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L’Isis è già in Italia, cosa sta succedendo ad Aprilia?
martedì 10 ottobre 2017, di
L’attentato di Marsiglia riaccende i fari sull’Isis, con anche l’Italia che si interroga su alcune inquietanti coincidenze che potrebbero far pensare all’esistenza di un efficace gruppo di reclutatori presenti sul nostro territorio.
In particolare sotto osservazione ci sarebbe la provincia di Latina, visto che ad Aprilia aveva a lungo vissuto, sposandosi anche con una donna italiana, Ahmed Hanachi, l’uomo che domenica ha accoltellato a morte due donne a Marsiglia.
Sempre nella zona infatti avrebbe soggiornato per un breve periodo anche Anis Amri, uno degli autori della strage di Berlino di quasi un anno fa, mentre negli ultimi mesi sono stati quattro i tunisini espulsi dalla provincia di Latina in quanto sospettati di essersi radicalizzati all’Isis.
Da tempo poi si teme che dalla Siria l’Isis si stia spostando in Libia, quindi più vicino a noi, ma questi continui legami dei terroristi con l’Italia potrebbero aprire anche scenari inquietanti per il nostro paese.
L’Isis ad Aprilia?
Domenica 1 ottobre, mentre tutte le attenzioni continentali erano rivolte al Referendum in Catalogna, a Marsiglia due donne sono state accoltellate a morte vicino la stazione di Saint-Charles da un ragazzo nordafricano poi ucciso dalle forze dell’ordine, con l’Isis che poi ha rivendicato l’attacco.
Il terrorista autore dell’ennesimo fatto di sangue è stato poi identificato in Ahmed Hanachi. Nato a Biserta il 9 novembre del 1987, di lui poi si è scoperto che nel 2006 giunse in Italia, stabilendosi poi ad Aprilia.
Qui Hanachi si è anche sposato con una donna italiana, con la quale poi ha divorziato poco dopo. Dopo essersi barcamenato tra piccoli lavoretti saltuari, il ragazzo poi è stato anche arrestato un paio di volte per spaccio e furto.
Un “piccolo criminale” come era stato etichettato che poi nel 2014 sparisce dall’Italia, facendo di fatto perdere le sue tracce. Negli ultimi tre anni quindi Ahmed Hanachi sarebbe vissuto nel Sud della Francia, prima di perdere la vita neanche trentenne domenica scorsa a Marsiglia.
Giorni dopo poi viene arrestato anche il fratello, Hanis Hanachi, fermato dagli agenti mentre girava tranquillamente in bici per Ferrara dopo esser fuggito dalla Francia. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato lui a spingere Ahmed a compiere l’atto criminale.
Fin qui il legame con Aprilia e la provincia di Latina potrebbe essere una casualità. Approfondendo però la cosa ci sono altri elementi che farebbero scattare più di un campanello d’allarme.
Anis Amri poco prima dello scorso Natale fu uno degli attentatori di Berlino. Dopo una fuga durata alcuni giorni, venne ucciso da due poliziotti a Sesto San Giovanni, dove era arrivato dalla Germania.
Di lui si è sempre detto come si fosse radicalizzato durante la sua detenzione carceraria a Palermo. Poco invece si è parlato di un suo soggiorno nel 2015 a Campoverde, paese a metà strada tra Aprilia e Latina.
I due quindi non si sarebbero mai incrociati visto che Hanachi ha lasciato l’Italia nel 2014, ma la coincidenza non potrebbe essere casuale. Nei mesi scorsi ben quattro cittadini tunisini, tutti in episodi diversi, sono stati allontanati dalla provincia di Latina in quanto trovati a distribuire materiale dell’Isis radicale vicino a luoghi di culto islamici.
Italia a rischio?
Tanto si è parlato in questi anni di come in Italia finora non siano mai stati fatti attentati terroristici. Per fortuna infatti, al momento il califfato nel nostro paese non ha mai fatto sentire la sua drammatica voce.
In molti hanno dato i meriti alle nostre forze di polizia e di intelligence, che abituati a combattere la criminalità organizzata hanno un maggiore controllo del territorio e una più spiccata abilità investigativa.
Da tempo però si sospetta che nel nostro paese sia attiva una abile rete di reclutatori alla causa dell’Islam. L’Italia infatti è un po’ un ponte naturale verso l’Europa e nelle nostre coste sbarcano ogni anno migliaia di disperati.
Sia Hanachi che Amri erano dei piccoli delinquenti di basso rango, che l’Isis poi ha saputo trasformare in spietati terroristi. Il sospetto è che da noi possa operare una cellula dedita non agli attentati terroristici, ma al fornire “soldati” alla causa dell’Isis che poi vengono mandati negli altri paesi europei.
Ampliando lo sguardo anche agli attentati avvenuti negli anni precedenti, sono in totale dodici i terroristi legati all’Isis che prima di materializzare il loro tragico piano in un modo o nell’altro sono passati per l’Italia.
Il livello di guardia quindi rimane sempre molto alto. Ora che in Siria il califfato sembrerebbe essere sul punto di collassare, l’Europa infatti è ben attenta nel cercare di captare eventuali spostamenti di terroristi, con l’Italia in questo caso impegnata in prima linea vista la vicinanza geografica con queste zone calde.