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Jobs act autonomi partite IVA: deducibilità integrale costi di formazione

venerdì 4 novembre 2016, di Francesco Oliva

Il Senato ha approvato il testo sul cosiddetto Jobs Act dei lavoratori autonomi con partita IVA: il testo passa ora all’esame della Camera.
Tante le novità interessanti a partire dalla possibilità di deducibilità integrale dei costi di formazione sostenuti al di sotto di deteminati limiti ma non solo. Ci sono anche importanti novità sulla deducibilità dei costi di vitto e alloggio, la maternità e la malattia, le garanzie sui mancati pagamenti e lo smart working.

Si ricorda che già sono in corso di approvazione altre importanti novità sulle partite IVA 2017: la discussa IRI (imposta sul reddito imprenditoriale), il nuovo regime di cassa per le contabilità in regime semplificato e le nuove regole sul super e iper ammortamento.

Per i titolari di partita IVA non iscritti ad alcun albo professionale ci sono già notizie positive. Dal 2017, infatti, l’aliquota della gestione separata INPS professionisti senza cassa scende dal 27,72 al 25 per cento.

Jobs Act autonomi partita IVA 2017: deducibilità integrale dei costi di formazione

Uno dei punti più attesi del Jobs Act autonomi con partita IVA è certamente quello relativo alle regole sulla deducibilità dei costi di formazione professionale.
Per quale motivo?

Oggi la normativa fiscale prevede una regola alquanto paradossale ovvero la parziale deducibilità delle spese di formazione professionale.

Il riferimento normativo fondamentale è l’articolo 54 comma 5 del Tuir:

le spese di partecipazione a convegni, congressi e simili o a corsi di aggiornamento professionale, incluse quelle di viaggio e soggiorno sono deducibili nella misura del 50 per cento del loro ammontare

Il paradosso sta nel fatto che per i professionisti iscritti in appositi albi professionali (Commercialisti ed Esperti Contabili, Consulenti del Lavoro, Ingegneri, ecc.) la formazione professionale è obbligatoria a tutela dei terzi soggetti (clienti).

Di conseguenza da tempo si attende un intervento che renda più equo questo aspetto. Tale intervento sembra in dirittura d’arrivo.

Il testo approvato al Senato sul Jobs Act lavoratori autonomi con partita IVA prevede, infatti, la deducibilità integrale delle spese di formazione professionale entro il tetto dei 10.000 euro. Sono ammesse le spese per la formazione e l’aggiornamento professionale, convegni, corsi e iscrizione a master.

Il Jobs Act autonomi con partita IVA estenderebbe addirittura la deducibilità integrale dei costi di formazione alle spese per i servizi personalizzati di certificazione delle competenze, orientamento, ricerca e sostegno dell’autoimprenditorialità. In questo caso il limite di deducibilità in valore assoluto è fissato in euro 5.000.

Nessun riferimento, invece, alle spese di viaggio e soggiorno che si ritiene debbano ancora seguire le classiche regole di deducibilità fiscale (75% di deducibilità fino al tetto del 2% di compensi per le spese di soggiorno; limiti dipendenti dal mezzo di trasporto e dall’utilizzatore per le spese di viaggio).

Jobs Act autonomi partita IVA 2017: maternità e malattia

Buone notizie anche sul fronte del difficile equilibrio fra attività professionale e vita familiare.

Il Jobs Act autonomi partita IVA 2017 prevede, infatti, nuove regole su maternità e malattia.

In particolare, si prevede:

  • l’introduzione di un’indennità di maternità/paternità pur continuando a lavorare. Si tratta di una sorta di bonus bebé per le partite IVA;
  • per i professionisti senza cassa iscritti alla Gestione Separata INPS i congedi parentali salgono da 3 a 6 mesi entro i primi 3 anni di vita del bambino.

Jobs Act autonomi partita IVA 2017: lo smart working

Altro punto importante è quello relativo allo smart working.

In questo caso non parliamo più di lavoratori autonomi con partita IVA ma di lavoratori subordinati. Il nuovo Jobs Act 2.0 introduce nel nostro ordinamento il concetto di smart working ovvero una modalità di lavoro a distanza svolto grazie all’ausilio delle nuove tecnologie dell’informazione digitale (connessione in remoto, cloud, ecc.).

I dettagli delle modalità di svolgimento della collaborazione sono disciplinati tra datore di lavoro e lavoratore e possono essere svolte all’interno o all’esterno dell’azienda.

Perché un Jobs Act degli autonomi con partita IVA? (Ma soprattutto perché chiamarlo proprio Jobs Act?)

A noi questa definizione di Jobs Act non piace proprio, non ci piaceva all’epoca del primo Jobs Act, men che meno oggi.
L’ispirazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi deriva da un provvedimento di Obama di qualche anno fa: peccato che quel provvedimento trattasse la materia del mercato del lavoro dal punto di vista economico e fiscale e non normativo (come ha fatto il Jobs Act italiano).

Per comprendere quanto questa definizione sia davvero impropria elenchiamo di seguito i punti essenziali del Jobs Act di Barack Obama:

  • riduzione delle tasse a carico delle imprese che assumeranno nuovi lavoratori o aumenteranno i loro salari;
  • sgravio totale degli oneri sociali per nuovi lavoratori o per l’aumento dei salari: eliminazione totale dei contributi sociali per le aziende che aumenteranno il monte salari, aggiungendo nuovi lavoratori o aumentando i salari dei lavoratori esistenti (il beneficio è limitato ai primi 50 milioni di aumento nel monte salari);
  • riduzione delle trattenute in busta paga al fine di generare un risparmio per le famiglie americane pari a circa 1500 dollari l’anno senza oneri aggiuntivi a carico del Fondo fiduciario di previdenza sociale (“Cutting payroll taxes in half for 160 million workers next year: The President’s plan will expand the payroll tax cut passed last year to cut workers payroll taxes in half in 2012 – providing a $1,500 tax cut to the typical American family, without negatively impacting the Social Security Trust Fund”);
  • creazione di posti di lavoro per gli oltre 280.000 insegnanti (“Preventing up to 280,000 teacher layoffs”);
  • creazione di posti di lavoro per i veterani delle gerre di Iraq e Afganistan (“A “Returning Heroes” hiring tax credit for veterans: This provides tax credits from $ 5,600 to $9,600 to encourage the hiring of unemployed veterans”);
  • creazione di posti di lavoro per i soccorritori e lavoratori edili;
  • realizzazione di infrastrutture pubbliche;
  • estensione dei sussidi di disoccupazione;
  • incentivare attraverso detrazioni fiscali i datori di lavoro ad assumere persone disoccupate;
  • divieto di discriminazione dei datori di lavoro in caso di assunzione dei lavoratori disoccupati;
  • ampliamento delle opportunità di lavoro per i giovani e adulti a basso reddito attraverso un fondo per l’occupazione sovvenzionata, programmi formativi innovativi e lavori estivi/annuali per i giovani.

In Italia, invece, si continua a parlare di Jobs Act ma di fatto le misure sono solo normative. Nel primo Jobs Act hanno modificato le regole sul tempo indeterminato/determinato dei contratti di lavoro, oltre ad intervenire pesantemente sulle regole per il licenziamento. In America si è trattato di interventi fiscali ed economici.

Questo secondo Jobs Act lavoratori autonomi con partita IVA è altisonante nel nome ma nella sostanza è davvero poca roba. Le modifiche fiscali al Tuir appaiono dettate più dalla logica che da una visione da grandi statisti. Cioé: è un sistema equo quello in cui dei professionisti debbano rispettare gli onerosi obblighi di formazione professionale obbligatoria senza poter dedurre integralmente le relative spese? Il resto delle novità a nostro avviso non giustifica l’enfasi che maggioranza parlamentare e Governo stanno mettendo sul presente provvedimento.

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