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Italia: declassamento, recessione e problemi irrisolti. Rischiamo una nuova manovra in autunno?

giovedì 11 luglio 2013, di Marta Panicucci

Nonostante il declassamento di S&P sembra che l’Italia abbia retto abbastanza bene il colpo sul fronte dei mercati e sembra che all’orizzonte non ci siano i pericoli delle scorse estati. Detto questo però non si può non registrare una situazione drammatica dal punto vista dell’economia del paese che continua ad arrancare, non riuscendo in alcun modo a ripartire.

Le nuove regole del bilancio europeo, la recessione, la disoccupazione a livelli record, il problema di Imu e Iva continuamente discusso, ma mai risolto, probabilmente non fanno dormire sonni tranquilli al ministro dell’economia Saccomanni. A lui infatti si chiede di trovare la copertura finanziaria per eliminare l’Imu e almeno rinviare l’aumento di un punto percentuale di Iva. E sempre a lui si chiedono risorse per aiutare le imprese, ogni giorno costrette ad combattere contro il credit crunch, e i finanziamenti per gli ammortizzatori sociali per le migliaia di lavoratori senza impiego o in cassa integrazione.

Queste e molto altre le preoccupazioni che accompagneranno l’esecutivo nel corso dell’estate fino ad arrivare all’autunno, momento di appuntamenti molto importanti con l’Europa.

Nuove regole del bilancio europeo

Stando alle regole del Two Pack entro metà ottobre l’Italia e tutti gli altri paesi dovranno presentare alla commissione europea la propria bozza per la legge finanziaria 2014. I tecnici della commissione analizzeranno i conti dell’Italia e entro novembre darà in merito la sua opinione.

Se tale commissione riterrà che l’Italia stia facendo spese azzardate o che comunque non rispetti i vincoli del patto di stabilità chiederà al paese di modificare la propria legge finanziaria.

Deficit sotto il 3%

Essere uscita della procedura d’infrazione non è soltanto una cosa simbolica che apre all’Italia le porte del gruppo dei paesi virtuosi d’Europa, ma ha anche dei riscontri pratici: permette maggior spazio di manovra per gli investimenti con i fondi nazionali e europei.

Di fondamentale importanza quindi per il nostro paese riuscire a tenere il rapporto tra deficit e Pil sotto il 3%. Facile a dirsi, ma molto meno a farsi. A marzo di quest’anno quando la commissione europea e il tesoro italiano prevedevano una caduta del Pil del 1,3% si era già acceso un campanello di allarme perché il deficit si avvicinava pericolosamente alla soglia del 3%. Al momento le stime di crescita per il 2013 sono ancora più negative e il disavanzo corre sul filo del 3%.

Il declassamento di S&P nonostante le critiche fondate o meno, riporta l’attenzione sulla fragilità dei conti italiani. La recessione c’è e si fa sentire, le coperture finanziarie per certi provvedimenti stentano a venir fuori, ed è probabile quindi che il tesoro abbia meno entrate e più spese per il sociale, per sostenere famiglie e imprese in difficoltà.

Se l’Italia superasse, anche di poco, la soglia del 3%, in base alle nuove regole del Six Pack l’Europa potrebbe chiederci di pagare una multa, versando in un deposito infruttifero lo 0,1% del Pil annuo. Anche per questo all’Eurogruppo l’Italia si è impegnata con una "clausola di salvaguardia" a intervenire nel corso dell’anno nel caso in cui il deficit 2013 rischiasse di tornare sopra al 3% del Pil. Molto probabilmente si tratterebbe di una manovra da poco, ma andrebbe a pesare su un paese già stremato dall’austerità delle manovre precedenti.

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