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Imprese: crollo record dei prestiti. Ecco i dati allarmanti di Bankitalia e l’appello di Squinzi

martedì 10 dicembre 2013, di Marta Panicucci

La situazione del tessuto imprenditoriale italiano è drammatica, a confermarlo gli ultimi dati di Bankitalia sui crediti alle imprese, sempre più centellinati, con interessi sempre più alti.

Il crollo dei crediti alle imprese crea un circolo vizioso deleterio per l’economia italiana: meno crediti alle imprese significa sofferenze in crescita, più aziende che falliscono o costrette a licenziare, tassi di interesse che non scendono e che contraggono ancora i crediti, sempre meno disponibili nei confronti delle imprese...

La situazione delle aziende si ripercuote ovviamente sulle famiglie: da una parte con l’alto numero di lavoratori in cassa integrazione o senza lavoro e dall’altra le banche che forniscono crediti con il contagocce. Le difficoltà delle famiglie si traducono in minori spese, calo dei consumi, della domanda e quindi di lavoro per le imprese, costrette a fallire o licenziare. E il circolo continua, portando l’Italia in una crisi sempre più nera.

Squinzi, parlando ieri a Napoli, non ha usato mezzi termini, ha descritto una classe di piccoli e medi imprenditori italiani disperati: "I veri segnali di ripartenza sono debolissimi, non si può essere ottimisti anche se c’è qualche segnale in più di fiducia. Tra la base degli industriali colgo tanta disperazione."

Crollo del credito alle imprese

Bankitalia diffonde i dati di un’inchiesta sul credito alle imprese, confermando con i numeri una situazione drammatica che imprenditori e lavoratori toccano ogni giorno con mano. Il credito bancario alle imprese si riduce su base annua del 4,9%, record negativo in termini di variazione. Tra gennaio e ottobre la velocità con cui si riduce la disponibilità di credito per le imprese è raddoppiata, registrando un nuovo record negativo.

Negli ultimi cinque anni il mercato del credito è crollato: basta pensare che nell’ottobre del 2008 i prestiti concessi dalle banche alle imprese segnavano un +10,3%.

Se le imprese soffrono la crisi, non va meglio né alle banche, né tantomeno alle famiglie. Le banche devono affrontare la corsa delle sofferenze che continua inarrestabile segnando a ottobre 2013 un +22,9%. Anche le famiglie registrano l’ennesimo record negativo, colpite ad ottobre al tredicesimo calo consecutivo dei prestiti che scendono dell’1,3% su base annua. Per l’intero settore privato la contrazione è del 3,7% e anche in questo caso si tratta di un nuovo record storico, negativo ovviamente.

Squinzi: "imprese disperate"

Squinzi è intervenuto ieri all’assemblea degli industriali di Napoli dove ha denunciato il ritardo nelle riforme e la poca consistenza dei provvedimenti sul tavolo del governo. La legge di stabilità, per il numero uno di confindustria, ha rappresentato una possibilità (mancata) di svolta. Sul taglio del cuneo fiscale, priorità per confindustria, Squinzi afferma: "se si limiterà ad un intervento di 1-2 miliardi non avrà effetti. Servono almeno 10 miliardi, se non di più".

I dati di Bankitalia sono per Squinzi la conferma della sofferenza del paese e del bisogno di fare riforme più incisive e immediate. Ai problemi circa il crollo del credito, si aggiungono i mancati pagamenti della pubblica amministrazione e la non competitività italiana sul costo del lavoro: "dal 2007 ad oggi sono stati persi 9 punti di pil, siamo tornati indietro di 15 anni in termini di benessere. Ci vogliono le riforme, ha insistito Squinzi. E sul perché non siano state fatte ha pesato molto l’instabilità politica. «Bisogna soprattutto far ripartire la domanda interna. È il calo dei consumi che ha provocato la crisi, la perdita di migliaia di posti di lavoro viene da lì".

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