato che verranno rese note le proiezioni sull’inflazione di ottobre che il consenso stima al +0,4%.
La maxi rivalutazione del Dollaro, in teoria, ha aumentato la deflazione nel Paese ma anche a livello globale. Il ribasso patito dalle materie prime, causato dall’aumento della valuta di riferimento, avrà sicuramente un impatto sui dati del mese corrente.
Il target di inflazione fissato dalla Federal Reserve è veramente duro da raggiungere. Durante l’amministrazione Obama, il tasso di risparmio dei privati è aumentato, dato che la crescita dei salari non è stata uniforme nel corso del tempo ma, anzi, ultimamente non è stata per niente incoraggiante:
USA: disoccupazione reale al 24% e non al 5%
Inoltre, il tasso di disoccupazione reale degli Stati Uniti si aggira intorno al 24% , visto che, come riportava il sito Zerohedge, a giugno c’erano 102 milioni di americani che erano disoccupati o non in cerca di lavoro.
Dal 2008 ad oggi, poi, il numero di richiedenti di buoni alimentari è salito del 60% passando da 28 milioni a 45 milioni. I poveri sono quindi in evidente aumento, confermando così il fatto che l’occupazione creata nell’era Obama non è concreta ed utile all’aumento dei consumi e dell’inflazione:
Fed terrà d’occhio Wall Street
Altro indicatore da monitorare è l’andamento di Wall Street: la Fed sicuramente non agirà in caso di crollo della Borsa newyorkese. Gli utili delle società americane si sono contratti pesantemente con il rafforzamento del Dollaro e questo mese per loro non sarà stato facile.
Inoltre, un aumento dei tassi sui prestiti avrebbe effetti sui buyback aziendali che fino ad ora hanno sostenuto, e non poco, l’andamento dei corsi azionari americani.
Trump non può sostenere sue politiche con Dollaro forte e rialzo tassi
Un altro punto che rende dubbio l’aumento dei tassi da parte della Fed è come Trump intenda finanziare il suo programma politico. In un mondo in deflazione da debiti è quanto meno difficile che Trump pensi di rilanciare l’economia attraverso un rafforzamento del Dollaro e ad un aumento dei tassi di interesse che contrarrebbero la circolazione di moneta.
Ricordiamo che la Bank of England ha rivisto le stime di inflazione 2019 al +2,5% solo dopo che la sterlina si è svalutata del 30%.
Trump come Reagan? Debito pubblico pronto ad aumentare
Trump intende effettuare politiche simili a quelle di Reagan tra il 1981 e il 1989, periodo in cui il debito pubblico è aumentato del 189%. Il nuovo presidente deve per forza far leva sull’indebitamento, trasmettendolo questa volta al meglio sull’economia reale cosa che negli ultimi anni negli Stati Uniti non è accaduto.
Al limite, quello che potrebbe fare la Fed è tagliare i tassi di interesse e mettere in atto un nuovo Quantitative Easing anche se ciò non potrà accadere nella prossima riunione di cembre, ma bensì dopo che Trump si sarà insediato alla Casa Bianca.
Dollaro forte: le altre economie non stanno a guardare
Nel frattempo, comunque, le altre economie non stanno a guardare: la PboC ha svalutato lo Yuan per nove volte di seguito negli ultimi giorni contro il Dollaro (nel complesso di un 7% nell’arco di pochi mesi), il che significa altra deflazione.
La BCE probabilmente opterà per un’estensione temporale del QE ma non aumenterà questo a causa delle pressioni tedesche, si limiterà a deregolamentare gli acquisti in modo da incrementare la lista di titoli acquistabili.
La Fed a dicembre rialzerà i tassi? Forse sì, ecco perché
L’unico motivo per cui l’istituto centrale americano può alzare i tassi è per crearsi un range entro cui tagliare nuovamente con uno shock dell’economia, il che darebbe anche adito ad un ricorso al Quantitative Easing.
Attenzione quindi a dare seguito all’ottimismo e ai movimenti di mercato, dato che la Fed il prossimo mese potrebbe davvero sorprendere.