Home > Altro > Archivio > L’Italia è una bomba a orologeria?
L’Italia è una bomba a orologeria?
lunedì 26 marzo 2018, di
L’Italia non è l’unica potenziale fonte di instabilità economica nell’Eurozona, eppure rimane ad oggi la più prevedibile.
A meno di un mese dalle elezioni politiche del 4 marzo scorso, il Financial Times è tornato a mettere in luce non soltanto le evidenti debolezze del Belpaese, ma anche l’incapacità dell’Europa di far fronte ad una situazione ancora decisamente calda.
Guerre commerciali, rallentamento economico: tutti elementi potenzialmente distruttivi che secondo il quotidiano dovrebbero comunque impallidire dinanzi alle criticità italiane.
Un Paese dalle mani legate?
La crisi finanziaria ha certamente messo in ginocchio il mondo intero, eppure con l’Italia e la sua economia è stata ancor meno clemente. Per il Financial Times, al Belpaese resta oggi un’unica improbabile strada da percorrere per rimettersi in riga: quella delle riforme economiche e del contenimento fiscale permanente.
Nella realtà, fa notare il quotidiano britannico, né il Movimento 5 Stelle né la Lega si sono mostrati propensi ad adottare una simile strategia combinata, per cui l’ipotesi è che se l’economia invertirà improvvisamente il suo corso, essa trascinerà l’intera Italia nel baratro.
Occhi al 2019
Secondo gli esperti, i problemi italiani ed europei verranno a galla il prossimo anno, in occasione della presentazione del piano di budget 2019 che dovrà comunque essere approvato nel prossimo autunno.
I partiti populisti, continuano gli analisti, hanno il 60% dei ministri e dei senatori. La loro priorità non sarà certamente quella di seguire le normative fiscali della Ue. Nessuno oggi sembra più pronto ad accettare il termine Austerity nel linguaggio nazionale e internazionale.
I due errori dei mercati
Perché i mercati si sono mantenuti così calmi di fronte ad una situazione che, così esaminata, appare tutto fuorché rosea? È quello che si è chiesto il quotidiano di Londra, che ha successivamente messo in evidenza i due errori principali compiuti da quegli stessi mercati che sono rimasti a guardare il voto italiano con un atteggiamento pacato e attendista.
Il primo errore? La considerazione che Mario Draghi continuerà a garantire la stabilità del sistema fino alla fine del suo mandato che scadrà ad ottobre 2019. Non tutti sono però convinti che il presidente della BCE aiuterebbe ancora un Paese che si è rifiutato di seguire le regole fiscali del blocco.
Si rivelerà errata anche l’idea secondo cui i partiti tradizionali, il cosiddetto establishment italiano, troveranno il modo di riprendere il comando e terranno lontani i gruppi più estremisti. Ovviamente, fanno notare gli esperti, i sistemi elettorali sono nati per una ragione e creare maggioranze dove non esistono è un’ipotesi irrealistica.
“Stiamo osservando la prevedibile risposta dell’Italia a due decenni di una politica economica che ha fallito nel tentativo di creare posti di lavoro per i giovani. Molte delle vittime di questa politica rappresentano oggi la spina dorsale dei trionfanti partiti populisti. Nessun Paese, neanche uno paternalistico come l’Italia, può riuscire a mantenere un consensus pro-Europa in presenza di calamità economiche permanenti”.
Il Movimento 5 Stelle e la Lega non riusciranno ad implementare i programmi elettorali che li hanno portati alla vittoria, mentre ancora lo spettro di nuove elezioni non farà che peggiorare le cose, portando i precedenti indecisi a confluire nell’uno o nell’altro partito. Per il FT, insomma, qualsiasi scenario prevarrà, esso non sarà comunque in grado di garantire la necessaria adesione alle norme fiscali dell’Unione europea.
“È stata la tragedia dell’Eurozona: l’Italia è troppo grande da salvare e troppo grande per fallire. L’Eurozona non ha i mezzi per gestire effettivamente la crisi di un grande Paese”.
Quelle del FT sono ovviamente considerazioni condivise non dall’intero mercato. Eppure così dipinta, l’Italia sembra oggi una grossa bomba a orologeria in procinto di esplodere sonoramente.