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JPMorgan di nuovo nei guai. Sotto inchiesta come Enron
lunedì 6 maggio 2013, di
Nuovi guai per il colosso bancario JPMorgan Chase. Gli investigatori governativi hanno scoperto che la potente banca d’affari americana, tra le più prestigiose al mondo, avrebbe ideato "schemi manipolativi" con l’obiettivo di trasformare "centrali elettriche in perdita” in altrettanti potenti e profittevoli stabilimenti, mentre uno dei più alti dirigenti dell’istituto avrebbe fornito "dichiarazioni false e fuorvianti" sotto giuramento (reato, questo, considerato perseguibile penalmente in America).
I risultati affiorano da un documento riservato, portato alla luce dal New York Times, inviato alla banca nel mese di marzo, in cui si parla di un possibile giro di vite da parte del regolatore dei mercati dell’energia americano. Piove sul bagnato! La notizia arriva infatti proprio mentre altre agenzie sembrano ormai vicine alla resa dei conti con JPMorgan.
Uno dei principali regolatori bancari, l’Ufficio del Controllo della moneta, starebbe infatti valutando nuove azioni ed interventi contro il gruppo americano sul modo in cui l’istituto avrebbe accumulato debiti sulle carte di credito – JPMorgan sembra perseguisse azioni legali contro i clienti morosi basandosi su documenti difettosi – e sulla mancata comunicazione alle autorità dei sospetti su Bernard L. Madoff, "Bernie" per gli amici, accusato di quella che potrebbe essere ritenuta la più grande frode (circa 65 miliardi di dollari) mai ideata e perpetrata nella storia di Wall Street e della finanza americana.
In un incontro avvenuto il mese scorso a Park Avenue, sede della banca, l’Ufficio del Controllo della moneta, ha rivolto un messaggio insolitamente forte a Jamie Dimon, amministratore delegato e presidente di JPMorgan, a lungo banchiere più influente d’America: la più grande banca del paese sta rapidamente perdendo credibilità a Washington.
Nell’indagine aperta circa le presunte speculazioni nel mercato dell’energia, il personale addetto ai controlli della Federal Energy Regulatory Commission, o FERC, starebbe valutando l’ipotesi di perseguire un’azione legale contro JPMorgan per le sue transazioni nei mercati energetici di California e Michigan.
Il documento di 70 pagine, prende di mira anche un alto dirigente di banca, Blythe Masters, figura chiave nota per aver contribuito ad ampliare i confini della finanza, compreso lo sviluppo di credit default swap, il prodotto derivato che avrebbe favorito ed alimentato la crisi finanziaria. Il documento normativo cita la supposta "conoscenza e l’approvazione dei programmi" svolti da un gruppo di traders dell’energia a Houston. La Masters avrebbe negato e respinto le accuse, fornendo "decine di dichiarazioni false e fuorvianti e omissioni materiali" alle autorità, giurando il falso.
"Abbiamo intenzione di difendere con forza l’impresa e i dipendenti in questa materia", ha detto Kristin Lemkau, portavoce della banca. "Noi contestiamo fortemente che Blythe Masters o qualsiasi dipendente abbia mentito o agito in modo inappropriato” su tale questione. JPMorgan avrò tempo fino a metà maggio per rispondere alle accuse mosse dalle autorità del settore energetico. Mentre la battaglia della banca continua anche su altri fronti, con le autorità di regolamentazione.
Lo sforzo è notevole, e non mancano le complicazioni: Frank J. Bisignano, il co-direttore operativo noto per aver “ripulito” la divisione mutui di JPMorgan dopo la crisi finanziaria del 2008, ha annunciato le sue dimissioni questa settimana. Barry Koch, anziano avvocato con forti legami con le forze dell’ordine, potrebbe presto seguirne le orme.
JPMorgan è solo l’ultima grande banca a finire nel mirino del regolatore di energia, che di recente ha perseguito azioni contro Barclays e Deutsche Bank. Dopo lo scandalo Enron, la società che nel 2001, dopo lo scandalo delle manipolazioni del mercato, fece bancarotta, i sospetti e le indagini sembrano intensificarsi e lo stato d’allerta alzarsi.
Il caso JPMorgan è sorto, secondo il documento, all’indomani dell’acquisizione di Bear Stearns avvenuta nel 2008, operazioni attraverso cui la banca avrebbe ottenuto il diritto di vendere energia elettrica da centrali elettriche dislocate in California e Michigan. E’ stato un affare in perdita che si basava su una tecnologia "inefficiente" e superata, o come la stessa JPMorgan definì l’affare, "un asset non redditizio".
Eppure,secondo gli investigatori dell’agenzia i traders avrebbero adottato diversi "schemi" tra settembre 2010 e giugno 2011, con l’obiettivo di offrire l’energia a prezzi "calcolati per apparire falsamente attraenti" agli occhi delle autorità statali, con "effetti nocivi" sui mercati.
JPMorgan contesta le affermazioni, sostenendo che le transizioni fossero legali e la strategia adottata “trasparente” ed in piena conformità con le norme applicabili. Ma non è tutto. Secondo gli investigatori, la banca avrebbe altresì "pianificato ed eseguito un sistematico insabbiamento" di documenti che esponevano la strategia, comprese le dichiarazioni dei profitti e delle perdite”.
L’ampio esame normativo - almeno otto agenzie federali stanno indagando sulla banca - rappresenta una minaccia per JPMorgan. Considerati i forti guadagni della banca e la serie di profitti record, gli investitori dovrebbero dormire, almeno loro, sonni tranquilli.
Il caso non è chiuso!
Fonte: dealbook.nytimes.com